Gaza accusa Israele: «Bombe su una scuola, almeno 15 morti»

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Gaza accusa Israele: «Bombe su una scuola, almeno 15 morti»

(Adnkronos) – Almeno 15 persone sono rimaste uccise e 70 ferite in un raid sulla scuola al-Fakhoora nel nord della Striscia di Gaza. Nella struttura, gestita dall’Onu, erano stati accolti gli sfollati del campo profughi di Jabaliya. A denunciarlo il ministero della Salute di Gaza, controllata da Hamas, secondo quanto riporta la tv satellitare al-Jazeera. La conferma arriva direttamente da Juliette Touma, responsabile per le comunicazioni di Unrwa. “Una delle scuole nel campo profughi di Jabaliya, nel nord della Striscia, è stata colpita questa mattina”, ha detto. Touma, riferisce la Cnn, ha spiegato che almeno un attacco ha colpito direttamente il cortile della scuola Al-Fakhoora, dove erano state messe tende per le famiglie sfollate. Danneggiato anche il muro perimetrale della scuola, dove le donne stavano facendo il pane, ha aggiunto. La Cnn precisa di aver ottenuto immagini che mostrano danni, spargimento di sangue e vittime nel cortile della struttura. Al 12 ottobre, precisa l’emittente americana, la scuola di Al-Fakhoora ospitava circa 16.000 sfollati, ma non è chiaro quanti ve ne fossero attualmente.

Colpita anche la scuola cattolica delle Suore del Rosario di Gerusalemme nella zona di Tel al-Hawa. “I raid israeliani hanno danneggiato il grande cortile esterno, danneggiando le strutture circostanti” ha dichiarato all’agenzia Sir suor Nabila Saleh, preside della scuola, la più grande della Striscia di Gaza con i suoi 1.250 alunni, in larghissima maggioranza musulmani. La religiosa, attualmente sfollata nella parrocchia della Sacra Famiglia, racconta che le è stato riferito del bombardamento da “tre giovani che erano nella scuola a guardia per evitare saccheggi”. “Colpire le scuole significa colpire anche il futuro dei giovani di Gaza. Mi chiedo perché distruggere le scuole, cosa vogliono ottenere?” aggiunge.

Le forze dell’esercito israeliano, intanto, affermano di aver ucciso nella notte “decine di terroristi” durante “numerosi tentativi di attacchi alle nostre truppe dai tunnel e compound militari nel nord della Striscia di Gaza”. Nel comunicato si precisa che sono stati scoperti gli ingressi di diversi tunnel dove sono state sequestrate armi. Inoltre sono state distrutte “tre postazioni di osservazione di Hamas” nel nord di Gaza, dove diversi militanti di Hamas sono stati uccisi. Nel sud le forze israeliane hanno condotto un raid aereo mirato, per “neutralizzare ordigni esplosivi”.

In un’operazione israeliana sarebbe stata colpita l’abitazione nella Striscia di Gaza del leader di Hamas, Ismail Haniyeh. Secondo notizie di ‘Radio al-Aqsa’ rilanciate dalla tv satellitare al-Jazeera, un attacco missilistico israeliano ha colpito l’abitazione di Haniyeh, capo dell’ufficio politico del gruppo, ma non è chiaro chi si trovasse all’interno della casa. Dal 2019, ricorda l’emittente, Haniyeh ha vissuto tra la Turchia e il Qatar, non nella Striscia controllata da Hamas.

Intanto fonti Usa fanno riferiscono alla Cnn che circa un terzo dei feriti inseriti nelle liste dei palestinesi da far uscire da Gaza sono risultati essere ai controlli dei combattenti di Hamas. Questo era “inaccettabile per l’Egitto, per noi, per Israele”. Le fonti riferiscono dei negoziati condotti dall’ambasciatore David Satterfield, nominato nei giorni scorsi inviato speciale per le questioni umanitarie in Medio Oriente, per convincere Hamas a far uscire gli stranieri e i palestinesi con doppia cittadinanza in cambio che “un numero di palestinesi feriti potesse anche uscire” da Rafah per essere curato in Egitto.

Di fronte al tentativo di Hamas di inserire nelle liste dei feriti combattenti di Hamas, vi è stato un nuovo round di negoziati – spiegano ancora le fonti americani – per assicurare che “i feriti palestinesi che uscivano con gli stranieri non fossero combattenti di Hamas, ma veramente civili rimasti intrappolati in questa orribile, terrificante tragedia”. La svolta è arrivata martedì quando è stato permesso a chi aveva passaporti stranieri ed ad un gruppo di feriti gravi di andare al valico di Rafah, da dove mercoledì è uscito il primo gruppo.

Le fonti riferiscono anche dei difficili negoziati con l’Egitto, dal momento che dal valico di Rafah solitamente non passano un gran numero di persone. “Così abbiamo dovuto lavorare con attenzione con egiziani e Onu per mettere in modo un meccanismo”, aggiungono spiegando che i dettagli finali sono stati chiusi nelle telefonate di Joe Biden a Abdel Fattah El-Sisi e Benjamin Netanyahu nel weekend.

Gli Stati Uniti si aspettano una nuova fase della guerra di Israele ad Hamas con una diminuzione nei prossimi giorni della campagna di raid aerei ed una maggiore concentrazione sulle operazioni tattiche di terra, spiegano fonti Usa alla Cnn, affermando che l’amministrazione Biden ritiene che vederemo una campagna di attacchi aerei “diminuita rispetto a quella che abbiamo visto”, ed un “maggior focus tattico sulla campagna di terra” tesa a distruggere la vasta rete di tunnel sotterranei attraverso i quali opera Hamas.

All’indomani della nuova visita in Israele di Antony Blinken, le fonti Usa spiegano che l’amministrazione è “molto diretta sulle decisioni di guerra e deliberata nel porre domande difficili” nei colloqui con Israele. Ma alla domanda se Washington ritiene che sia arrivato il momento di sostenere le richieste di cessate il fuoco, il funzionario dell’amministrazione ha detto che, considerata la scala e la natura degli attacchi ad Israele del 7 ottobre, un cessate il fuoco non sarebbe appropriato.

“Un gruppo terroristico ha preso 200 ostaggi e ucciso 1400 persone e si nasconde nei tunnel, con i suoi leader, cessate il fuoco non è veramente il termine da usare”, ha detto alla Cnn, ribadendo che gli Usa continuano a chiedere a Israele di attivare le cosidette “pause umanitarie” e sottolineando che Israele, pur avendo il diritto di difendersi, deve rispettare il diritto internazionale. “Il cessata il fuoco dipenderà da quando Israele si sentirà sicuro di aver garantito che non possa più accadere qualcosa” come il 7 ottobre, ha concluso poi la fonte Usa.

La Turchia richiama per consultazioni il suo ambasciatore a Tel Aviv per “il rifiuto di Israele degli appelli al cessate il fuoco” e “i continui attacchi contro i civili” a Gaza. Lo riferisce l’agenzia ufficiale turca Anadolu, dopo che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto di non considerare più il premier israeliano Benjamin Netanyahu come un “interlocutore” mentre prosegue il conflitto tra Israele e Hamas, che controlla la Striscia di Gaza, innescato dal terribile attacco del 7 ottobre del gruppo in Israele. “Alla luce della tragedia umanitaria che si sta consumando a Gaza, provocata dai continui attacchi di Israele contro i civili, e del rifiuto da parte di Israele degli appelli al cessate il fuoco e a un flusso continuo e senza impedimenti di aiuti umanitari, è stato deciso di richiamare ad Ankara per consultazioni il nostro ambasciatore a Tel Aviv, Sakir Ozkan Torunlar”, si legge in una nota diffusa dal ministero degli Esteri. Poco dopo il 7 ottobre, l’ambasciatore israeliano ad Ankara aveva lasciato la Turchia.

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