(Adnkronos) –
Il piano per lo “scambio umanitario” tra Aleksei Navalny e altri detenuti nelle carceri russe per motivi politici con spie di Mosca in Occidente era stato messo a punto due anni fa, spiega Maria Pevchikh, la collaboratrice del dissidente morto nella colonia penale di Kharp lo scorso 16 febbraio, poche ore dopo che era stata finalizzata l’intesa.
Dopo l’inizio della guerra contro l’Ucraina, era diventato chiaro che Navalny non poteva rimanere in Russia, ha spiegato la giornalista, citando l’aiuto di Christo Grozev, giornalista investigativo di Bellingcat, nel definire gli elenchi.
“Avrebbero potuto servire solo alcuni mesi, ma non c’era volontà politica e desiderio di concluderlo. Ci sono state decine di viaggi, centinaia di telefonate senza risposta. Americani e tedeschi a parole dicevano che era importante salvare Navalny, e poi non facevano nulla”. L’entourage di Navalny inizia quindi a cercare strade alternative, impensabili, come Kissinger, che non ha poi fatto molto, o personaggi molto facoltosi con influenze politiche, o amici di Putin. “Alcuni hanno aiutato, e molto ma non vogliono che il loro nome sia citato.
“Siamo andati avanti molto, la primavera dello scorso anno il piano è stato approvato, avrebbe potuto essere attuato allora. Ma non si è fatto. Telefonate interrotte. Malintesi. Precisazioni. E a dicembre, il piano era di nuovo sul tavolo”, ricostruisce ancora Pevchikh.
Il miliardario Roman Abramovich porta la proposta a Putin. “Negoziatore informale, era in grado di parlare sia con europei e americani e allo stesso tempo rappresentava Putin” a cui era stato detto che l’unico modo di avere Vadim Krasikov (un operativo dell’Fsb condannato all’ergastolo in Germania per l’uccisione di Zelimkhan Khangoshvili, georgiano di etnia cecena, combattente contro le forze russe nella seconda guerra, ndr) era cedere Navalny”.
Ma Putin odia così tanto Navalny ” da andare contro i suoi interessi. A febbraio gli è stata consegnata una proposta: Krasikov in cambio di due americani e Navalny. “Il 15 ho ricevuto la conferma che i negoziati erano arrivati nella loro fase finale, che Navalny avrebbe dovuto essere liberato a giorni”, conclude Pevchikh.
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