UPT, «serve una scossa» Pesa il silenzio della Regione

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UPT, «serve una scossa» Pesa il silenzio della Regione

TRIESTE | Stupiti dell’interesse dei media per la situazione interna all’Università Popolare di Trieste dove, sembra, nulla sia cambiato, anche l’attesa di un’ulteriore evoluzione: Cristina Benussi, presidente dell’UPT, preferisce non rilasciare dichiarazioni dopo che Il Piccolo ha pubblicato un articolo che definisce “critica” la situazione dell’Ente morale. Si accusano ammanchi di decine di migliaia di euro, rivelati dai controlli in corso, scorrettezze nei bandi. Come presidente la Benussi attende il normale sviluppo delle cose.

Pesano su questa gestione, le recenti dimissioni dal CdA di due rappresentanti dei soci, Renzo Grigolon e del Comune, Roberto Fermo. A dire il vero è da tempo che Grigolon in particolare, anche con dichiarazioni al nostro giornale, aveva sottolineato la difficoltà di realizzare le iniziative programmate di cui era stato incaricato. Mancanza di slancio, di entusiasmo, forse anche di rispetto delle singole funzioni e competenze, l’hanno convinto a lasciare. Per dare un segnale, forse anche per scuotere l’Ente “al quale tengo moltissimo”, in particolare per il suo ruolo storico.

Non buttare via tutto

“Mi manca – sottolinea –, l’amico Manuele Braico con il quale c’era un dibattito franco e costruttivo e c’erano dei progetti di riforma dell’UPT per farla diventare quella macchina oliata ed efficiente che è nel suo Dna”. “L’Ente ha significato qualcosa – afferma ancora Grigolon –, non possiamo buttare via tutto, sarebbe il momento di puntare su una maggiore qualità, su un rapporto pregnante con le scuole italiane che sono fondamentali in Slovenia e Croazia, maggiore interazione ed equilibrio nell’uso dei mezzi. Sentiamo proporre dei progetti che ci lasciano basiti e invece dovrebbe essere chiaro il mandato a occuparci di cultura, a preservare un mondo e possibilmente farlo crescere. Spesso si perde di vista la realtà, si preferiscono cose estemporanee a un’attenta programmazione. È tutto il meccanismo che non funziona”. Dimissioni come un grido d’aiuto.
Perché quest’estate? “Dopo l’ultima riunione di luglio durante la quale avevo posto una serie di questioni, non avendo ricevuto risposte esaustive, ho detto basta, allora procedo diversamente”. Passate le ferie, la sua lettera di dimissioni è diventata attuale e fa notizia.

Un momento di stallo

Ma i soldi che sembra siano spariti? “Non è così, chi vive di contributi pubblici è costretto a un continuo equilibrio tra finanziamenti spettanti e realmente erogati. Ogni anticipazione crea scompenso”.
Non è cambiato nulla. Forse pesa sull’Ente proprio il silenzio della Regione, mentre l’UPT continua a mutare, con le leggi, con le nuove regole, con la nuova compagine regionale che, come ha dichiarato ieri il vicepresidente Renzo Codarin in un’intervista al giornalista Stefano Lusa, di Radio Capodistria, non segue più tanto da vicino l’Università Popolare di Trieste come faceva la dirigenza precedente “anche con troppo slancio”. Un momento di stallo, da orfani, al quale dovrebbe seguire un accordo tra le parti: governo, istituzioni locali, Federesuli per decidere come procedere. In particolare quest’ultima vorrebbe un Ente in grado di gestire anche i mezzi degli esuli, questione oltremodo delicata, per cui l’attenzione è molto forte.
In questi ultimi anni la domanda che spesso è stata posta è se la collaborazione con l’Unione Italiana, dopo l’allargamento dell’UE a Croazia e Slovenia, abbia ancora bisogno di un tramite con il governo italiano. Tutti ricordano la mole di lavoro che l’UPT era chiamata a svolgere per l’esportazione di libri, strumenti didattici, cinema, concerti, teatro. Ora tutto questo non c’è più: che fare?

L’emergenza rimane

Gli interessi sono molteplici. Rafforzare il suo ruolo a Trieste, e lo si sta facendo. Cambiare i metodi di collaborazione con l’UI, ma si procede ancora con i vecchi schemi. Ogni cambiamento è una rivoluzione e rischia di mettere in discussione ogni cosa. Ci vuole coraggio, una nuova visione, un’altra prospettiva, la capacità di immaginare, mettersi totalmente in gioco. Grigolon propende per “un maggiore controllo”, cosciente che questo sia uno dei problemi: chi controlla il controllore? Lana caprina.
Ma le urgenze rimangono. L’UPT ha bisogno di aprirsi a sé stessa, la minoranza ha bisogno di un’altra occasione. Difficile individuare un varco. Grigolon e Fermo hanno preferito uscirne. E l’emergenza rimane, non amministrativo-finanziaria ma soprattutto progettuale. Si attende la risposta ufficiale dell’Ente.

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