«Sulla riforma delle pensioni serve il consenso nazionale»

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«Sulla riforma delle pensioni serve il consenso nazionale»

ZAGABRIA | L’Iniziativa sindacale “67 è troppo” costituita da tre organizzazioni di categoria ha annunciato la raccolta di firme per indire un referendum sui cambiamenti da apportare alla Legge sul lavoro. In primo luogo i sindacalisti chiedono che l’età pensionabile sia riportata ai 65 anni di età, che sia ridotta la penalizzazione per chi va in pensione anticipata, la quale si potrebbe realizzare al compimento dei 60 anni. Un supporto all’iniziativa è giunto subito dal Partito dei pensionati (HSU) e da Barriera umana. Il presidente dell’SDP, Davor Bernardić, ha annunciato l’intenzione di firmare a favore del referendum, mentre invece il ministro della Sanità, Milan Kujundžić, ha affermato che “siamo una popolazione sempre più vecchia e, di conseguenza, dobbiamo pensare a innalzare l’età pensionabile”. Per il ministro dell’Amministrazione, Lovro Kuščević, “ognuno può avviare un referendum, ma in armonia con le Leggi vigenti. È nell’interesse di tutti, avere un sistema previdenziale sostenibile. Questa Legge lo garantisce, un’altra… non ne sono sicuro”.

Tutti attorno a un tavolo

Alla ricerca di un parere legale sulla Legge in questione e sulle eventuali modifiche, abbiamo contattato il vicepreside della Facoltà di Giurisprudenza di Fiume e docente di diritto del lavoro e previdenza sociale, Vanja Smokvina. “Credo che non si tratti strettamente del problema 65 o 67 anni, ma dell’intero sistema previdenziale. Una Legge o un referendum per modificarla non risolveranno certamente la questione, perché serve un consenso a livello generale, nazionale, di tutti, per trovare una soluzione. Una persona da sola non può sapere come modificare il sistema. Occorrono esperti di tutti i settori – legali, economici, politici. Perciò la questione non sarà facile da risolvere, perché si deve mettere in piedi qualcosa che possa funzionare anche tra 10, 20, 40 anni, con qualsivoglia governo”, ha affermato Smokvina. “Personalmente trovo molto triste il fatto che i pensionati in Croazia, per sopravvivere, debbano lavorare. Hanno oltre 65 anni, alle spalle hanno un’anzianità di 30 o 40 anni di lavoro, hanno il diritto a una vita dignitosa, ma non possono arrivare a fine mese con quello che percepiscono”, ha aggiunto il vicepreside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Fiume.

Il nodo dei reduci di guerra

Osservando che anche in Italia ci sono grossi problemi in tal senso, Smokvina ha voluto ricordare anche la problematica di coloro i quali hanno combattuto nella Guerra patriottica e, quando sono stati smobilitati la loro azienda non esisteva più, era fallita. Perciò si sono ritrovati sia senza un lavoro, sia senza i contributi pagati. “Hanno dovuto lavorare qualche anno in più degli altri per raggiungere l’anzianità, oppure perdere punti percentuali se hanno deciso di andare in pensione anticipata. Attualmente può andare in pensione anticipata senza penalizzazione (dello 0,3 per cento per ogni anno mancante) solamente chi ha 41 anni di anzianità di lavoro”, ha affermato Smokvina.
“Vorrei fare un esempio di come la situazione, molto grave all’epoca, si sia potuta risolvere con soddisfazione di tutte le parti. Qualche anno fa, in Irlanda, stavano peggio di noi, in materia di previdenza sociale. Si sono riuniti a un tavolo, tutte le parti in causa, hanno discusso fino allo stremo e poi sono usciti dalla stanza con una decisione cui tutti hanno tenuto fede. E il loro sistema previdenziale funziona ed è sostenibile. Personalmente mi sento di fare un appello a tutti, perché veramente ci sediamo a un tavolo per raggiungere un consenso nazionale su un interesse nazionale strategico che dovrà rimanere sostenibile e funzionale anche tra molti anni”, ha concluso il prof. Vanja Smokvina.

Dignità e futuro

A difesa della Legge in vigore è intervenuto il ministro del Lavoro e del Sistema previdenziale, Marko Pavić, asserendo: “Noi abbiamo solamente velocizzato il processo di adeguamento dell’età pensionabile entro il 2033. Ma chi è entrato presto nel mondo del lavoro (lavoratori edili, operai non specializzati, commesse e simili) ha il diritto di uscirne al compimento del 60.esimo anno di età con 41 anni di anzianità. Quelli che studiano e conseguono una laurea a 24 anni, di conseguenza, lavoreranno fino ai 65 anni, mentre la soglia dei 67 è riservava a coloro i quali non sono riusciti a mettere insieme l’anzianità di 41 anni”. Il ministro ha rilevato che “si tratta di misure importanti, perché il pensionato medio in Croazia ha un’anzianità pari a 30 anni e 2 mesi, mentre nell’UE la media è di 35 anni e in Germania di 37”.
Il ministro del Lavoro e del Sistema previdenziale, Marko Pavić, ha concluso che “la Commissione europea ha approvato la nostra riforma previdenziale, incentrata sulla stabilizzazione delle finanze pubbliche e sull’aumento delle pensioni, in maniera da permettere una vita dignitosa a chi ne fruisce senza mettere in forse il futuro dei figli e dei nipoti”.

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