UPT. I controlli non finiscono qui

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UPT. I controlli non finiscono qui

TRIESTE | “Incompetenza”, forse anche una dose di supponenza, pesano sul destino dell’UPT. A che punto siamo. Il bilancio, di competenza del direttore, è stato predisposto dal rappresentante del Comune, Piero Colavitti, e trasmesso al Consiglio. “È in positivo, dichiara, di dodicimila euro”. Lunedì verrà verificato dai revisori dei conti. Ma ciò nulla cambia sul piano delle responsabilità che andranno chiarite, per mancanze e inadempienze che hanno messo in ginocchio una realtà che non aveva mai dato simili segni di cedimento.
Quindi, si torna a operare come nulla fosse? Questo no. A breve verrà convocata una nuova riunione del CdA che prenderà le sue decisioni. A meno che da qui a quella data non giunga il commissariamento che, in quel caso, azzererà qualsiasi accordo per procedere secondo un preciso iter, stabilito dalle regole normative. Intanto i documenti sono stati messi “sotto chiave”, al riparo da qualche colpo di testa…
“Ma i controlli non finiscono qui”, avverte Colavitti, facendo intendere che verranno riconsiderati anche i capitoli della collaborazione con un controllo sul destino di centinaia di milioni di lire, e poi euro destinati al gruppo nazionale.
Uno dei capitoli di maggiore spesa riguarda senz’altro l’edilizia, voluta proprio dal governo italiano negando al gruppo nazionale la richiesta di poter creare una propria base economica per poter procedere a un finanziamento autonomo delle attività correnti. Si è preferito, eravamo negli anni Ottanta/Novanta, procedere in altro modo, avviando progetti di rinnovo o di costruzione di nuove sedi per le Comunità e le scuole. Un fiore all’occhiello per l’Italia e per la minoranza, che hanno richiesto però l’impegno di un’incredibile mole di finanziamenti, ma che hanno dato alla minoranza spazi prestigiosi e dignità. Si poteva fare diversamente? Del se e del ma sono piene le fosse, recita l’antico detto. Va anche ribadito che la “generosità” dell’Italia è anche servita per sbloccare finanziamenti a livello locale, dei singoli Comuni, coinvolti in un volano di crescita della comunità. All’inizio molti hanno subìto tanto ardire, con una morte civile perché iniziatori di un processo che poi è diventato prassi. Aprire una pista è sempre un azzardo, ma spesso ripaga in risultati di cui godranno i posteri.
In attesa che l’Università Popolare di Trieste trovi la sua via d’uscita dalla crisi con l’aiuto delle istituzioni, rimane aperta un’altra questione. “Chi ha sbagliato, non ha vigilato, è stato connivente – si afferma – dovrà pagare”. Tutti ne guadagneranno in dignità. Chi è stato costretto al silenzio forse ritroverà la fiducia per uscire dall’ombra: intellettuali, personaggi eccellenti che per tanto tempo hanno dovuto assistere alla distruzione di un’idea di collaborazione, ben lontana dal presente.
A volte i nodi vengono al pettine, ed è un bene per tutti.

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