Il Manzoni e le locuzioni nella lingua quotidiana

Il dantista per eccellenza, Stefano Di Brazzano, ha tenuto una conferenza alla CI di Fiume durante la quale ha presentato una carrellata di modi di dire tratti da alcune opere di uno dei maggiori romanzieri italiani

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Il Manzoni e le locuzioni nella lingua quotidiana
Fulvio Salimbeni, Stefano Di Brazzano e Lorenzo Zuffi. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

“Il Manzoni quotidiano” è stato il tema dell’interessante conferenza svoltasi ieri sera nel Salone delle feste della Comunità degli Italiani di Fiume, nell’ambito della quale il grande scrittore italiano è stato presentato non soltanto come autore del monumentale romanzo “I promessi sposi”, bensì anche come grande linguista. A fare gli onori di casa è stata la presidente della CI fiumana, Melita Sciucca, la quale ha spiegato che la conferenza è stata voluta e organizzata dai comitati di Trieste e Fiume della società “Dante Alighieri”, dal COMITES e dalla CI fiumana.

Il presidente del comitato triestino della “Dante Alighieri”, Fulvio Salimbeni, ha spiegato che l’anno scorso è stato celebrato con numerose iniziative il 150esimo anniversario della morte di Alessandro Manzoni. “Manzoni andò a Firenze per perfezionare l’italiano e da lì partì il suo impegno a favore della lingua italiana”, ha precisato. A elaborare il tema della conferenza è stato il dantista per eccellenza – così presentato da Salimbeni – Stefano Di Brazzano, il quale ha parlato delle espressioni e delle locuzioni che da “I promessi sposi” sono entrate nella lingua quotidiana, in primo luogo tramite il gergo giornalistico. “’I promessi sposi’ è un classico della letteratura italiana e la prova più durevole di questo suo status è costituita dal fatto che numerose espressioni e modi di dire entrarono prestissimo nel linguaggio quotidiano – ha puntualizzato Di Brazzano –. Molti conoscono questi modi di dire, ma non ne conoscono la fonte”, ha osservato lo studioso, il quale ha in seguito enumerato una serie di locuzioni ed espressioni nate tra le pagine del romanzo. Per illustrare il contesto di ciascun modo di dire, l’attore Lorenzo Zuffi ha letto i diversi brani nei quali questo viene riportato. “Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai”, che appare subito all’inizio del romanzo, viene utilizzata spesso nel giornalismo, soprattutto in riferimento all’ambiente politico; “essere come i capponi di Renzo”, quando si parla di persone con problemi che si beccano tra di loro per frustrazione, ma non risolvono nulla; l’uso del nome proprio Perpetua, la governante di Don Abbondio, come nome comune, per indicare la governante di un parroco; “un vaso di coccio tra vasi di ferro”, per indicare l’elemento debole di una compagnia; Don Rodrigo per parlare di una persona prepotente e tante altre. Di Brazzano ha spiegato che Manzoni non coniò espressioni soltanto nel suo grande romanzo, ma anche in altri scritti. “Con Manzoni abbiamo a che fare più volte al giorno e questo è una conferma della sua grandezza e importanza nella nostra cultura”, ha rilevato Di Brazzano.
Alla conferenza ha fatto seguito la proiezione di una spassosissima parodia dei “Promessi sposi” realizzata dal quartetto Cetra nel 1985. Come spiegato da Di Brazzano, la parodia sarebbe dovuta essere realizzata nel 1964, assieme ad altre otto parodie di grandi opere letterarie mondiali quali “Il conte di Montecristo”, “I tre moschettieri” e altre, ma non andò in porto all’epoca e dovette attendere vent’anni per venire finalmente portata in televisione.

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