Marić. Un ministro in bilico

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Marić. Un ministro in bilico

BRUXELLES | “La decisione scritta non mi è stata trasmessa in via formale, una volta che mi sarà pervenuta l’analizzerò in modo dettagliato e valuterò se e come commentarla. In base a quanto ho potuto vedere finora posso dire che agirò per le vie legali. Intendo contestare la decisione perché non ritengo di essere incorso in un conflitto d’interessi. Del resto la stessa Commissione lo aveva già appurato in una sua decisione precedente. Parimenti non ho violato i principi del pubblico mandato”. Così il ministro delle Finanze, Zdravko Marić, che ieri a Bruxelles, dove partecipa alla riunione dell’Ecofin, in merito alla decisione emessa dalla Commissione competente in materia di conflitti d’interesse con la quale si stabilisce che nella vicenda Agrokor sono stati violati i principi che regolano lo svolgimento degli incarichi pubblici. Una decisione i cui contenuti, ha tenuto a precisare il ministro, gli sono conosciuti soltanto attraverso gli articoli pubblicati dai media. “Da quanto ho potuto vedere è stata fatta una manovra i cui motivi mi sfuggono. Reputo però che la stessa sia ingiustificata e incomprensibile”, ha detto ancora Marić, dando a intendere di essere particolarmente insoddisfatto della scelta procedurale di unificare il suo caso con altri.

Pronto a presentare ricorso

“Intendo presentare ricorso”, ha anticipato, puntualizzando che ha sì partecipato agli incontri con i rappresentanti dell’Agrokor e a quelli del gruppo di lavoro incaricato di scrivere la cosiddetta lex Agrokor, ma mai su sua iniziativa, bensì sempre su invito. “Il mio coinvolgimento risale alla fase preliminare quando bisognava fare il punto della situazione e analizzare lo stato dell’arte in base ai dati disponibili. Rigetto fermamente ogni ipotesi inerente a un mio ruolo di persona di contatto per le questioni operative”, ha detto il ministro, evidenziando di non aver contribuito alla definizione delle soluzioni poi applicate all’Agrokor.
Inevitabile una riflessione sulla sua posizione nella compagine di governo che già da qualche tempo sembra essere in forse per un suo presunto interesse a impegnarsi nuovamente nel settore privato. Ma su questo punto Marić appare poco disponibile a qualsiasi commento.

Due piani diversi

“Eviterei di mettere in relazione le due cose. Come ho già avuto modo di dire, fino a quando ricoprirò l’incarico di ministro e per tutta la durata del mio mandato mi sono sempre impegnato a operare in modo professionale, responsabile e nel rispetto delle leggi e così intendo fare anche in futuro”, si è limitato a dire Marić, che in conslusione ha rilevato: “Da parte mia c’è il massimo rispetto per tutte le istituzioni dello Stato, ma anch’io ho dei diritti, non soltanto quelli che derivano dall’incarico di ministro, ma anche quelli riconosciuti a tutti i cittadini”.

Una questione morale

Di tutt’altra opinione i rappresentanti delle opposizioni, che ieri hanno chiesto senza giri di parole le dimissioni del titolare delle Finanze. “Chiediamo che la lettera di dimissioni venga presentata subito”, ha tuonato nel corso di una conferenza stampa convocata al Sabor il leader di Barriera umana (Živi zid), Ivan Vilibor Sinčić, a cui avviso “la sua caduta morale si è avuta già tempo fa, in occasione del primo tentativo fatto in Parlamento per destituirlo dall’incarico quando la votazione fu 71:75”. A fargli eco il deputato Branimir Bunjac che riferendosi a Marić ha detto: “Per quanto ci riguarda non è un ministro, ma semplicemente un bugiardo”. Sinčić comunque auspica che la vicenda non si chiuda qui, bensì che la Commissione si dimostri altrettanto ferma anche nel valutare i casi inerenti al premier Andrej Plenković e al leader del Most, Božo Petrov, per il nullaosta alla nomina di Ante Ramljak a commissario straordinario dell’Agrokor ai tempi della coalizione HDZ-Most. Non ha poi mancato di ricordare il ruolo del suo partito, a cui ha fatto presente “va riconosciuto di aver denunciato il caso alla Commissione”. “Questo è soltanto l’inizio. Abbiamo pronte anche altre denunce”, ha concluso Simčić, annunciando che Barriera umana farà “tutto il possibile perché tutti coloro che hanno le mani in pasta nella vicenda Agrokor rispondano penalmente”. “Desideriamo – ha concluso – che la Croazia diventi uno Stato di diritto”.

Serve una nuova legge

Del fatto che Marić non sia la persona giusta per guidare il ministero delle Finanze è convinto anche il presidente dell’SDP, Davor Bernardić, che ritiene che il governo sia “un caso esemplare di conflitto d’interessi”. “Dopo l’ammissione fatta ieri dal ministro Marić riguardo al suo ruolo alle riunioni segrete è chiaro che il premier Plenković era a conoscenza di tutto quanto stava avvenendo all’Agrokor e che nel gruppo Borg Plenković è il numero 1 e Marić il numero 2”, ha detto Bernardić, che ha auspicato che ai Banski dvori vengano applicati gli stessi criteri ai quali ci si è richiamati per le dimissioni di Martina Dalić, ma anche un intervento del Procuratore capo dello Stato. “Marić deve ringraziare della fiducia e andarsene”, è l’opinione dei leader della Coalizione di Amsterdam (DDI, GLAS, HSS) e dell’HSU, che con grande probabilità si unirà alla formazione liberale. “È fondamentale approvare una nuova legge sui conflitti d’interesse, ma non nei contenuti auspicati dal ministro Kuščević. Le istituzioni non possono dipendere dall’HDZ”, ha detto Anka Mrak Taritaš del GLAS. Riflessione sposata da Krešo Beljak (HSS), a cui avviso la decisione approvata dalla Commissione è troppo blanda. “Andava detto chiaramente che Marić e Dalić erano in conflitto d’interessi. Questo avrebbe prodotto delle conseguenze politiche, ma – ha concluso – avrebbe anche portato al coinvolgimento della Procura di Stato”.

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