Rigassificatore. Una legge per realizzare l’impianto

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Rigassificatore. Una legge per realizzare l’impianto

ZAGABRIA | Il Sabor ha approvato con 77 voti a favore e 25 contrari la Legge sul rigassificatore offshore, creata ad-hoc per facilitare la realizzazione del terminal GNL galleggiante a Castelmuschio (Omišalj) sull’isola di Veglia. L’opposizione di centrosinistra ha dato battaglia fino all’ultimo per impedire il varo della normativa. Il Partito socialdemocratico ha presentato ben 360 emendamenti al testo della legge, ma tutti sono stati bocciati senza pietà dalla maggioranza di governo. A nulla sono valse le proteste delle autorità locali e regionali, nonché degli ambientalisti, tutti nettamente contrari al rigassificatore galleggiante. Il governo invece ha difeso a spada tratta il progetto. Il ministro della Tutela dell’ambiente e dell’Energetica, Tomislav Ćorić, ha ribadito che il rigassificatore riveste un’importanza strategica per la Croazia e le permette di posizionarsi sul mercato europeo dell’energia. Il ministro del Turismo, Gari Cappelli, ha pure spezzato una lancia a favore dell’impianto, dicendosi convinto che esso non avrà effetti negativi sull’industria dell’ospitalità, in quanto sarà realizzato in base alle più moderne tecnologie.

Situazioni controverse

Gli oppositori più accesi della legge sono stati il presidente della Regione litoraneo-montana, Zlatko Komadina e il presidente dell’associazione “Eko Kvarner”, Vjeran Piršić. Interessante notare che entrambi, pur battendosi contro il terminal galleggiante sono favorevoli a un impianto GNL più grande sulla terraferma, anche se in passato quando si discuteva dell’opzione onshore erano maggiormente propensi a supportare un rigassificatore galleggiante.
Il progetto del terminal GNL sull’isola di Veglia ha creato una serie di situazioni controverse, tra studi sull’impatto ambientale dissonanti, dichiarazioni sibilline dell’Ambasciatore di Mosca Azimov sull’impossibilità di offrire sul mercato un gas a prezzi più vantaggiosi di quello russo, per finire con il cambio di casacca del direttore dell’azienda LNG Hrvatska, passato a capo della Gasfin. Quest’ultimo episodio è stato interpretato come un tentativo russo di rallentare i procedimenti riguardo il terminal. La Gasfin è un’azienda registrata in Lussemburgo, vicina alla Gazprom, ed è finita nel mirino di diversi media quando uno dei soci fondatori è stato incarcerato con l’accusa di omicidio e quando nella tangentopoli innescata dalla privatizzazione della Telecom uzbeca la figlia del presidente è stata arrestata perché sospettata di aver intascato una “bustarella”. La Gasfin ha rilevato inoltre dallo Stato austriaco il debito che il controverso imprenditore fiumano Robert Ježić aveva nei confronti della Hypo Alpe Adria Bank e facendo questo è diventata proprietaria del terreno sul quale dovrebbe sorgere il terminal GNL. Inoltre ha dato l’avvio a una forte campagna mediatica a favore del ritorno al progetto originale del rigassificatore sulla terraferma.
Dall’ottica di quanti hanno sostenuto la Legge sul terminal GNL, quest’impianto dovrebbe essere il primo passo negli sforzi della Croazia per evitare di dover dipendere eccessivamente dal gas russo. Anche se in realtà il primo passo è già stato fatto numerose volte, per cui questo sarebbe il quarto primo passo.

Una storia infinita

Per riepilogare la storia del terminal GNL di Castelmuschio dobbiamo ritornare al 1989, quando l’ultimo governo jugoslavo di Ante Marković dette il via libera per la realizzazione del progetto per l’importazione di gas naturale liquido a un consorzio costituito da ČPP Praga, SPP Bratislava, MOL Budapest, Petrol Lubiana, Energopetrol Sarajevo e INA di Zagabria. Il consorzio doveva costruire un gasdotto per trasportare il gas dal terminal di Castelmuschio verso i mercati croato, sloveno, bosniaco, austriaco, ungherese, ceco e slovacco. La capacità pianificata del terminal era di 7,5 – 10.000 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Il costo del progetto era stimato attorno al miliardo di dollari circa e la costruzione doveva essere completata entro il 2000. Oltre alle società summenzionate, diverse compagnie francesi (Total, Gaz de France), tedesche (Ruhr-gas) e britanniche (British Gas) avevano dimostrato notevole interesse per il progetto del gasdotto nord-adriatico.
Il 6 novembre 1992, l’allora Presidente croato Franjo Tuđman aveva inviato una lettera a vari leader mondiali, tra i quali anche il Capo dello Stato italiano Oscar Luigi Scalfaro, invitandoli a fine anno a una riunione sulle isole Brioni. Il tema dell’incontro, come stava scritto nella comunicazione doveva essere la discussione “di diversi progetti di vitale importanza per il rilancio dell’economia croata” tra i quali anche “il progetto di estensione dell’oleodotto e la costruzione di un gasdotto per il trasporto di petrolio e GNL, rispettivamente dal Mediterraneo occidentale attraverso l’Adriatico settentrionale verso i Paesi dell’Europa centrale”.
Nel 2007 era stato fondato il consorzio Adria LNG, di cui erano comproprietari l’austriaca OMV Gas International (25,58%), la tedesca E.ON Ruhrgas (31,15%), la francese Total (25,58%), la ceco-tedesca RWE Transgas (16,69%) e la slovena Geoplin (1%). Nel 2010 era entrata a far parte del consorzio anche la società LNG Hrvatska, formata da Plinacro e HEP. Lo stesso anno dal consorzio LNG Adria erano usciti i partner stranieri, lasciando così il progetto in mano alle aziende statali Plinacro e HEP.
L’intestatario di quest’ultima rivitalizzazione del progetto del rigassificatore di Castelmuschio è il consorzio LNG Hrvatska.

Proprietà e concessioni

La nuova Legge regola la proprietà dei terreni sui quali dovrebbe sorgere il terminal e tutta la sua infrastruttura, le varie concessioni, l’accesso al demanio marittimo come anche il canone per la sicurezza della fornitura che in teoria potrebbe dare il permesso al consorzio di attingere alle casse dello Stato nei momenti in cui il terminal dovesse avere il bilancio in rosso.

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