Legge sulla lingua croata. Radin: «Salvaguardato il bilinguismo»

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Legge sulla lingua croata. Radin: «Salvaguardato il bilinguismo»
Furio Radin. Foto: Patrik Macek/PIXSELL

L’attuale Legge sull’uso della lingua e della scrittura delle minoranze nazionali e la Legge sulla lingua croata (attualmente sottoposta all’attenzione del Sabor, nda) non possono essere paragonate in quanto la prima normativa è stata varata per limitare e non per incentivare l’uso della lingua. Ad affermarlo è stato il vicepresidente del Sabor e deputato della Comunità Nazionale Italiana, On. Furio Radin. “Si tratta di due cose distinte. Non solo la Legge sull’uso della lingua e della scrittura delle minoranze nazionali non viene attuata, ma è una normativa creata per limitare l’uso della lingua e non per incentivarlo. Ma anche questa restrizione non è stata applicata in modo adeguato. Lo abbiamo visto a Vukovar e in altri luoghi”, ha detto Radin in sede parlamentare rispondendo così ai deputati dei partiti di destra che si trovano all’opposizione secondo i quali la lingua croata deve avere una propria legge così come ce l’hanno le lingue delle minoranze.
Radin ha dichiarato che sosterrà l’adozione della Legge sulla lingua croata perché questa non viola il bilinguismo presente da decenni in Istria. “Ciò significa che Rovinj si chiama ufficialmente Rovigno e Pula si chiama Pola. Finché la proposta di legge non lede i diritti delle minoranze nazionali, non saremo contrari a tale normativa”, ha aggiunto il deputato al seggio specifico della Comunità Nazionale Italiana.

La Legge sulla lingua croata è approdata al Sabor (il Parlamento croato) dove il ministro dell’Istruzione Radovan Fuchs ha dichiarato come tale normativa non limiti l’uso dei dialetti o delle lingue delle minoranze nazionali bensì protegga la lingua croata come bene culturale immateriale.

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