Ana Čuić Tanković: «Le donne imprenditrici hanno una marcia in più»

La responsabile del Settore Comunicazione e Imprenditoria della Giunta esecutiva dell'Unione italiana, fa il punto su progetti, iniziative e idee con cui affrontare le sfide della contemporaneità

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Ana Čuić Tanković: «Le donne imprenditrici hanno una marcia in più»
Ana Čuić Tanković, responsabile del Settore Imprenditoria e Comunicazione della GE dell'UI. Foto Željko Jerneić

Si dichiara molto fiera di essere istriana e di essere nata a Pola, una città a cui si sente molto legata e che non vorrebbe lasciare per nessun motivo. “Qui ho scelto di lavorare e vivere, perché qui si sta bene”, ci confessa. Fedelissima alle istituzioni della Comunità nazionale italiana, ha frequentato tutta la verticale scolastica italiana – dall’asilo, alle elementari e poi alla Scuola media superiore –, distinguendosi per la bravura, il talento poliedrico, l’impegno.

“Non è stato semplice scegliere il mio percorso professionale – ci dice la prof.ssa Ana Čuić Tanković, responsabile del Settore Comunicazione e Imprenditoria della Giunta esecutiva dell’Unione italiana –, perché mi interessava tutto e mi piaceva tutto. La scelta è caduta su economia perché credo sia molto simile al mio carattere espansivo. Mi piace parlare con le persone, essere a contatto con le persone, non sono per nulla introversa. Ho portato avanti pure lo studio del pianoforte, che è stata la mia grande passione. Da lì è maturata l’idea di iscrivermi al ‘Conservatorio Giuseppe Tartini’ di Trieste, ottenendo il titolo di maestro in pianoforte e poi di dottoressa magistrale in pianoforte. Mi sono laureata in economia a Pola e presso questa università ho portato a termine pure il dottorato di ricerca”.

Oltre a essere attiva in seno alla Giunta Ui, è docente presso la Facoltà di Management nel Turismo di Ica, dove tiene numerosi corsi legati al marketing e alla comunicazione. È una giovane donna ricca di idee e di iniziative, con cui si potrebbe dialogare per ore senza stancarsi mai. L’abbiamo incontrata nel giardino della Facoltà dove insegna, una storica villa ubicata in riva al mare tra Ica e Laurana, un luogo che rilassa e ispira. E anche il nostro incontro è stato tale, stimolante e pieno di spunti su cui riflettere. Scopriamo un aneddoto che rivela la sua precocità intellettiva, ma soprattutto il fatto che ha avuto le idee ben chiare sin da piccola. “È saltata fuori di recente una lettera che da bambina, all’età di cinque anni, avevo scritto a Babbo Natale. Nella lettera non chiedevo giocattoli, bambole o vestiti, come fanno in genere i bambini. Pregavo Babbo Natale di mandami qualcosa di intelligente, perché volevo essere intelligente”, ci racconta, aggiungendo che il lavoro che svolge la rende felice e appagata.

“Voglio continuare a stare tra i giovani. Forse è questo il motivo per cui mi sento una ventenne, anche se di fatto non lo sono più. Mi piace la scienza, la ricerca, il contatto con gli studenti, con le persone a cui posso fare del bene. Dicono che noi dottori in scienze non siamo dottori veri e propri, nel senso che uno può morire tra le nostre braccia e noi non saremo in grado di aiutarlo… Però, io mi attengo a quella promessa che dice ‘do not harm’, non fare del male, ma fai sempre e solo del bene. Penso che in tal modo puoi dare ai ragazzi una motivazione, un indirizzo e vedo che loro apprezzano tantissimo un docente che si applica, che si dedica a loro anima e corpo. Cerco di aprire gli occhi ai miei studenti invogliandoli a pensare e agire per il domani, non solo per l’oggi e non solo per quei successi veloci che a me non piacciono per niente”.

Ana Čuić Tanković con Marin Corva ed Elvira Cafaro (sono i tre ideatori del progetto) al lancio di Stile Italiano, avvenuto nel corso di un evento che si è svolto a Valle, a Palazzo Bembo, lo scorso giugno. Foto Željko Jerrneić

Com’è lavorare in Giunta? Lei è al secondo mandato…
“Mi ha fatto molto piacere l’invito del presidente Marin Corva per il primo mandato. Marin lo conosco ancora dai tempi del Forum giovani dell’Unione italiana, da quando, tanti anni fa, questo organismo è stato costituito. Lavorare in Giunta era ed è tuttora un onere e un onore. Mi sono sentita in qualche modo obbligata a dire di sì, di accettare l’incarico di giuntina perché ero borsista dell’Unione italiana e la borsa mi ha offerto numerose opportunità, mi ha consentito di concludere gli studi e per questo motivo mi sento molto riconoscente. Accettare l’incarico è stato un modo per restituire il sostegno che l’Ui mi aveva dato. Io sono cresciuta all’interno della Cni e mi sento partecipe dei suoi destini. Però alla chiamata per il secondo mandato ero un po’ titubante: ho capito che la mole di lavoro sarebbe stata grande e se uno vuol farlo bene deve dedicare molto del suo tempo, tempo che in realtà è la moneta che manca a tutti, nel senso che il tempo che abbiamo a disposizione è sempre molto limitato. D’altro canto l’imprenditoria è il settore che è nato con me. Non vorrei essere pretenziosa, ma quando ho iniziato avevo la cartellina vuota, non avevo in mano nulla di concreto. C’erano stati in passato dei progetti che potevano rappresentare dei punti d’appoggio, ma non c’erano manifestazioni, non c’erano contatti. Non appena abbiamo messo in piedi il settore, durante il mio primo mandato, ci è capitato il Covid, con tutti i problemi che ciò ha comportato. Ho dovuto inventare e poi reinventare un intero settore. E a dire il vero i primi quattro anni sono trascorsi velocemente. Uno dei problemi legati al lavoro di giuntina è che forse dovrebbe essere retribuito di più, forse dovrebbe essere previsto come professione a tempo pieno. Però, poi rimarrebbe precluso a noi che abbiamo un lavoro fisso, ci verrebbe negata la possibilità di contribuire con la nostra esperienza e il nostro sapere ai progetti dell’UI. Comunque, il secondo mandato si sta rivelando molto più facile del previsto, proprio perché nel primo quadriennio abbiamo instaurato un buon dialogo, rapporti di collaborazione, avviato contatti, inviato comunicazioni e dato il via a dei progetti che sono risultati di successo”.

Quando una minoranza, come lo è la Comunità nazionale italiana, decide di fare imprenditoria, secondo lei qual è la via da seguire e quali sono le priorità che si deve dare?
“Ho pensato molto a questo argomento. Nel corso dell’istituzione del dicastero avevo mani libere di fare e indirizzare il settore in diverse direzioni. Ho deciso, assieme al presidente Corva, di scegliere tre pilastri su di cui basare la nostra attività. Il primo riguarda l’educazione all’imprenditorialità nelle scuole, progetto che sta per essere attuato nelle nostre Scuole medie superiori. Avevo richiesto anche uno per le scuole elementari, perché all’imprenditorialità ci si approccia già in giovanissima età, ma non ha ottenuto il necessario riscontro. Noi tutti parliamo ai ragazzi delle varie professioni che esistono quale artista, giornalista, panettiere… Però, chi si prende la briga di spiegare ai ragazzi che cosa significhi essere imprenditore? Ne parliamo poco e, invece, potrebbe rappresentare la linfa della nostra società e della nostra economia, potrebbe dare la possibilità alla nostra minoranza di rimanere qui dove storicamente risiede… e lavorare. Il progetto relativo all’educazione all’imprenditoria vedrà i suoi frutti tra dieci-vent’anni, ma bisogna iniziare da subito. Ritornando al discorso sui risultati immediati devo dire che è stato un azzardo farlo nel mio mandato, perché so che non si vedrà così presto, ma io sono quella che guarda avanti, che è lungimirante, che pensa a finalità a lungo termine.
Il secondo pilastro del mio programma riguarda la possibilità di offrire alle persone che hanno già concluso il proprio percorso di studi, quello regolare, e che hanno forse ottenuto una laurea che non possono sfruttare al meglio, di cambiare idea, di iniziare un nuovo capitolo professionale. Questo è quello che in inglese viene indicato con il termine ‘lifelong learning’, una definizione standardizzata che riguarda il costante aggiornamento delle competenze e del bagaglio delle conoscenze personali. L’apprendimento permanente è un processo dinamico capace di adattarsi non solo alle abilità e alle motivazioni individuali ma anche agli eventi della vita che spesso impongono un cambiamento ‘adattivo’ o addirittura trasformativo. Il suo obiettivo quindi è quello di aumentare o modificare l’insieme delle competenze per adeguarle alle nuove esigenze occupazionali, ma anche ai bisogni individuali di inclusione e autorealizzazione, iniziative queste a cui do molto importanza. Aiutiamo le persone invogliandole a fare un cambio di carriera nell’ambito del progetto ‘Mettiti in proprio’. Nel periodo del Covid e delle chiusure di cui siamo stati testimoni questo si è rivelato un progetto molto valido, che avrà un seguito e spero scadenze annuali. È rivolto a chi vuole dare una svolta alla propria carriera, ottenere un nuovo certificato, una abilitazione professionale. Abbiamo raccolto sin d’ora delle storie umane bellissime. Abbiamo avuto delle persone che erano sparse per il mondo, e il vostro quotidiano lo ha raccontato, e che sono ritornate e hanno fatto un cambio di carriera grazie proprio ai fondi del ‘Mettiti in proprio’ che gli ha permesso di avviare un’attività o di ottenere qualche certificato indispensabile per l’esercizio della professione.
E il terzo pilastro è rivolto a coloro che vengono associati da subito al settore e sono gli imprenditori della Comunità nazionale italiana che già esistono e che sono considerati di successo, io li chiamo i Big. Intendiamoci, i grandi imprenditori della Cni vivono di luce propria e non hanno certo bisogno di aiuto, però sono molto legati all’Ui e alla Cni e hanno risposto e rispondono con gran fervore alle nostre iniziative. Ci aiutano a sviluppare contatti, iniziative, ma anche noi vorremmo essere d’aiuto, metterci a loro a disposizione. Questi sono per ora i tre pilastri. Però, io ho tante nuove idee”.

Me ne racconti qualcuna..
“Vorrei dare spazio, in un prossimo futuro, all’imprenditoria femminile. Studi scientifici dimostrano che l’imprenditorialità per una donna rappresenta una sfida con cui è in grado di misurarsi. Le donne ottengono buoni risultati in questo campo, solo che non tutte hanno la possibilità di farlo, perché in alcuni casi sono vincolate da obblighi familiari e non possono contare sull’appoggio delle persone che gli stanno accanto. Tra le donne imprenditrici il bilancio tra lavoro e famiglia, che viene definito con il termine inglese ‘work balance’, funziona molto bene.
Ritengo importante pure il settore dell’imprenditorialità giovanile. Vorrei continuare a sviluppare i nostri incubatori che al momento sono due: quello di Capodistria e quello di Valle. Abbiamo inaugurato di recente la piattaforma Stile italiano, organizziamo corsi, promuoviamo l’aggiornamento per gli imprenditori, iniziativa che ha riscontrato un notevole successo, soprattutto nel segmento dedicato alla comunicazione. A conclusione dei seminari analizzo con attenzione le valutazioni di ciascun singolo partecipante. Nel questionario viene chiesto, tra l’altro, di elencare le loro necessità. Le risposte che abbiamo ottenuto sino ad ora hanno riguardato il marketing, il marketing digitale, ci è stato chiesto di aiutarli ad approfondire nozioni sul design. Per i micro-imprenditori il ‘fai da te’ è importante. Al giorno d’oggi è fondamentale avere un buon impatto visivo, e di conseguenza inizieremo con l’educazione alla comunicazione visiva. Organizzeremo un seminario sia online che in presenza: il concorso verrà bandito a breve, visto che abbiamo avuto l’approvazione”.

Foto Željko Jerneić

Stile italiano ha riscosso parecchio successo. Ho aperto il sito, ho visto l’app e direi che è veramente un’iniziativa interessante, anche considerato il numero delle adesioni… Come nasce l’idea e quali i risultati raccolti fino ad ora?
“Sono numerosi gli imprenditori che hanno aderito all’iniziativa. E la lista delle adesioni cresce di giorno in giorno. Eravamo convinti che da cosa poteva nascere cosa… Stile italiano non è un portale a nostro uso e consumo, ma è aperto a tutti gli imprenditori. E noi di questo progetto andiamo particolarmente fieri perché lo abbiamo seguito e ci abbiamo lavorato dall’idea alla sua attuazione. Poi bisogna dire una cosa: la mappa interattiva crea reti, contatti, ma stimola anche all’orgoglio nazionale in cui i partecipanti si riconoscono.
Per Stile italiano abbiamo scelto uno slogan: ‘Imprenditorialità dallo stile inconfondibile’. Quando si sente la musica italiana, Boccherini, le opere… Puccini… tu senti l’italianità. Se guardi un dipinto, diciamo Michelangelo, tu vedi l’italianità. Ma anche l’imprenditorialità può avere un suo ‘Stile italiano’, pur essendo focalizzata sul profitto, sul calcolo economico, perché ovunque tu vada questa ‘italianità’ la riconosci da subito, anche per un certo modo di fare affari, che io definisco ‘l’arte del mercato’. L’Italia è una nazione di successo, non solo nel campo del design, ma anche per quanto riguarda l’industria automobilistica, l’agroalimentare e altri settori produttivi… potrei continuare con l’elencare le eccellenze italiane, rischiando di tralasciare qualche settore… per cui mi fermo qui.
L’idea di base era valorizzare lo stile italiano, pur coscienti che noi viviamo fuori dai confini dell’Italia, nel senso che noi non rappresentiamo il Made in Italy, noi siamo il Made in Croatia, il Made in Slovenia, però lo stile si riconosce comunque. Sono convinta che il nostro approccio verso l’Italian style, lo Stile italiano, grazie alla piattaforma, venga riconosciuto e per questo motivo ha riscosso un così grande successo. Si tratta di una piattaforma che raccoglie numeri eccellenti, come pure l’app. Cercheremo di utilizzarla per essere interattivi con il nostro pubblico e i fruitori, perché se qualcuno ti concede un po’ del suo spazio sul telefonino vuol dire che ci tiene. Dobbiamo fare attenzione, però, a non diventare troppo invadenti offrendo l’opportunità, a chi è interessato, di sbarcare su questa piattaforma.

Stile italiano è stato realizzato in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Zagabria e con il Consolato generale d’Italia a Fiume, nonché con altre importanti organizzazioni….
“Vorrei sottolineare il grande appoggio e l’entusiasmo sia dell’Ambasciatore d’Italia a Zagabria, Pierfrancesco Sacco, che del Console generale d’Italia a Fiume, Davide Bradanini. Ci hanno sostenuti nell’attuazione di questo importante progetto. Abbiamo avuto diverse riunioni, ci hanno aperto le porte dell’ICE, della Camera di Commercio italo-croata. Vorrei ringraziare pure Andrea Perkov, direttrice della Camera di commercio italo-croata, abbiamo lavorato molto bene assieme. Sono poi riconoscente a Elvira Cafaro, assunta proprio su ‘Stile italiano’, e nel frattempo diventata la coordinatrice del Settore Imprenditoria e Comunicazione.
Devo ammettere, in tutta franchezza, che il giorno della presentazione del progetto a Valle ero molto ansiosa, perché le aspettative erano molto alte e ci tenevo che andasse tutto bene. Quando ho visto che abbiamo fatto un bel lavoro, sia prima che durante la presentazione, e quando ho visto l’entusiasmo dell’ambasciatore Sacco, del console Bradanini e di tutti i nostri ospiti… ho tirato un sospiro di sollievo e la mia gioia è stata immensa. Sinceramente, all’inizio non pensavo che il Settore Imprenditoria riscuotesse tanto successo e diventasse così importante per l’Unione italiana. In un breve arco di tempo siamo riusciti a triplicare i fondi destinati a questo segmento”.

Secondo lei la rinascita o una futura crescita della Cni può passare anche attraverso l’imprenditoria e non soltanto attraverso cultura, arte o cura delle tradizioni? Può venir considerato questo un percorso in grado di aiutare la Comunità nazionale italiana a misurarsi con la contemporaneità?
“Devo essere sincera e dire che contestualmente al successo del settore Imprenditoria sono state avanzate delle critiche. Lei sa come ‘respirano’ i nostri connazionali anche se voglio ribadire che a me piace la sincerità che si è sviluppata tra di noi. Sì, ci sono state delle critiche: mi sono sentita dire: ‘adesso tutto gira intorno all’imprenditorialità, mentre a noi servono lingua e cultura’. Negli anni passati abbiamo avuto una predominanza di iniziative legate a lingua e cultura. L’idea di dar spazio all’imprenditorialità, senza però nulla togliere agli altri settori, io la vedo come una chance di offrire ai nostri giovani la possibilità di lavorare qui, sul territorio, e di non avere gli occhi sognanti rivolti verso l’America o l’Europa, verso luoghi dove potrebbero avere uno stipendio migliore, ma non necessariamente una vita migliore.
Lavorando con gli studenti osservo che la prima cosa che desiderano fare dopo la laurea è uscire dalla Croazia. Io credo che, assicurando le basi per un’imprenditorialità sana, i nostri ragazzi e i nostri connazionali possono rimanere qui, occupandosi serenamente della loro attività, lavorando in un ambito che sono stati loro a scegliere e qui il Settore imprenditoria li potrebbe aiutare. Questo è uno dei motivi per cui ho accettato il secondo mandato, perché credevo e credo di poter fare ancora del bene, di poter aiutare, senza altri fini”.

Attiva in Comunità a Pola, Ana Čuić Tanković si è affermata come una giovane e talentuosa pianista. Foto Željko Jerneić

Parlando di giovani purtroppo non posso non constatare che anche la nostra Comunità ha registrato, anche se non in modo così drammatico, una fuga all’estero di numerosi ragazzi, tra cui anche numerosi laureati. Esiste qualche progetto, qualche idea su come riavvicinarli, anche solo per conoscere le loro esperienze e magari metterle a disposizione della loro Comunità di provenienza?
“Ne abbiamo parlato assieme al Settore giovani, io ho poi a cuore tutti i borsisti dell’UI, anche perché io stessa sono stata borsista dell’Unione. Ho tanti colleghi che hanno fruito di questa borsa studio rivelatasi importante per tutti noi. Sì alcuni se ne sono andati, altri vogliono ritornare e altri hanno deciso di rimanere qui. Noi in realtà siamo molto legati alla nostra terra, alle nostre istituzioni, alla nostra cultura e, oserei dire, noi viviamo bene qui. Mi piacerebbe tanto poter raccogliere le nostre eccellenze. E ce ne sono. Per questo motivo abbiamo fondato il premio dedicato al miglior imprenditore e ne siamo fieri. Con il ‘miglior imprenditore’ abbiamo avvicinato le ditte che altrimenti non avremmo potuto raggiungere. Si tratta di un progetto che continuerà, sarà forse reinventato, però lo considero fondamentale”.

Come scorre la collaborazione con la Camera di Commercio italo-croata?
“Siamo in fitta comunicazione con la Camera da quando è stato istituito il Settore imprenditoria. Abbiamo delle idee anche per l’incubatore che verrà aperto a Valle. Questo incubatore avrà a disposizione diversi vani e ospiterà interessanti eventi organizzati proprio nell’ambito dell’incubatore. L’ambasciatore Pierfrancesco Sacco ha dato vigore a questi contatti e alla collaborazione nonché grande sostegno. Talvolta ho l’impressione di lavorare con un team molto più grande di me…
Tra i progetti futuri vi è l’idea di individuare un modo per creare una rete tra connazionali proprietari o gestori di strutture ricettive per turisti, anche nel caso in cui si tratta di un’attività complementare, uno ‘side job’. Ritengo che il turismo nelle nostre zone sia molto forte. Bisognerebbe raccogliere gli operatori che si occupano di affitti, sia si tratti di case, appartamenti o stanze, legati alla CNI, dando vita a una rete italiana in Croazia e Slovenia. Il turista italiano suppongo preferisca fare vacanza alloggiando presso un connazionale, anche per una questione di lingua… Ecco questo potrebbe rappresentare il quarto pilastro su cui sviluppare nuovi progetti. Dobbiamo riconoscere il turismo come un elemento fondamentale dell’attività dei nostri connazionali. E dobbiamo stargli vicino. Il turismo è un punto di forza dell’imprenditorialità della Cni”.

Infine due parole sul redesign del logo dell’Ui…
“Una delle attività di cui vado particolarmente fiera è il redesign del logo. Abbiamo modificato e ampliato i social media e abbiamo realizzato il redesign del logo, chiedendo ai nostri ragazzi di darci qualche suggerimento, presentare qualche idea. Abbiamo scelto il logo che è stato poi ritoccato da una ditta professionista. Il nuovo logo è già in uso e contribuisce alla nuova immagine visiva della nostra associazione. Cerchiamo di modernizzare il Settore come pure la comunicazione dell’Unione intera. Stiamo lavorando anche su altri aspetti, e spero che a mandato terminato avrò dei risultati ben visibili, come al momento lo è il logo”.

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