Nuovi leader. Ce la faranno?

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Nuovi leader. Ce la faranno?

Volti nuovi e, si spera, persone “pulite” si stanno affacciando sulla scena politica croata. Gente che ben poco ha da spartire con quell’establishment che, da destra come da sinistra, sta paralizzando il paese, senza essere in grado di individuare nuove vie d’uscita a problemi che si trascinano sin dall’acquisizione dell’indipendenza. La crisi della cantieristica, per citare solo un problema con cui dobbiamo fare i conti, è la prova che l’attuale classe dirigente non è in grado di mandare avanti il paese. Si potrebbe puntare anche il dito contro il fallimento del settore agricolo, o la riforma dell’istruzione, che è partita da settembre coinvolgendo solo una settantina di scuole. Poco ma di cuore, direbbe qualcuno.

Lotte intestine

L’SDP ha fallito: non è un partito di sinistra, non è una forza in grado di raccogliere il meglio dell’opposizione, vivacchia dilaniato da lotte intestine. Le occasioni di rinascere dalle ceneri le ha cedute a forze marginali che gli hanno rubato l’audience e una buona parte di voti. È un partito disorientato che non è riuscito a rimettersi in piedi eopo la scomparsa del suo, per il momento, unico e vero leader storico, Ivica Račan, scomparso prematuramente nel 2007, un anno prima dello scoppio della grande crisi economica che colpito pure la Croazia. Il Partito Socialdemocratico non è in grado di esprimere progettualità, non viene recepito più come una forza politica da seguire, da ascoltare, da rispettare. Il modo di trattare gli oppositori è simile a tutti gli altri partiti croati. Vengono espulsi e basta. 
Nemmeno l’HDZ gode di buona salute anche se recenti sondaggi demoscopici la collocano al primo posto. Numerosi suoi ex ministri si trovano indagati in varie inchieste legate a corruzione, abuso di potere d’ufficio. Il partito è stato criticato pure per la sua vicinanza alla chiesa cattolica. I suoi vertici sono accusati di poca trasparenza nella gestione interna del partito, tanto che gli insoddisfatti sono di giorno in giorno sempre più numerosi. Uno dei contestatori di Plenković è Darko Milinović, espulso dall’HDZ dopo una seduta telefonica del Giurì d’onore. L’ex leader dell’HDZ è stato accusato di aver leso l’immagine e gli itneressi politici del partito con le sue esternazioni. Di recente inatti si è presentato davanti alla segreteria dell’HDZ con un numeroso gruppo di insoddisfatti provenienti dalla regione della Lika dove Milinović è uno dei politici più influenti.

Gli scandali che scoppiano, e di cui il partito ne è in buona parte responsabile, lo rendono sempre meno affidabile e fragile. Ma quello che crea problemi ad una gestione “condivisa” della piattaforma programmatica sono soprattutto le lotte interne. Ci sono infatti numerose frazioni: europeisti, nazionalisti, liberal-capitalisti, democratici, taluni rispettosi altri sprezzanti nei confronti delle minoranze a cui vorrebbero negare diritti fondamentali. In parole povere un contenitore popolato da un’infinità di anime e di idee che talvolta si contraddicono reciprocamente. Un calderone. Più si scava e più si rimane delusi.

E proprio per arginare il male che la politica, sia quella di destra che quella di sinistra, sta facendo all’elettorato e al paese, alcuni personaggi, sino a qualche tempo fa marginali, si sono esposti in prima persona decidendo di scendere in campo. Tutto ciò fa sperare che, forse, le cose potrebbero cambiare.

Si può cambiare?

La prudenza però è d’obbligo. Ci sono state in passato delle pseudo grandi novità come l’ingresso nell’arena della politica del Ponte/Most. Costoro ben presto sono riusciti a rovinare quanto di buono era stato stabilito nel loro programma d’esordio, oppure Pametno uscito dall’abbraccio della DDI, il Movimento dei sindaci indipendenti. Il fatto è che questi leader emergenti non si sono mostrati all’altezza delle sfide di fronte a cui sono stati posti. Se ci si chiede il perché forse bisogna rilevare che hanno potenziato, sin troppo, il localpatriottismo, il populismo, forse non sono stati bravi a condurre trattative con i due mostri sacri della politica croata, l’SDP e l’HDZ, o forse i loro programmi non sono stati riconosciuti dall’elettorato o non sono stati comunicati in modo comprensibile. Sia come sia il loro risultato non soddisfa.

Non basta fare scena

Poi c’è Scudo umano/Živi zid che ruba voti a destra e a manca, si occupa di politica, ma fa anche tanta scena e talvolta un po’ di folclore. La popolarità di questa formazione cresce, ma non si può certo sostenere che questi ragazzi abbianoidee chiare su come far uscire il paese dalla crisi che si protrae da troppo tempo. Stanno brancolando nel buio e sono dei “tuttologi”. Sono onnipresenti, come il prezzemolo o la cannella. Sbucano, tante volte senza essere invitati, dalle portinerie di grandi stabilimenti industriali alle deriva o si presentano agli sfratti cercando di contestare sentenze e aiutare i cittadini in difficoltà. Si sono piazzati anche davanti ai cantieri navali in crisi bucando le telecamere e rubando il microfono ai rappresentanti sindacali che incavolati li hanno allontanati.

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Tomislav Miletic/PIXSELL

Politica e arroganza

Per questo motivo l’ingresso in politica di Dalija Orešković, ex presidente della Commissione parlamentare per il conflitto d’interesse, del giudice zagabrese Mislav Kolakušić, nonché del clamoroso abbandono dell’SDP da parte di una grande promessa della politica croata, Bojan Glavašević, sono dei buoni correttivi per una politica che non riesce a tenere il passo con i tempi e risolvere i problemi, quelli veri, che costringono il Paese ad una clamorosa retrocessione, in tutti i campi. L’annuncio del coinvolgimento di alcuni giovani leoni è il risultato di una sana e giusta reazione all’attuale vita politica e sociale in cui ci barcameniamo.

Stato di diritto al collasso

“Lo stato di diritto ha subito un collasso. Sconcertante è l’arroganza presente nella gestione della politica condotta in modo da tutelare e promuovere in primo luogo interessi privati. Sono venuti meno i meccanismi di difesa dei principi di democrazia. Se andiamo avanti così tra breve sarà irrilevante chi vincerà alle elezioni, perché non avremo più cosa difendere” – sostiene la Orešković. Sin dal momento in cui ha assunto le redini della Commissione per i conflitti d’interessi ha dimostrato che non esistono politici intoccabili. Ha avviato procedimenti a carico di sindaci, presidenti di regioni, ministri e parlamentari. La ricorderemo per aver avuto il coraggio di aprire un fascicolo a carico del Capo dello Stato, Kolinda Grabar Kitarović. Ha “osato” poi comminare un’ammenda di 30 mila kune al sindaco di Zagabria, Milan Bandić, perché in piena campagna elettorale ha modificato le regole relative all’affissione di manifesti dei candidati favorendo la propria promozione. Ha prescritto multe anche a Željko Kerum nel periodo in cui ha ricoperto la carica di sindaco di Spalato per un’importo di 40 mila kune. Il reato? Si era dimenticato di presentare la dichiarazione relativa allo stato patrimoniale di fine mandato. Ha messo alle strette pure l’ex premier Tomislav Karamarko, uno degli intoccabili dell’HDZ, perché coinvolto nell’affare “Consulente” in cui era immischiata pure sua moglie.
Tanto quanto basta per non ottenere un secondo mandato a capo di questo importante organismo che vigila sul conflitto d’interesse, tutela le istituzioni, cerca di assicurare procedimenti democratici.
Ciò non l’ha scoraggiata, era chiaro che era riuscita ad irritare numerosi potentosi, ed ora questa giovane donna, laureata in giurisprudenza, classe 1977, entra nell’arena della politica nazionale. E in molti seguono con interesse i suoi movimenti.

PXL 270617 17145953Patrik Macek/PIXSELL

Parola di giudice

Tra gli esordienti in politica c’è pure il giudice Mislav Kolakušić che da tempo invita i cittadini, attraverso un’intensa campagna sui social, a scendere in piazza e a protestare contro il dilagare della corruzione. Ha criticato la Legge sul procedimento fallimentare, quella sui pignoramenti e la Lex Agrokor. “Bisogna intervenire sulle istituzioni, salvare la loro integrità. I cittadini devono essere informati sulle conseguenze che determinate leggi avranno sulla loro vita. Nascondere ciò è imperdonabile” – sostiene il giudice zagabrese.

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Patrik Macek/PIXSELL

Il coraggio di un figlio

C’è un terzo personaggio che sta pilotando già da tempo l’attezione su di sé. Si tratta di Bojan Glavašević, figlio di un reporter di guerra ucciso durante l’assedio di Vukovar, ex giovane promessa dell’SDP, ha abbandonato il partito perché profondamente deluso della sua inefficienza, stanco di assistere a cruente lotte interne per la supremazia di un partito che di fatto non esiste più. In una lettera aperta, Glavašević jr. sostiene: “Non siamo stati in grado di iniettare nuova linfa all’SDP, renderlo vitale, non siamo riusciti a riempirlo di importanti contenuti politici, né a trasformarlo in un partito a cui gli elettori croati credono. Semmai lo abbiamo trasformato nell’antitesi della socialdemocrazia”. Non ha intenzione di rimettere nelle mani dell’SDP il suo mandato parlamentare e forse darà vita ad un nuovo partito o si unirà ad un gruppo d’opposizione. Lo scopriremo ben presto.

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