La posizione dei mezzi d’informazione per gli italiani e gli ungheresi che vivono in Slovenia sono stati al centro di una seduta tematica, svolta dalla Commissione per le nazionalità del Parlamento sloveno. Presenti tutti i rappresentanti delle massime istituzioni minoritarie, CAN costiera e Unione Italiana per quelle italiane, i diritti delle etnie nel campo dell’informazione e l’impegno del governo sloveno nel contesto sono stati illustrati dai rappresentanti del Ministero della Cultura e dell’Ufficio governativo per le Comunità nazionali, che hanno citato le ore di programma Radio e TV garantite per le emittenti italiane ed ungheresi, il finanziamento dell’informazione su carta stampata e sui media elettronici. L’Esecutivo si è detto certo che le soluzioni adottate finora siano adeguate alle necessità nel comparto. Con le nuove leggi sulla RTV di Slovenia e sui media, vi saranno altre opportunità di ritoccare le normative, provvedendo anche ai finanziamenti necessari. Nei loro interventi i rappresentanti della CNI hanno posto in risalto l’assoluta necessità di garantire ai programmi radiotelevisivi, prodotti in italiano a Capodistria, autonomia, stabilità finanziaria e di risorse umane. Negli ultimi anni – ha rilevato il deputato Felice Žiža – erano andati perduti numerosi posti di lavoro per mancanza di turn over in caso di pensionamento. Del terreno è stato recuperato più di recente con nuovi assunzioni, ma rimane il problema del finanziamento anche delle produzioni proprie, fatto presente dai redattori responsabili di TV e Radio Capodistria, Monika Bertok e Aljoša Curavič, mentre sulla questione è tornato nel suo intervento anche il presidente della CAN costiera e del Comitato dei programmi RTV italiani, Alberto Scheriani.
Ricezione del segnale
Questi si è soffermato poi anche sull’importanza della carta stampata, sulla necessità di potenziare la redazione capodistriana della Voce del popolo, aumentando anche il numero delle pagine sul quotidiano curate dall’agenzia AIA. L’accento è stato posto più volte sulla necessità che il governo finanzi direttamente i programmi informativi minoritari, pur facendo rimanere Radio e TV Capodistria assolutamente nel sistema pubblico radiotelevisivo, che deve garantire mezzi tecnici e frequenze alle emittenti. Toccato poi l’eterno problema della ricezione dei segnali su tutto il territorio d’insediamento storico della CNI in Slovenia e Croazia, che impedisce a molti connazionali di seguire i programmi. Altrettanto avviene in Italia, dove vivono molti istriani, fiumani e dalmati e dove la mancata visibilità della parte dei programmi transfrontalieri, colpisce anche gli interessi della Comunità slovena nel Friuli Venezia Giulia. Al termine del dibattito la Commissione ha approvato quattro delibere, senza voti contrari, nemmeno quelli delle forze d’opposizione, ma con l’astensione della deputata della Levica, Tatjana Grejf, che ha contestato alcuni dei passi proposti, soprattutto in merito ai finanziamenti governativi diretti ai programmi italiani, all’adeguamento dei salari per il personale della carta stampata e per un accordo internazionale tra Slovenia e Croazia e tra Italia e Slovenia, che favorisca la diffusione dei segnali radiotelevisivi oltre confine.
Interventi in italiano
La seduta ha presentato un momento simbolico molto importante, ossia la decisione degli esponenti CNI di esprimersi nella propria lingua dopo circa 30 anni dall’ultima volta che era successo, in armonia con il regolamento di procedura della Camera di Stato, usufruendo della traduzione simultanea. La scelta non ha ostacolato minimamente i dibattiti ed è stata ben accolta da tutti i presenti in aula.
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