Fiume. Bar e ristoranti a corto di personale

La pandemia da Covid ha causato questa crisi che ha dirottato i lavoratori verso altri settori meno rischiosi

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Fiume. Bar e ristoranti a corto di personale

“Ci beviamo un caffè?” è una delle domande più gettonate nel parlare di incontri e di interrelazioni, rappresenta un invito, un momento di condivisione, l’occasione di scambiare due chiacchiere, per molti un vero rito. Con la riapertura dei caffè, desiderosi di riprendere in mano le loro vite e riappropriarsi dei luoghi della socialità, soprattutto con il partire della bella stagione, i clienti sono tornati ad affollare i bar e i pub, che hanno cominciato a vedere la luce dopo un periodo di restrizioni e incassi quasi a zero se non, addirittura, di chiusura.
I dipendenti invece no e “Personale cercasi” è il “refrain” che ricorre in tutta la Città (e non solo) sulle lavagne in vista fuori dai locali e negli annunci di lavoro dedicati alla ricerca di collaboratori. A stagione turistica ormai inoltrata, mancano infatti all’appello camerieri e baristi. Una situazione decisamente inedita, che tocca in particolar modo i luoghi turistici. Effettivamente ve ne sono ancora tantissimi che stanno cercando di completare l’organico e, rispetto agli anni passati, stanno incontrando una maggiore difficoltà ad assumere personale giovane più o meno formato. A causarla è stata definitivamente la crisi sanitaria, che ha dirottato i lavoratori verso settori meno esposti alle conseguenze di eventuali nuovi lockdown o li ha spinti ad andarsene all’estero, ma anche un mix di altri fattori quali i troppi impedimenti imposti alle attività (come gli orari di chiusura e l’impossibilità di utilizzare gli interni), le paghe basse, l’insicurezza dei contratti, l’incertezza sul futuro, la mancanza di corsi d’aggiornamento, il rapporto con i titolari.

”Ho lavorato 9 anni in vari bar fiumani e ogni volta che decidevo di cambiare posto di lavoro lo facevo perché le condizioni non garantivano stabilità o continuità. In merito al lavoro stagionale ritengo che negli ultimi dieci anni non sia stato chissà che, con orari ufficiali del tutto fittizi, tantissimo lavoro, zero riposi e paghe basse. Ultimamente la situazione è migliorata grazie ai turisti che hanno iniziato a venire a Fiume in numero sempre maggiore, il che ha permesso ai titolari dei bar di assumere più personale. Ovviamente la pandemia ha cambiato tutto. Il settore è stato messo in ginocchio e, a riapertura avvenuta, molti come me, che ora lavoro in un’azienda per infissi in alluminio, hanno deciso di cambiare occupazione. Tra l’altro, i datori di lavoro, sicuramente preoccupatissimi per la loro attività, non si impegnano molto (fatte eccezioni) in quanto ai diritti dei loro dipendenti, non importa affatto se ce la fai e come ti trovi. La filosofia è quella del – lavora quanto più e non chiedere nulla –. Tutto gira attorno ai guadagni e la sensibilità non esiste. Quella della ristorazione, sia per coloro che provengono da scuole specializzate che per quelli che la scelgono come lavoro stagionale, è al momento una dimensione incerta”, ci ha spiegato Karlo, giovane trentenne, buon conoscitore della realtà dei bar fiumani più conosciuti. La rimostranza sui posti di lavoro vacanti e il dare tutta la colpa alla pandemia da Covid-19 è uno degli argomenti più trattati degli ultimi mesi, ma la realtà è come sempre più stratificata, più complessa e meno tranchant.

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