TNC «Ivan de Zajc». «Otello», una lotta tra il bene e il male

L'allestimento dell'opera di Verdi, la cui regia è firmata da Marin Blažević, apre la stagione lirica 2022/2023. La pièce è stata riproposta in occasione della tournèe dell'ensemble fiumano sull'isola di Creta

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TNC «Ivan de Zajc». «Otello», una lotta tra il bene e il male
Bože Jurić Pešić, Daniil Alekseenk e Marko Fortunato con i ballerini. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

È iniziata alla grande, con l’opera “Otello” di Giuseppe Verdi, la stagione lirica 2022/2023 del Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume. L’allestimento, la cui regia è firmata da Marin Blažević, con la coreografia di Selma Banich e la direzione del direttore d’orchestra greco Myron Michailidis, che era stato insignito del Premio del Teatro croato per il migliore allestimento lirico nelle stagioni 2014/2015 e 2015/2016, è stato riproposto sulla scena fiumana in occasione della tournèe dell’ensemble sull’isola di Creta, in programma tra due settimane.

L’influenza di Wagner
L’opera in quattro atti, composta sul libretto di Arrigo Boito in base alla tragedia “Othello” di William Shakespeare, ebbe la prima alla Scala di Milano il 5 febbraio 1887 nell’ambito della stagione di Carnevale e Quaresima. Si tratta della penultima opera di Verdi, composta dopo un lungo periodo di pausa. Infatti, la sua opera precedente, “Aida”, era andata in scena nel 1871. Nell’arco di 16 anni, lo stile compositivo di Verdi aveva subito dei cambiamenti riconducibili all’influenza di Wagner: le forme chiuse, come le arie, i duetti e i cori, sono meno riconoscibili, mentre è molto più evidente un flusso musicale continuo in cui l’Orchestra ha un ruolo essenziale di mezzo unificante.
”Otello” è concepito come un dramma musicale in cui a scandire il ritmo non sono le arie e i recitativi, bensì l’unità drammatica delle scene. Arrigo Boito e Verdi concepirono l’opera come una lotta tra il bene e il male, in cui Desdemona è il bene, Jago è il male, mentre Otello è la vittima, uno strumento utilizzato dal male per distruggere il bene.

La trama
L’opera inizia con Otello che ritorna a Cipro dopo che l’armata veneta ha sconfitto i musulmani. L’alfiere di Otello, Jago, inizia a tramare contro di lui e il capitano delle guardie Cassio. Sa che il gentiluomo Rodrigo è infatuato di Desdemona, la sposa di Otello, ma vuole fargli credere che lei lo tradisca con Cassio. Si impossessa con l’inganno di un fazzoletto di Desdemona, dono di Otello, e lo porta negli alloggi di Cassio come prova dell’infedeltà della donna. L’ambasciatore di Venezia porta la notizia che Otello sia richiamato a Venezia e che Cassio prenderà il suo posto a Cipro, al che Otello impazzisce e strangola Desdemona. Jago spinge Rodrigo a uccidere Cassio per trattenere sull’isola Desdemona, ma questo piano va in fumo perché Cassio uccide Rodrigo. Alla fine, Emilia (moglie di Jago) smaschera il piano malefico del marito. Capito infine il suo errore, Otello si pugnala a morte dopo aver baciato per l’ultima volta le labbra esanimi di Desdemona.

La psicologia dei personaggi
L’“Otello” di Verdi è incentrato sulla psicologia dei personaggi, mossi nelle loro azioni dall’amore, dalla gelosia, dall’invidia e dall’ambizione. Questo aspetto è particolarmente potenziato nell’allestimento fiumano, in cui tutta l’attenzione dello spettatore si posa sui solisti essendo la scenografia del tutto assente. Al suo posto c’è un’installazione luminosa che in alcune scene riflette i sentimenti dei protagonisti. L’uso di sole luci per “costruire” la scena è un’idea interessante, ma in più di una occasione avremmo voluto un’illuminazione un po’ più forte, se l’intento del regista Marin Blažević – come egli stesso spiega nel testo del programma di sala – era stato quello di mettere in risalto la recitazione dei protagonisti. Il gioco con la luce e con le ombre, nonché con la profondità della scena e con il fumo artificiale, sono senza dubbio d’effetto, ma non di rado i volti dei cantanti, anche in momenti cruciali, risultavano indistinguibili perché immersi nella semioscurità.

Interpretazioni convincenti
I solisti hanno offerto delle interpretazioni molto convincenti. L’ospite greco Dimitris Paksoglou, per la prima volta nei panni di Otello, ha “costruito” con particolare coinvolgimento emotivo il suo percorso emotivo da generale vittorioso e sposo innamorato a marito sospettoso, geloso e infine desideroso di vendetta. Dal punto di vista vocale, la sua interpretazione è stata omogenea su tutta l’estensione. Con Anamarija Knego nei panni di Desdemona ha dimostrato di avere una bella intesa. Il soprano fiumano ha messo in mostra anche questa volta le sue doti attoriali, oltre che quelle vocali. È stata particolarmente commovente nella Canzone del salice. Daniil Alekseenko è stato un Jago diabolico, interpretando con grande coinvolgimento il “Credo”. Dotato di una voce potente e vellutata, ha impersonato efficacemente un uomo pienamente consapevole del male che sta facendo, ma assolutamente privo di qualsiasi rimorso.
Nei panni di Emilia, la moglie di Jago, si è esibita Michaela Selinger, Bože Jurić Pešić è stato Cassio, mentre Marko Fortunato ha interpretato il ruolo di Rodrigo. Slavko Sekulić si è esibito nei panni di Lodovico e Davor Nekjak in quelli di Montano. Ottimi gli interventi del Coro, che è stato istruito da Matteo Salvemini, mentre l’Orchestra sinfonica fiumana, sapientemente diretta dal Maestro Myron Michailidis, ha avuto un ruolo fondamentale nella riuscita dello spettacolo. Le luci, che fungono anche da scenografia, sono firmate da Dalibor Fugošić e da Alan Vukelić. Ci sono apparsi alquanto anonimi i costumi di Sandra Dekanić, soprattutto nelle scene in cui Otello e Jago vestiti di nero si trovavano immersi nella semioscurità di un palcoscenico altrettanto nero. Sono state dinamiche e di effetto le coreografie di Selma Banich.

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