3.maj. Si spera ancora

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3.maj. Si spera ancora

FIUME | Al cantiere navale 3.maj si è tenuta ieri un’assemblea dei lavoratori, ai quali si sono rivolti il nuovo/vecchio direttore, Edi Kučan, ma anche il curatore fallimentare Zdravko Čupković. Il tutto in vista dell’udienza di domani al Tribunale commerciale di Fiume, nel corso della quale il giudice Ljiljana Ugrin dovrebbe decidere se indire il procedimento fallimentare dello stabilimento di Cantrida, sancendo così la sua chiusura, o se rinviare il tutto per la quinta volta.

Positivo l’atteggiamento dei dipendenti riguardo alla presenza all’Assemblea di Kučan, che ai loro occhi rimane “il direttore che era stato rimosso dall’incarico dalla Direzione del Gruppo Uljanik” e che gode di maggiore stima rispetto a Maksimilijan Percan, che per mesi, in piena crisi, non si era fatto vedere al cantiere. La destituzione dall’incarico di quest’ultimo era stata richiesta più volte dai cantierini, che però non avevano ottenuto il risultato auspicato. Favorevoli al nuovo/vecchio direttore generale dello stabilimento sono soprattutto i Sindacati, che già mesi fa lo avevano contattato perché tornasse a riprendere in mano le redini del cantiere. Dopo l’arresto di Percan e le sue conseguenti dimissioni, Kučan (ormai in pensione) ha accettato l’offerta e si è subito prodigato per esaminare a fondo la situazione e cercare soluzioni atte a mantenere in vita il 3.maj.

Le conseguenze del fallimento

Dopo la riunione, il sindacalista Predrag Knežević ha descritto l’umore dei dipendenti affermando: “Sono sì frustrati, ma contenti di vedere che Kučan è ritornato al proprio posto, perché sanno che darà il massimo per salvare il cantiere navale di Fiume e far riprendere la produzione. La maggior parte non propende per il fallimento, perché ciò vorrebbe dire estinguere il 3.maj. A tale proposito, sono convinto che l’intervento di Čupković sia stato fondamentale, perché ci ha descritto la situazione che si potrebbe creare nel momento in cui il giudice dovesse indire il procedimento fallimentare. Siccome il libro delle commesse è vuoto e il governo ha pagato le garanzie per le navi quasi portate a termine, non ci sono ragioni perché il curatore fallimentare trattenga alcun dipendente, visto che non c’è nemmeno il materiale necessario per poter lavorare. Dunque, per tutti si prospetta l’Ufficio di collocamento. Qualcosa di positivo però deriverebbe dal fallimento, perché in tal caso i dipendenti avrebbero diritto alle paghe arretrate e alle differenze tra le tre paghe minime ricevute e le paghe guadagnate ma non erogate, più gli interessi e, naturalmente, la liquidazione. Ma sperano che non si debba giungere a questo punto: vogliono poter vivere del proprio lavoro, dunque hanno bisogno del materiale necessario per completare le navi in bacino e le paghe con cui poter tirare avanti”.

Stima e fiducia nel direttore

Un’opinione positiva è stata espressa anche da un altro sindacalista, Boris Bučanac. “Kučan è una persona a posto, legata in tutto e per tutto al 3.maj. In fin dei conti, vi ha guadagnato la pensione – ha detto il sindacalista –. Anche quando era stato deposto, gli armatori hanno continuato a chiamarlo per concordare nuove navi con il 3.maj. Dalla posizione in cui era stato degradato non poteva farlo, ora invece che è in pensione, ma ha deciso di assumere le redini, non può farlo perché il cantiere di Cantrida è in una situazione disastrosa. Nel discorso che ci ha fatto ha sottolineato che, come grandezza, siamo il 10 per cento del Gruppo, ma che produciamo il 50 p.c. I lavoratori sanno che non è arrivato con la valigia piena di soldi, ma sono altrettanto sicuri che, se fosse stato al posto di Percan, non saremmo stati per tanti mesi senza paga. Il suo non è un compito facile e sappiamo che non vuole essere ricordato come il direttore che ha seppellito il 3.maj, ma come colui che ha cercato di salvarlo. Per noi è il direttore che è stato destituito e che non ha lasciato debiti dietro di sé. Siamo convinti – ha concluso Bučanac – che con lui riusciremo a riprendere la produzione al 3.maj. Però l’ultima parola spetta al governo”.
Intanto il Tribunale commerciale di Pisino ha indetto il procedimento fallimentare dell’Uljanik – produzione di attrezzature, per un debito di 6,2 milioni di kune.

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