«La rappresentanza in Parlamento è fondamentale»

Il politologo Davor Gjenero sul sistema di tutela dei diritti delle minoranze

0
«La rappresentanza  in Parlamento è fondamentale»
Furio Radin, Dragana Jeckov, Boris Milošević e Veljko Kajtazi, quattro degli otti parlamentari delle etnie in questa legislatura. Foto: PATRIK MACEK/PIXSELL

“I passi avanti non mancano”. Così il politologo Davor Gjenero sintetizzando al massimo la sua opinione riguardo allo stato dell’arte in materia di tutela dei diritti delle minoranze nazionali. “Ovviamente, i lati deboli ci sono, ma va sottolineata l’importanza dell’istituto dei deputati eletti nella XII circoscrizione. Inoltre – aggiunge –, i principi su cui si fonda la politica minoritaria e la loro attuazione, in primis a livello locale, sono importantissimi in termini di potenziale democratico”. In occasione del 20º anniversario della Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali, in un’intervista rilasciata all’agenzia Stina, Gjenero si sofferma anche sulle sfide da affrontare in futuro. Quanto all’efficacia degli strumenti normativi in vigore fa presente che “in passato le difficoltà derivavano dalla circostanza che, stando alla percezione dominante, gli strumenti pensati a tutela degli appartenenti alle minoranze non erano il risultato di una necessità intrinseca bensì il frutto del percorso di avvicinamento della Croazia all’Unione europea e più in generale alle istituzioni internazionali”. “La condizione posta dalla Commissione di Badinter fu l’approvazione di un atto normativo incentrato sullo status delle minoranze in Croazia. Si arrivò così, nel dicembre del 1991, alla Legge costituzionale sui diritti umani, sulle libertà fondamentali e sui diritti delle comunità etniche e nazionali nella Repubblica di Croazia”, ricorda Gjenero, aggiungendo che la Legge in parola regolava il diritto delle minoranze all’autonomia territoriale e culturale e la tutela al diritto di voto passivo, ma che all’epoca prevalse l’opinione che il livello di integrazione degli appartenenti alle minoranze fosse buono e che il rischio di esclusione sociale e di limitazione dei diritti riguardasse soltanto due comunità, quella serba e quella rom. Il problema di fondo era, chiarisce l’analista politico, “la mancata applicazione delle norme riguardanti i diritti delle minoranze a livello di autonomie locali e territoriali”.

Davor Gjenero.
Foto: MARKO PRPIC/PIXSELL

L’importanza del livello locale
Nel 2002 fu approvata la Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali che già nel nome rivela il superamento della necessità di regolamentare l’aspetto dei diritti umani in quanto – chiarisce Gjenero –, “nel frattempo la Croazia ratificò i documenti internazionali regolanti la materia”. “All’epoca la maggioranza politica considerava il rispetto dei diritti umani un obbligo indiscutibile facente parte del corpus iuris croato. Era pertanto lecito aspettarsi che gli elementi portanti della Legge siano legati all’attuazione dei diritti delle minoranze a livello locale. Se in uno Stato l’ordinamento è democratico e se c’è consenso sul fatto che i principi dello Stato di diritto e dell’uguaglianza davanti alle leggi sono fondamentali per il funzionamento del sistema va da sé che la tutela delle minoranze va assicurata in primo luogo nei territori dove gli appartenenti risiedono – spiega Gjenero –. È per questo motivo che il principio della rappresentanza (relativa) degli appartenenti alle minoranze nei comuni e nelle città e della rappresentanza negli organi dell’autonomia territoriale (regionale) è importantissimo per la valutazione del nuovo sistema di tutela delle comunità minoritarie”.

L’autonomia culturale e politica
A detta di Davor Gjenero, però, il principio base, quello assolutamente fondamentale in materia di tutela dei diritti delle minoranze viene introdotto appunto dalla Legge costituzionale del 2002: l’autogoverno delle minoranze, l’autonomia culturale e politica delle comunità a livello locale e regionale. “Vengono creati i Consigli delle minoranze che, nelle intenzioni, non dovevano essere politicamente mediati e le cui attività dovevano essere ispirate dai principi della società civile. In altre parole – così Gjenero – l’intenzione era di assicurare che ogni singola idea e ogni interesse specifico sia realizzabile e tutelato a seconda della sua importanza e non in base alla sua capacità di assicurare sostegno politico alle elezioni”.

Le regole elettorali
Sempre in tema di rappresentanza delle minoranze negli organi (esecutivi e rappresentativi) a livello locale, nell’intervista alla Stina, Gjenero ripercorre le varie fasi dettate delle modifiche alle regole elettorali, che dal 2007 prevedono l’elezione diretta dei sindaci e dei presidenti delle Regioni e quindi anche diverse novità per quanto attiene ai rappresentanti delle comunità nazionali minoritarie residenti sul territorio. In conclusione, riguardo al dibattito sulla sussistenza e sulla forza del legame tra politica e interesse dei cittadini rapportata alla dimensione minoritaria, Gjenero fa presente che questo legame ha la stessa forza e gli stessi punti deboli a livello di politica in senso lato e a livello di realtà minoritaria. “La corrispondenza, tra le misure approvate e i reali interessi delle persone è uguale, nulla cambia a seconda del fatto si parli di maggioranza o minoranza ”, dice Gjenero, facendo presente che parlando di effetti della Legge costituazionale il punto chiave è che questa normativa ha consentito alle etnie di essere un fattore attivo della politica.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display