Giorno del Ricordo a Firenze per l’AFIM-LCFE: omaggio a Sergio Sablich

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Giorno del Ricordo a Firenze per l’AFIM-LCFE: omaggio a Sergio Sablich
Il pubblico, in primo piano Fabio Nardi dell’ANVGD di Genova

Il Giorno del Ricordo come impegno costante per rimembrare, lenire ma anche costruire. E’ quanto si prefigge l’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo-LCFE che quest’anno ha inteso organizzare una serie di eventi per raccontare le vicende della Seconda guerra mondiale sulla sponda nord orientale dell’Adriatico – Esodo e Foibe – ma anche lasciare un solco profondo nella conoscenza e coscienza delle persone.
Partendo dai giovani e dedicando una giornata alla memoria di Sergio Sablich, figlio di fiumani esuli prima a Bolzano e poi a Firenze, un esempio di fiumanità eccellente nel mondo. Magari Sergio l’avrebbe definita diversamente, attraverso le sue forti passioni per la musica, il cinema, la bellezza, anche quella del mare del Quarnero dove per anni con i genitori e la sorella Marina ha trascorso lunghe estati di esperienze e bagni d’identità.
La giornata si è svolta in due tempi: in mattinata il convegno sul Giorno del Ricordo, il pomeriggio-sera, il concerto di musiche lisztiane affidato ad un virtuoso come il pianista Giovanni Bellucci che si è esibito nella sala del Buonumore del Conservatorio Cherubini, gremita di pubblico.
È stato importante incontrare una cinquantina di ragazzi delle scuole toscane presso la Libreria nazionale delle Oblate iniziando una giornata realizzata in collaborazione con il Comune di Firenze, il Conservatorio Cherubini, il Lyceum Club, la Comunità degli Italiani di Fiume e l’ANVGD rappresentata da Daniela Velli.
Relatori della mattinata: Franco Papetti, Presidente AFIM, Andor Brakus, Vicepresidente, Diego Zandel, assessore alla cultura, Enea Dessardo in rappresentanza della Comunità degli Italiani di Fiume e, ospite d’eccezione, Marina Sablich che ha parlato di identità e riscoperta di legami importanti con la città di nascita dei suoi genitori.
Nell’addentrarsi nella storia delle nostre terre, Franco Papetti, ha voluto sondare la preparazione dei ragazzi che sanno, grazie proprio alla Legge del Ricordo cosa siano Esodo e Foibe o almeno è stato loro spiegato in classe dalle insegnanti, più difficile rispondere a dove si trova Fiume e come si chiama oggi la città. Mentre la storia entra nella scuola con nozioni finalmente ammesse, il presente sfugge. Ecco perché l’escurus di Papetti ha riguardato i dati storici – lo svuotamento della città negli anni Quaranta, i campi profughi, la consegna del silenzio, il riscatto delle genti fiumane – ma anche la gestione di un presente fatto di incontri e nuove consapevolezze per salvare la memoria di una città cosmopolita che ha bisogno dell’aiuto di tutti per ricomporre nei tempi moderni la sua difficile, complessa ma meravigliosa realtà.
Gli strumenti sono affidati agli uomini di buona volontà che intendono collaborare a costruire nuove possibilità. Anche attraverso lo studio e la conoscenza della letteratura nella consapevolezza che spesso gli autori arrivano per primi alla meta, alla scoperta di quelle tematiche che spiegano le scelte, dispiegano le sofferenze ma suggeriscono anche momenti di giusta catarsi. Ne ha parlato Diego Zandel soffermandosi sulle opere e gli autori che hanno raccontato di esilio, di tragici accadimenti della storia del Novecento “qui e dappertutto” e sottolineando l’apporto fondamentale di scrittori come Morovich, Santarcangeli, Vegliani, Milani, Schiavato, Tomizza e tanti altri. Opere pubblicate e scomparse velocemente dal panorama librario o mai approdate in Italia perché la dicotomia tra “andati e rimasti” è stata per tanto tempo uno scoglio difficile da superare, anche nell’editoria. Ma oggi è imprescindibile porsi nuove mete, far conoscere il pregresso ma puntare su un quotidiano spumeggiante di proposte e novità e su un futuro condiviso almeno nell’analisi e riproposta di autori in cui tutti si possono riconoscere. Una sfida per il futuro, per sottrarre il presente alla confusione dell’omologazione o al macigno dell’oblìo.
Per Enea Dessardo, giovane rappresentante della Comunità, è il momento della riflessione sulle radici, l’identità non sempre granitica ma forse per questo meritevole di essere analizzata a fondo, una nuova consapevolezza del proprio ruolo. Enea ha un ruolo anche nell’ONU giovani dove rappresenta la Croazia. Una fuga in avanti che significa non confondere Stato con Patria ma in un nuovo, moderno concetto che solo i giovani possono creare per rendere migliore il loro rapporto col mondo di oggi, consapevoli della materia storico-umana su cui muovono i loro passi. Ecco che diventano fondamentali testimonianze come quella di Andor Brakus rese attraverso la storia della sua famiglia esule a Torino ma anche attraverso messaggi in poesia. Va a scavare nell’animo suo e di un popolo sparso per indicare una speranza a volte forte a volte solo accennata che sa di dolore ma anche di quel riscatto che è proprio nelle vicende dei singoli – e ce ne sono tanti nei vari campi della vita economico-sociale, politica e culturale – che ce l’hanno fatta.
Per Marina, Sergio è stato un fratello, un esempio, un uomo da ricordare. Dopo la condivisione con il pubblico negli anni dopo la sua prematura scomparsa avvenuta nel 2005, Marina aveva cercato di lasciar fluire il dolore della perdita in una riconduzione del dolore nel privato. Inaspettata questa “chiamata” dei Fiumani che hanno rimesso la figura del fratello al centro di un rinnovato interesse, un uomo da portare ad esempio, da indicare al prossimo: analizzando la sua figura e la sua opera sparsa tra istituti, enti e fondazioni, perché il mondo sappia quale è stato il suo contributo alla musica, quali libri ha scritto, quanti articoli pubblicati, recensioni, critiche che il giornalismo odierno ha forse perso di vista, quante passioni, quanta “fiumanità” nel modo di approcciarsi all’altro nelle diverse lingue che parlava in modo fluente. Una trasversalità, un cosmopolitismo scritto nei suoi geni? E’ da scoprire per far capire che appartenere ad una città, fisica o dell’anima, comprende anche questa condivisione e la consegna del testimone alla curiosità del presente ma anche al bagaglio futuro.
Hanno ascoltato in silenzio i ragazzi presenti mentre i relatori si chiedevano se fossero interessati o meno all’argomento per piazzare, alla fine, alcune domande così dirette, intelligenti, pertinenti da trasformare un incontro in un’occasione speciale. “Questi ragazzi – si è chiesto Papetti – ricorderanno questo evento?” Certamente se dovessero passare da Rijeka realizzeranno che si tratta di Fiume, con la sua storia tragica ma anche di grande civiltà, è un cerchio si sarà chiuso, felicemente.

Diego Zandel con Enea Dessardo
Franco Papetti con Daniela Velli
Marina Sablich

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