Addio a Luciano Sušanj. Un gigante dell’atletica

L’ex mezzofondista fiumano si è spento all’età di 75 anni. L’oro negli 800 metri agli Europei di Roma nel 1974 lo ha consegnato alla storia

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Addio a Luciano Sušanj. Un gigante dell’atletica
Luciano Susanj Foto: Goran Stanzl/PIXSELL

Il mondo dell’atletica leggera croata e internazionale piange la scomparsa di Luciano Sušanj, spentosi a Fiume all’età di 75 anni. Nel suo palmarès spiccano due ori agli Europei indoor, ma soprattutto la medaglia d’oro conquistata sugli 800 metri all’Europeo di Roma del 1974 con il tempo di 1’44”07. Un primato che a distanza di mezzo secolo continua a resistere dal momento che ad oggi nessun atleta croato non è riuscito nemmeno ad avvicinarsi a quell’impresa firmata all’ombra del Colosseo.

Luciano Sušanj nasce a Fiume il 10 novembre 1948. Da piccolo inizia a praticare calcio indossando la maglia del Rijeka, ma a 16 anni, e quindi anche abbastanza tardi, decide di cambiare sport passando all’atletica leggera. I primi risultati di peso arrivano nei biennio 1966/67 quando si aggiudica ben cinque titoli nazionali juniores cimentandosi su varie distanze. Quelle vittorie non passano inosservate e anzi gli valgono la convocazione per gli Europei di Atene 1969, la sua prima esperienza in un grande appuntamento internazionale. Nella capitale ellenica viene selezionato per gareggiare nei 400 metri piani, in quel momento la sua disciplina preferita, dove però non riesce a superare le batterie classificandosi al quinto posto nella prima serie. Il giovane Sušanj continua però a migliorare abbassando i suoi tempi e nel 1972 arriva la chiamata per gli Europei indoor di Grenoble. Alla rassegna francese conquista l’accesso alla finale dove poi sfiora il podio chiudendo in quarta piazza con il tempo di 47”85. Ma l’anno seguente arriva il suo primo grande exploit mettendosi al collo la medaglia d’oro agli Europei indoor di Rotterdam, stabilendo pure il nuovo primato dei campionati in 46”38. Nello stesso anno, in Coppa Europa a Celje, firma il suo personal best in 45”93, abbattendo per la prima volta il muro dei 46 secondi. Già da un po’ di tempo però aveva iniziato a cimentarsi pure sugli 800 metri, esortato anche dai suoi allenatori che vedevano in lui un grande potenziale in questa disciplina. Nell’agosto 1973 si laurea campione ai Giochi dei Balcani di Atene con il crono di 1’47”12. Un successo a mani basse dato il non altissimo profilo degli avversari, ma è proprio lì che capisce che è giunto il momento di abbandonare definitivamente i tanto amati 400 metri per puntare tutto sul doppio giro di pista. Ma c’è ancora tanto da lavorare per emergere ai vertici, visto che proprio due mesi prima l’azzurro Marcello Fiasconero stabiliva in 1’43”70 il nuovo record mondiale su questa distanza.

Il capolavoro di una vita

Il 1974 si apre però col botto, ovvero con la vittoria all’Europeo indoor di Göteborg, bissando così il successo dell’anno prima sui 400 metri. Il crono è tuttavia un po’ alto, 1’48”07, ma è solo l’inizio di stagione e per Sušanj le sensazioni sono molto positive. Ad agosto prende parte al Weltklasse di Zurigo, dove allo stadio Letzigrund arriva uno splendido secondo posto in 1’44”67. La fiducia è totale in vista degli Europei di Roma, in programma due settimane più tardi. E allo stadio Olimpico disegna il capolavoro destinato a segnare per sempre la sua carriera. Supera le batterie con un comodo 1’48”40 imponendosi nella terza serie. Nella prima delle due semifinali va in scena un bellissimo testa a testa con un 18.enne britannico che risponde al nome di Steve Ovett, destinato a scrivere la storia del mezzofondo veloce assieme al connazionale Sebastian Coe. La sera del 4 settembre è la volta della finale. Sušanj è in quinta corsia. Lo stadio acclama il proprio beniamino, Marcello Fiasconero, che parte fortissimo e portandosi subito in testa e transitando a metà gara in 50’10”, un ritmo pazzesco. Alle sue spalle ci sono i due tedeschi orientali Dieter Fromm e Gerhard Stolle, con Sušanj a seguire in quarta posizione. Poi nel momento in cui il gruppo si ricompatta, all’inizio della seconda curva il portacolori della Jugoslavia inizia una progressione inarrestabile bruciando i tre davanti. Uno spunto micidiale che lo porta anche a fare il vuoto sugli avversari, al punto che il rettilineo finale si trasforma per lui in una passerella trionfale arrivando a tagliare il traguardo in 1’44”07, quarta miglior prestazione di allora e ovviamente suo personal best. Alle sue spalle Steve Ovett e il finlandese Markku Taskinen, entrambi in rimonta, completano il podio. Un trionfo che lo consegna alla storia.

I Giochi di Montreal e il ritiro

Ma all’orizzonte ci sono già le Olimpiadi di Montreal 1976 e Sušanj non può certo nascondersi. Le sue quotazioni salgono ulteriormente alla vigilia della rassegna a cinque cerchi in seguito al boicottaggio degli atleti africani. Supera agevolmente le batterie, soffre un po’ in semifinale, ma riesce comunque a staccare il pass per la finale. Anche senza gli africani, all’atto conclusivo c’è un parterre de rois, ma a sorpresa a prendersi l’oro è lo specialista cubano dei 400 metri Alberto Juantorena, con tanto di primato mondiale in 1’43”50, titolo bissato qualche giorno dopo nella sua disciplina preferita. E Sušanj? Chiuderà sesto in 1’45”75, con la preparazione condizionata dal servizio di leva che ha dovuto prestare proprio nell’anno olimpico, nonostante la richiesta di posticiparlo a dopo i Giochi. Nel frattempo ha messo su famiglia, a casa ci sono due bimbi piccoli e la fiamma ormai non arde più come una volta. E così, a distanza di un solo mese dai Giochi canadesi, a nemmeno 28 anni, annuncia il ritiro dall’attività agonistica. Una carriera non particolarmente longeva, ma senz’altro brillante tant’è che l’oro conquistato a Roma è stato per oltre tre decenni il miglior risultato di un atleta croato in uno dei tre grandi appuntamenti internazionali (Olimpiadi, Mondiali, Europei), fino al 2007 quando a Osaka Blanka Vlašić si laureò campionessa del mondo nel salto in alto.

Chiusa la carriera in pista, è rimasto legatissimo al Kvarner di atletica, ricoprendo per diversi anni la carica di presidente. Dal 2000 al 2014 è stato anche a capo della Federatletica croata, che nel 2002 lo aveva eletto il più grande atleta croato del XX secolo. Per un breve periodo è stato anche vicepresidente del Comitato olimpico croato. Agli inizi degli anni ’90 intraprese la carriera politica entrando nel Sabor – dal 1990 al 1992 e poi una seconda volta nel 2001 –, mentre dal 1997 al 2005 è stato vicesindaco di Fiume.

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