Sanzioni alla Russia, in Croazia conseguenze limitate

L’interscambio economico tra Zagabria e Mosca è inferiore al miliardo di dollari all’anno

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Sanzioni alla Russia, in Croazia conseguenze limitate

Quali effetti susciteranno sull’economia croata le sanzioni che gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno o stanno per adottare nei confronti di Mosca in seguito all’azione militare intrapresa dalle Forze armate russe in territorio ucraino? Che conseguenze avranno le compagnie croate che fanno affari con partner ucraini e russi? Domande alle quali al momento è difficile dare una risposta precisa. Molto dipenderà dall’evolversi della situazione e dai settori che saranno maggiormente interessati dalle misure varate dai Paesi occidentali nei confronti della Federazione russa e forse anche dei suoi alleati.

Import-export

L’interscambio tra Zagabria e Kiev l’anno scorso è ammontato a modesti, si fa per dire, 103,4 milioni di dollari (+7,4 p.c. su base annua). La Croazia ha esportato in Ucraina merci (soprattutto farmaci) e servizi per un valore complessivo pari a 57,7 milioni (-3,5 p.c.) e importato beni per 45,8 milioni di dollari (+25,2 p.c.). Stando ai dati forniti ieri dalla Camera croata d’economia (HGK), che a sua volta si richiama alle informazioni ottenute dalle Dogane croate, nel 2021 sono state un centinaio le compagnie croate che hanno esportato i loro prodotti in Ucraina e sei hanno nel Paese una propria succursale, tra cui la Jadranski galenski laboratorij (JGL) di Fiume (sono una trentina i suoi dipendenti in Ucraina), la maggiore società farmaceutica croata il cui controllo non è in mano a investitori esteri.

Combustibili fossili

Ben più considerevoli sono gli importi attinenti al mercato russo, sul quale operano numerose società di primo piano del firmamento economico croato: Podravka (Belupo), Klimaoprema, AD Plastica (due stabilimenti), Atlantic Grupa, AdriaWinch, Proklima… Nel 2008 l’interscambio tra Russia e Croazia raggiunse l’importo record di 3,4 miliardi di dollari, ma in media, fino al 2014, il valore dell’import-export tra i due Paesi s’aggirava attorno ai due miliardi di dollari all’anno. Le cifre in questione riguardavano in massima parte il commercio di combustibili fossili (gas, petrolio, carbone…) importati dalla Croazia. Nel contempo il valore delle esportazioni croate in Russia s’aggirava tra i 200 e i 400 milioni di kune all’anno. Dal 2014 in poi, ossia in seguito alle sanzioni imposte dall’Unione europea nei confronti della Federazione russa a causa dell’annessione della Crimea, il valore dell’interscambio commerciale tra Zagabria e Mosca è sceso a circa 500 milioni di dollari all’anno (504 milioni nel 2019 e 467 milioni nel 2020). Stando alle stime dell’Istituto statale di statistica (DZS) nei primi undici mesi dell’anno scorso il valore stimato dell’import-export tra Russia e Croazia si è aggirato attorno ai 742 milioni di dollari (+17,3 p.c. rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).

Supermercati e alimentari

Uno dei maggiori investimenti russi in Croazia è quello connesso al Gruppo Fortenova (ex Agrokor), una delle maggiori società del Paese, proprietaria di alcune delle maggiori catene di supermercati ed edicole in Croazia (Konzum e Tisak), Slovenia (Mercator), Bosnia ed Erzegovina, Montenegro e Serbia; nonché di alcuni tra i più noti marchi di generi alimentari, vini e acque in bottiglia di questa parte d’Europa: Agrolaguna (Parenzo), Belje, Jamnica, Sarajevski Kiseljak, Pik Vrbovec, Zvijezda… La multinazionale zagabrese ieri ha puntualizzato che gli istituti di credito russi (Sberbank e VTB) che spesso vengono percepiti dall’opinione pubblica croata come i veri proprietari della compagnia, detengono meno del 50 p.c. delle azioni della medesima. “Per quanto riguarda la questione del possibile impatto delle attuali e potenziali nuove sanzioni che l’Europa sta annunciando nei suoi rapporti con la Russia, il Gruppo Fortenova non s’aspetta un loro impatto negativo sulle attività giornaliere. I diritti di gestione delle banche di proprietà russa del gruppo Forten sono inferiori al 50 p.c. e i secondi maggiori azionisti della società sono società croate”, è stato rilevato in un comunicato stampa diramato ieri dalla Fortenova. “Il Gruppo – si legge ancora nella nota – ha una capitalizzazione stabile, finanziata dai soci statunitensi dell’HPS Investment Partners. Non si prevede che le sanzioni possano incidere sul regolare finanziamento del Gruppo Fortenova”.

Banche

L’anno scorso la Sberbank (il pacchetto di controllo dell’istituto di credito moscovita – uno dei più importanti della Russia – è in mano allo Stato), più correttamente la sua succursale viennese (Sberbank Europe AG) aveva annunciato il suo ritiro dai mercati croato, sloveno, serbo, ungherese e bosniacoerzegovese e la cessione delle sue attività nei Paesi in oggetto alla cordata costituita dall’AIK Banka di Belgrado, dalla Gorenjska banka di Kranj e dall’Agri Europe Cyprus Limited (l’operazione doveva concludersi nel corso del 2022). Società quest’ultime riconducibili all’uomo d’affari serbo Miodrag Kostić, arricchitosi con il commercio dello zucchero e soprannominato per tale ragione “il re dello zucchero”. In Croazia la Sberbank era approdata nel 2012 in seguito all’acquisizione della Volksbank International, ovvero della Volksbank Hrvatska. La filiale croata della Sberbank vanta una trentina di filiali in una ventina di città (incluse Fiume e Pola) e nella graduatoria degli istituiti di credito operanti nel Paese occupa (in base all’ammontare dell’attivo) l’ottava posizione nella classifica delle principali banche del Paese.

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