Croazia. No alla sfiducia al premier Plenković

Bocciata con 77 voti contrari, 56 favorevoli e un astenuto la mozione per l’esonero del primo ministro Andrej Plenković. La maggioranza di governo ha retto bene alla sfida mentre l’opposizione si è sfilacciata. Assenti molti deputati della sinistra e della destra

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Croazia. No alla sfiducia al premier Plenković
Photo: Patrik Macek/PIXSELL

La maggioranza di centrodestra, di cui fanno parte anche i deputati delle minoranze nazionali, ha fatto quadrato al Sabor e ha bocciato senza appello la mozione di sfiducia avanzata dall’opposizione nei confronti del premier Andrej Plenković. A favore della mozione hanno votato soltanto 56 deputati, mentre i voti contrari sono stati 77. Un parlamentare invece si è astenuto. L’esito della votazione conferma che nemmeno tutti i deputati dell’opposizione, sulla carta 74, hanno espresso il loro sostegno alla mozione di sfiducia nei confronti del premier. Per sfiduciare Andrej Plenković sarebbero stati necessari 76 voti, un numero quindi ben lontano da quello che i leader dei principali partiti della destra e della sinistra sono realmente in grado di mettere insieme in aula. Il fatto stesso che contro la mozione vi siano stati 77 voti dimostra che nell’ambito della maggioranza non ci sono state defezioni, men che meno tra i deputati delle minoranze nazionali che già durante il dibattito la settimana scorsa, avevano lasciato intendere con chiarezza di essere decisi a fare fronte comune e a difendere l’azione del governo, ritenuta efficace su molti fronti, dall’appoggio alle comunità nazionali, al conseguimento degli obiettivi strategici del Paese, quali l’entrata nello Spazio Schengen e nell’eurozona.
Accuse infondate
Con il loro voto i deputati della maggioranza hanno di fatto ribadito di considerare infondate le accuse mosse dall’opposizione nei confronti del primo ministro, che starebbe anzi facendo un buon lavoro. Le forze di destra e di sinistra, invece, durante il dibattito della settimana scorsa sulla mozione avevano puntato l’indice accusatore nei confronti del premier per tutta una serie di scandali o presunti tali, dalla chiusura della Raffineria di Sisak, alla lentezza nella ricostruzione delle zone terremotate, alla mancata attuazione della riforma sanitaria, per non parlare delle affaire Janaf, INA, sms e software.
Che la mozione fosse condannata a naufragare già in partenza lo dimostra anche il fatto che non erano mancati negli ultimi tempi i deputati che, pure affermando di fare parte dell’opposizione, si erano smarcati dall’iniziativa, lasciando intendere che non avrebbero votato a favore dell’esonero di Andrej Plenković. Inutili erano stati gli appelli lanciati dai leader dei partiti di destra e di sinistra per evitare uno sfilacciamento nelle file dell’opposizione, la quale, pertanto, ancora una volta, come negli ultimi sei anni mezzo ha visto fallire l’ennesima mozione di sfiducia. L’unica novità è che stavolta si è trattato della prima mozione indirizzata direttamente contro il premier, mentre in precedenza era diretta nei confronti del governo nel suo insieme o di singoli ministri, come quelli delle Finanze, della Sanità, dell’Istruzione…
I «peccati» del governo
Alla vigilia del voto al Sabor non erano mancate nemmeno questa volta le solite scaramucce dialettiche tra l’HDZ e l’opposizione, che non aveva rinunciato fino all’ultimo a enumerare i presunti “peccati” di Andrej Plenković, alla guida di un Paese “soffocato dalla corruzione, con un governo incapace di combattere l’inflazione”. Dalle file dell’HDZ Željko Reiner aveva ribattuto che l’intento dell’opposizione era in realtà quello di abbattere le istituzioni e che era curioso vedere all’opera l’azione sinergica tra forze di indirizzo politico opposto, tra cui alcune facenti capo alla destra “sovranista e patriottica” e alla sinistra “neocomunista”. Staffilate queste ultime alle quali i diretti interessati avevano risposto per le rime. Un modo forse folcloristico nell’insieme per evidenziare il clima politico al Parlamento.
Da rilevare che non hanno partecipato al voto sulla mozione di sfiducia addirittura 17 deputati dell’opposizione, di diverse forze politiche. Assenti ad esempio cinque Socialdemocratici, tra cui il connazionale Erik Fabijanić, nonché i dietini Emil Daus e Marin Lerotić. L’unico astenuto è stato invece Milan Vrkljan del gruppo Per una Croazia giusta, che il resto dell’opposizione ha bollato subito come “gettoncino” (della maggioranza, s’intende) e la ha escluso subito da tutti i vertici delle forze che s’oppongono al governo. Alla spiegazione data da Vrkljan di non voler abbattere l’Esecutivo in un periodo di crisi, Nikola Grmoja del Most ha ribattuto ironicamente che allora andrebbe sospesa la democrazia fino a quando dura l’aggressione russa contro l’Ucraina.

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