La metamorfosi dell’ex Marina. Le sale operatorie diventano aule (foto)

Costruito nel 1861, l’ex ospedale di Veruda si sta trasformando nel futuro polo universitario. Un’impresa di non poco conto che sta procedendo secondo il ruolino di marcia e che dovrebbe venire ultimata, come da contratto, entro il 31 dicembre di quest’anno. Rimosse 1.500 tonnellate di materiale di risulta

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La metamorfosi dell’ex Marina. Le sale operatorie diventano aule (foto)
Un ingresso imponente per il futuro Campus studentesco

Lo spauracchio di un’enorme metamorfosi insita nella volontà di trasformare una grande struttura ospedaliera in struttura universitaria potrebbe spaventare a priori e far scappare a gambe levate una qualsivoglia impresa edile. Immaginarsi poi se il fabbricato originario risale a vecchia data e, peggio ancora, presenta elementi architettonici di un certo pregio e valore storico. Eppure l’ardua missione si sta compiendo al ben noto indirizzo di via Aldo Negri, quasi quasi nascosta dentro alle austere stanze e agli ampi androni del K. u. k. Marinespital in Pola, che stanno per acquistare sembianze inedite e configurazioni ancora tutte da delineare e scoprire. L’ex Ospedale della Marina è sempre più, e a tutti gli effetti, un patrimonio in mano all’Università “Juraj Dobrila” che ne detterà la futura grande crescita in qualità di quella che è la più importante alma mater studiorum della Regione. Ristrutturare – alterandone sostanzialmente l’interno – l’edificio dapprima ospedale militare austriaco e poi civile, costituisce un’avventura edile irta di ostacoli. Tuttavia, quanto avviato lo scorso dicembre 2022, risulta essere arrivato a buon punto. Un sano atteggiamento nel coordinamento progettuale e nel lavoro di squadra avrebbero fatto sì di marciare in sintonia con i tempi contrattuali pattuiti, e di contare sul fatto di poter completare l’opera come da ruolino di marcia, entro il 31 dicembre del 2023. Dunque tra pochi mesi.

Una sfida interessante
La strategia messa in campo dalla direzione dei lavori, alias della capocantiere Zora Radojević, è poi quella di non immaginarsi di fronte un’impresa piena di problemi dettati dalla vetusta età dell’edificio – classe 1861 – bensì di accettare tutto come una sfida oltremodo interessante, da affrontare con impegno e dedizione. E poi, il coinvolgimento di massa di tantissimi addetti ai lavori starebbe davvero incidendo su un confacente ritmo di proseguimento: all’ex Marina lavorano dai 70 ai 105 operai in contemporanea, dipendentemente dalla dinamica degli interventi e dalle esigenze da ottemperare ad hoc. Tetto a parte, nulla s’ha da toccare all’esterno, mentre si spera che la vetrata della lunetta nell’archivolto che sovrastava il portone d’ingresso principale venga ricollocata nella sua posizione d’origine. La vera rivoluzione sta accadendo dentro all’immobile ed è qui che ci è concesso di entrare per visitare il cantiere. A fare da cicerone proprio Zora Radojević a nome degli appaltatori, la filiale zagabrese dell’impresa Modulor Beograd (Zemun) e la Modulor Constructions di Croazia – con subappalti affidati alla Energos e Totić – affiancata da Đuro Sikirić amministratore del progetto, Mirena Tubić, responsabile dell’Ufficio universitario per i progetti e lo sviluppo, nonché da Antonija Zgaljardić responsabile dell’Ufficio investimenti.

Una stanza al posto di sei
“Tre sono i livelli da recuperare – spiega la direttrice del cantiere – e, logicamente siamo partiti dall’alto verso il basso, calandoci dal secondo al primo piano fino al pianterreno con tanto di demolizioni e smantellamenti. Basti dire che abbiamo dovuto trasportare nelle discariche appropriate, un’enorme quantità di detriti ricavati dall’abbattimento di pareti divisorie, porte, finestre e infissi, fino ad arrivare al punto di accumulare addirittura 1.500 tonnellate di materiale da risulta. Dal momento che l’edificio era in funzione dell’ospedale e dei servizi sanitari, con tantissimi piccoli e angusti ambienti, ora, per le necessità universitarie è stato generato un grande numero di sale polifunzionali più grandi, ora da sottoporre a interventi di rifinitura”. Per capire meglio la manovra, ecco che veniamo accompagnati dentro a un’enorme sala mai vista prima. Là dove c’erano 6 mini stanzette o ambulatori con strutture da separée, adesso c’è un unico ambiente, più che spazioso, evidentemente denudato da tutti i suoi vecchi averi e requisiti funzionali e sanitari precedenti. “Per poter arrivare alla nuova destinazione d’uso – specifica l’ingegnere – abbiamo tolto anche parti in ceramica, intonacature, pavimentazioni, mentre in questo periodo ci stiamo occupando della collocazione delle nuove installazioni e impianti meccanici, idrico-sanitari, di scarico, di riscaldamento, di climatizzazione, di bassa e alta tensione, d’allarme e tutela dagli incendi. L’installazione del gas sarà allestita soltanto nell’ala della cucina e del refettorio dove in questo momento si sta trapanando alla grande, per la realizzazione della rete idrica con gli allacciamenti”.

La salvaguardia delle strutture originali
Via via proseguendo verso i piani superiori si osserva, come del resto confermato, che le strutture originali dei muri sono state toccate soltanto in minima parte, là dove necessario, per aprire varchi e passaggi, trasformare finestre interne in porte e per dare posto alla costruzione di un nuovo sistema d’evacuazione con gradini di sicurezza. In ogni dove si notano tracce visibili delle pareti divisorie rimosse, e labirintici segni sia sulle pavimentazioni che a livello di soffitti. Tutto sarà da lisciare e verniciare a nuovo, fino a completa cancellatura delle “prove” degli interventi subiti per rendere idonea la grande struttura immobiliare alla sua futura missione universitaria. I progressi più grossi vengono notati al secondo piano, dove è stato applicato lo strato di base sul quale appoggiare la pavimentazione in PVC in tanti ambienti che odorano già di fresca vernice, mentre le condizioni in cui si trovano le ex sale operatorie stimolano ancor più la curiosità essendo visibilmente reduci da esigenti manovre proprio per il fatto di aver dovuto smontare attrezzature e impiantistica molto specifiche da pareti e soffitti. Altrettanto interessante è lo sbocco al terrazzo esterno da dove si può osservare la ricostruzione del tetto in pieno corso. L’impresa è notevole anche in detto caso: gran parte della copertura in cemento-amianto, vale a dire nelle dannose tavole salonit, è stata rimossa e sostituita da materiale idro-isolante e da classiche tegole.

10.500 metri quadrati di superficie utile
Con ben 10.500 metri quadrati di superficie utile da rivedere, gli addetti ai lavori a tu per tu con la costruzione militare ottocentesca ne hanno anche viste un po’ di cotte e di crude: pur chiudendo i rubinetti l’acqua aveva continuato a scorrere, pur avendo disinserito la corrente, la luce aveva continuato a far chiaro. Misteri della saggia previdenza dell’imperial e regia marina.
A esprimere soddisfazione per il fatto che tutto si sta incamminando secondo le aspettative, per un investimento complessivo di 7,8 milioni di euro, di cui 7,4 riferiti al contratto d’appalto (inclusi i 4,9 stanziati dall’UE, tramite i meccanismi ITU, con il resto sostenuto dal Bilancio statale), è Mirena Tubić: “A ogni nostra visita al cantiere ci si accorge dei progressi compiuti. Le riunioni di coordinamento dei lavori sono puntualissime e coinvolgono tutta una squadra di collaboratori: coordinatori progettuali, direttore, sovrintendenti dei lavori e della progettazione e altri soggetti coinvolti. La speranza è quella di aprire qui le porte all’Università nell’anno accademico 2024/25. Per finire, una piccola anteprima sulle previste modalità di sistemazione. All’ex Marina troveranno spazio aule, gabinetti, laboratori, ambienti di ricerca, biblioteca e servizi in funzione degli studenti. Il pianterreno è riservato alla Facoltà d’informatica, il primo piano alla Facoltà di Filosofia ed il secondo alla Facoltà tecnica e alla Facoltà di scienze per la formazione”.

Il totale rifacimento dei tetti
Un’ex sala operatoria
L’anno di nascita dell’edificio: classe 1861
Mirena Tubić, Zora Radojević, Antonija Zgaljardić e Đuro Sikirić
Un rebus di cavi
Da stanze multiple a una grande monosala
Al lavoro per la realizzione di una pavimentazione nuova

Piccone e martello pneumatico in azione
L’ex sala d’aspetto di quello che una volta era il Pronto soccorso dell’Ospedale di Veruda

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