Croazia. Poco denaro, si mangia peggio

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Croazia. Poco denaro, si mangia peggio

A causa dell’inflazione, i croati non mangiano più cibo di qualità come facevamo in passato. Acquistano meno formaggi, latte, frutta fresca, verdura fresca e carne fresca rispetto agli anni precedenti, riporta il quotidiano Jutarnji list.

D’altro canto, i croati spendono di più per frutta e verdura surgelate, cibi pronti e semipronti, legumi, uova, spalmabili vegetali, sostituti vegetali della carne e prodotti lattiero-caseari. Questo è emerso da una ricerca condotta dalla GfK la scorsa primavera. Solo il 19% delle persone dichiara di avere abbastanza denaro per tutte le necessità.

I dati sono preoccupanti e indicano che addirittura il 44% dei croati afferma che il bilancio familiare non è sufficiente rispetto alle necessità, mentre il 37% ritiene che sia sufficiente solo per coprire le necessità di base. La percentuale di coloro ai quali il bilancio familiare copre tutte le necessità è molto più bassa rispetto ad altri Paesi europei: solo il 19%, mentre in Repubblica ceca è soddisfatto il 25% della popolazione, in Austria il 30%, e in Danimarca addirittura il 42%.

Tre su cinque cittadini (62%) collocano l’ansia per il bilancio tra le tre principali preoccupazioni, il che è 11 punti percentuali in più rispetto alla media europea. Questa paura si è ulteriormente acuita a causa dell’inflazione, influenzando inevitabilmente il comportamento d’acquisto in Croazia.

Calo delle vendite di beni di consumo

I dati dell’Ufficio di statistica croato indicano che ad agosto i prezzi al consumo sono aumentati del 7,8% rispetto allo stesso mese del 2022, con un aumento ancora maggiore nella categoria che comprende i prezzi dei cibi, delle bevande e del tabacco, pari al 10,1% su base annua.

“Il consumatore in Croazia, come in altri mercati europei, sta cercando attivamente modi per mitigare l’inflazione. Oltre all’aumento significativo della quota di mercato dei marchi commerciali nei nostri carrelli della spesa, le famiglie hanno ridotto il consumo in quantità del 10% o più in ogni quarta categoria di beni di consumo”, affermano gli esperti  della GfK, come riporta dallo Jutarnji list.

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