Croazia. Sollevati gli atti d’accusa nei confronti di 4 ex ministri

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Croazia. Sollevati gli atti d’accusa nei confronti di 4 ex ministri
La sede dell'Uskok a Zagabria

L’USKOK, l’Ufficio per la lotta alla corruzione e al crimine organizzato, ha sollevato oggi gli atti d’accusa nei confronti di quattro ex ministri del governo di Andrej Plenković. Sono finiti nel mirino della giustizia gli ex ministri Darko Horvat, Tomislav Tolušić e Josip Aladrović, nonché Boris Milošević, ex vicepremier con delega alle Attività sociali e ai Diritti dell’Uomo, esponente di spicco della minoranza nazionale serba. Sono tutti accusati di abuso di potere, istigazione all’abuso di potere, traffico d’influenze illecite, ovvero di presunte irregolarità legate all’assegnazione di incentivi. Oltre ai quattro ex ministri l’USKOK ha sollevato gli atti d’accusa pure nei confronti dell’ex aiutante di Horvat, Ana Mandac, dell’ex segretario di stato nel Ministero dello Sviluppo regionale, Velimir Žunac, della direttrice della Direzione per le aree depresse Katica Mišković e del sindaco di Županja Damir Juzbašić. Nell’ambito dell’inchiesta gli inquirenti hanno puntato i riflettori in particolare sul Programma di sviluppo della piccola e media imprenditoria e dell’artigianato nei territori abitati da appartenenti alle minoranze nazionali. Una parte degli incentivi previsti da tale Programma, ovvero 2,65 milioni di kune, stando agli investigatori, sarebbero stati assegnati a soggetti economici per i quali avrebbero espresso il loro interessamento alcuni degli imputati. Gli atti d’accusa si riferiscono anche a presunte assunzioni pilotate. In pratica ci troveremmo di fronte a una vicenda in cui a dominare sarebbero state le raccomandazioni e non i criteri previsti dai concorsi, il tutto ovviamente a fini di lucro. Sempreché naturalmente questi atti d’accusa trovino la loro conferma in Tribunale: in attesa che ciò avvenga vale sempre la presunzione d’innocenza.
L’opposizione all’offensiva
Inevitabilmente però gli atti d’accusa nei confronti di quattro ex ministri del governo di Andrej Plenković sollevati dall’USKOK hanno avuto il loro impatto sulla scena politica. Per l’opposizione si è trattato di fatto di un invito a nozze, di una ghiotta opportunità per subissare di critiche il governo e il premier Andrej Plenković. Non sono mancate nemmeno le richieste di dimissioni dell’Esecutivo e di indizione di elezioni anticipate. Secondo i deputati della destra e della sinistra ci troveremmo di fronte a uno scandalo di proporzioni mai viste finora in quanto in un solo giorno sono stati accusati di fatto di associazione per delinquere quattro ex ministri. Alla lista dei quali, volendo, come rilevato dal leader dell’SDP, Peđa Grbin, si possono aggiungere altri ex ministri e alti funzionari, come ad esempio Lovro Kuščević, Gabrijela Žalac e Josipa Rimac, finiti già in precedenza nel mirino della giustizia. Secondo l’opposizione tutti questi scandali starebbero a dimostrare che il governo di Andrej Plenković “è il più corrotto della storia dello Stato croato”. Dall’ottica della responsabilità politica sul “banco degli imputati” ci sarebbe quindi “tutto il governo”, a iniziare dal premier Andrej Plenković.
Nessun onere per il governo
Il capo del governo però non ci sta a questo gioco. Ha bocciato subito senza appello tutte le richieste dell’opposizione, affermando che gli atti d’accusa sollevati dall’USKOK non rappresentano un onere per l’Esecutivo, in quanto nessuno dei sospettati fa più parte del potere esecutivo. In merito a Boris Milošević ha asserito che questi è un deputato al Sabor, per cui ha un mandato popolare diretto. Il premier ha ribadito in questo contesto che il governo non influisce sugli organi giudiziari che operano in maniera indipendente. Per il momento, ha lasciato intendere, a dire la sua è stata la Pubblica accusa, ma il verdetto finale spetta alla magistratura. E in quanto alle sue responsabilità, evocate dall’opposizione, Andrej Plenković ha detto che si riferiscono alla fiducia ottenuta alle elezioni, all’attuazione del programma del governo. In questo contesto ha sottolineato la prossima adesione all’eurozona e all’Area Schengen. Si è trovato sulla stessa lunghezza d’onda del premier il capogruppo dell’HDZ al Sabor, Branko Bačić, il quale ha rilevato che è inaccettabile la tesi della responsabilità collettiva del principale partito del centrodestra per l’eventuale responsabilità penale dei singoli. Sempre in merito alla presenza di Boris Milošević al Sabor, Branko Bačić ha ricordato che anche i parlamentari dell’opposizione nei confronti dei quali sono stati sollevati gli atti d’accusa siedono sui banchi del Parlamento.

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