Croazia, lo spauracchio dei rincari

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Croazia, lo spauracchio dei rincari
Foto Ivor Hreljanović

Nubi fosche si addensano all’orizzonte stando a molti economisti. Non bastavano infatti i rincari che hanno fatto seguito all’introduzione dell’euro. In Croazia ora si teme un’altra ondata di aumenti dei prezzi, soprattutto dei generi di prima necessità. I grandi centri commerciali hanno già lasciato intendere che è ben difficile che i listini rimangano ai livelli attuali, visto l’aumento esorbitante dei costi. Sono possibili ritocchi anche del 10 per cento. Dai formaggi alla carne alle bevande si preannuncia pertanto in tempi brevi una raffica di rincari. “Certo, il mercato dirà la sua, però non è un bene che si innalzino i prezzi se non vi è la reale necessità di farlo, ovvero se non vi è un incremento marcato dei costi”, ha commentato il premier Andrej Plenković, ricordando che il governo è intervenuto a più riprese per tenere bassi i prezzi dell’energia.
Il ministro delle Finanze, Marko Primorac, ha dichiarato in questo contesto di non vedere alcun motivo per il quale i commercianti dovrebbero accingersi a nuovi rincari, in quanto il prezzo dell’energia sta scendendo, come tutti gli altri potenziali input. Pertanto, ha aggiunto, non c’è giustificazione alcuna per aumentare i prezzi. “I cittadini hanno possibilità di scelta, possono seguire le informazioni sui rincari. Si tratta perlopiù di aumenti dei prezzi di marchi stranieri, d’importazione, per i quali i commercianti affermano di dover fare i conti con la crescita dei costi dei fornitori. Se è così, se i marchi nazionali sono più a buon prezzo, se i loro prezzi non salgono, allora i cittadini possono scegliere”, ha commentato Primorac, puntualizzando che il ministro dell’Economia e dello Sviluppo sostenibile, Davor Filipović, ha l’incarico di essere in contatto con le catene commerciali che hanno annunciato i rincari.

La chiusura domenicale

Ma a preoccupare gli operatori economici è anche il progetto di legge varato dal governo che prevede la chiusura domenicale dei negozi, comprese le panetterie, a partire dal primo luglio. Stando alla proposta di legge, come noto, gli esercizi commerciali potranno essere aperti soltanto 16 domeniche all’anno. I commercianti temono ripercussioni sull’occupazione, per non parlare dei possibili contraccolpi negativi sul turismo, un settore economico fondamentale per il Paese. La proposta del governo gode del sostegno della maggioranza al Sabor e di una parte dell’opposizione. Ma l’opinione pubblica appare divisa su un provvedimento che, se concederà ai lavoratori del settore commerciale, in maggioranza donne, la domenica libera per gran parte dell’anno, potrà avere anche forti riflessi economici negativi. Secondo gli analisti sono possibili licenziamenti e anche un aumento dell’inflazione.

Frutta e verdura a volontà

In ogni caso non dovremmo trovarci con gli scaffali vuoti e nemmeno con le bancarelle dei mercati cittadine prive di merci. Stando all’attuale situazione sui mercati internazionali non ci dovrebbe infatti essere una carenza di frutta e verdura. I flussi commerciali procedono senza intoppi, ha assicurato il ministro dell’Agricoltura Marija Vučković. Nessuno però prevedere con sicurezza che cosa ci attende nel futuro. Il ministro dell’Agricoltura ha messo prudentemente le mani avanti, affermando come nessuno possa rispondere con precisione alla domanda se ci sarà o meno una carenza di generi alimentari, mentre per quanto riguarda l’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli ha affermato che “il governo sta cercando di aiutare tutti, innanzitutto i cittadini, poi il settore pubblico, e quindi anche gli imprenditori che stanno affrontando varie ‘perturbazioni’”. “Da un anno e mezzo a questa parte ci sono stati e sono tuttora presenti degli sconvolgimenti con un aumento molto elevato dei prezzi dei prodotti agricoli”, ha rilevato il ministro, aggiungendo come esista un piano strategico nazionale che dovrebbe rispondere alla domanda su come aumentare la produzione e la produttività.

 

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