Domenica Gorica-Rijeka. Una partita che… scotta

La 12ª giornata di campionato propone la sfida tra le due ultime della classe La squadra quarnerina «deve» assolutamente vincere per evitare ulteriori guai

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Domenica Gorica-Rijeka. Una partita che… scotta
L'allenatore italiano del Rijeka, Serse Cosmi Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Parlare di derby salvezza dopo che è trascorso appena un terzo di campionato o poco più potrebbe apparire inappropriato e forse un’esagerazione. Ma è esattamente come stanno attualmente le cose perché Gorica-Rijeka di domenica prossima sta assumendo i contorni di una partita da dentro o fuori. Basta dare uno sguardo alla classifica dopo undici delle 36 giornate: la squadra di Turopolje – che ha una partita in meno, quella con l’Hajduk – è penultima, quella quarnerina ultima; entrambe hanno sul proprio conto 6 punti su 33 possibili, con i fiumani che lamentano una differenza gol di meno 11 e gli avversari di meno 6; di fronte ci saranno anche i peggiori attacchi della SuperSport HNL (6 e 8 gol); una sola vittoria a testa, rispettivamente contro lo Šibenik (1-0) alla prima giornata e contro la Lokomotiva alla quinta (3-2). La statistica nel calcio spesso e volentieri lascia il tempo che trova, ma in questo caso mette i brividi e illustra alla perfezione il momento che stanno vivendo le due squadre. A Velika Gorica forse ci saranno anche abituati, a Fiume definitivamente no.

Cosmi rischia?
Dopo l’impegno con il Gorica a Rujevica arriverà la Lokomotiva, altra squadra con l’acqua alla gola, che precede di tre lunghezze il tandem di coda. Due partite che si devono assolutamente vincere e che incideranno direttamente sul futuro a Rujevica di Serse Cosmi. Il tecnico umbro in quattro partite sulla panchina del Rijeka ha conquistato soltanto un pareggio, quello interno contro lo Šibenik, e la sua squadra non ha segnato neanche un gol perché i quattro rifilati in amichevole allo Celje non contano…
Cosmi è stato una scelta esclusiva del presidente Damir Mišković, e sebbene la sua posizione non sembra a rischio, è un segreto di Pulcinella che in caso di fallimento nei prossimi due match il suo destino sarebbe segnato. Del resto Dragan Tadić, mandato allo sbaraglio (assieme a Fausto Budicin) ha pagato con l’esonero quello che è stato giustamente interpretato come un inizio di stagione disastroso (quattro punti in altrettante giornate), anche se poi il prosieguo non è stato di certo migliore. A questo punto l’augurio di tutti coloro che hanno a cuore le sorti del Rijeka è che l’allenatore italiano resti a lungo a Rujevica in quanto, a conti fatti, è l’ultimo colpevole di quanto sta accadendo, come lo erano stati i suoi predecessori. Cosmi ha individuato tutti i problemi della squadra, trasmettendo il resoconto alla società, che ora è chiamata a intervenire con decisione nella finestra invernale di mercato. Quella estiva ha solo provocato un giro d’aria, che ha spazzato via l’ex diesse Robert Palikuča e provocato danni all’ambiente e al morale.

Mercato di riparazione
Già nella scorsa stagione si era parlato di un Rijeka indebolito rispetto a quella precedente, ma comunque era arrivata la qualificazione in Europa e la finalissima di Coppa poi persa a Spalato contro l’Hajduk. In estate se ne sono andati Drmić, uno che garantiva una ventina di gol a stagione, Murić, Pavičić, Velkovski, Gnezda Čerin, Hrvoje Smolčić e Abass, ovvero l’ossatura della squadra, mentre Krešić e Vučkić hanno deciso di rimanere. Gli arrivi sono stati annunciati in pompa magna, ma i vari Vrančić, Halilović, Mateo Pavlović, Alvarez e Mitrović, quest’ultimo mai sceso in campo perché infortunato, non hanno inciso minimamente sull’economia di gioco della squadra. Il caso di Alvarez è indicativo. Arrivato a parametro zero dallo Cherno More con il titolo di migliore centrocampista del campionato bulgaro, lo spagnolo, che doveva essere il valore aggiunto, ha deluso le aspettative. La domanda – per carità, nessuna cattiveria – sorge spontanea. Ma se è così bravo e costa zero euro, come mai nessun’altra società europea si è mossa per assicurarsi le sue prestazioni? Non lo sapremo mai. Ora però è inutile soffermarci su quello che poteva essere e non è stato. Bisogna guardare al futuro per cercare di ricostruire il giocattolo che si è rotto.

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