MACCHINE DEL TEMPO Mini, soltanto all’apparenza

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MACCHINE DEL TEMPO Mini, soltanto all’apparenza
La Mini Morris cabrio di Robert Čulina. Foto: LUCIO VIDOTTO

È uno degli esempi di quanto possa ingannarci l’apparenza. Vista tra le altre auto, in mezzo al traffico cittadino, ieri come oggi, appare minuscola e, in effetti lo è. Con i suoi 303 centimetri di lunghezza, piccola anche di statura, dà nell’occhio per le sue dimensioni ridotte. Chi può immaginare che vi possano trovare posto 4 persone? La superutilitaria del XXI secolo è indubbiamente la “Smart”, più precisamente il modello “ForTwo” che misura 270 centimetri, ma che ha due soli posti. Oltre alle dimensioni, sono ben poche le cose che accomunano quest’ultima e la Mini. Dal 1959 al 2000, la Mini della prima serie è stata prodotta in 5,5 milioni di esemplari. Nella cerchia ristretta delle auto che hanno segnato un’epoca c’è anche lei, inconfondibile e oggi ambitissima. Chi ce l’ha se la tiene, come fa Robert Čulina, appassionato di auto d’epoca, nato e cresciuto tra i motori in una famiglia che da molti decenni si occupa di trasporti. Čulina ha ereditato l’attività, svolta parallelamente ai suoi hobby, cioè corse e auto d’epoca. Abbiamo visitato il suo box, ma non vi sveliamo, per ora, cosa ci abbiamo trovato. Ci accontentiamo della sua Mini, classe 1968, in versione cabriolet. “L’acquistai per 300 marchi all’inizio degli Anni Novanta. Internet non c’era e le novità le scoprivo sulle riviste specializzate. Questa non era una cabrio e quando la presi la trovai in condizioni tutt’altro che buone. Assieme a un amico, con sei mesi di lavoro e qualche centinaio di metri di saldature, l’abbiamo rimessa in sesto, trasformandola da berlina in cabriolet. Come tale l’abbiamo omologata e immatricolata. Per qualche anno l’abbiamo portata a spasso, d’estate. Poi siamo cresciuti e la Mini cabrio l’abbiamo sostituita con altre auto. Lei, però, non l’abbiamo venduta, ma riposta nel box. Dopo più di vent’anni, nel 2022, con una serie di interventi, ai freni e alla meccanica, con qualche pezzo di ricambio, è stata rimessa nelle condizioni per venire immatricolata. Eccola qua. È uno spasso andare in giro con lei con la nostalgia per i tempi passati, della gioventù spensierata”.

La Mini nacque come conseguenza indiretta della crisi del Canale di Suez del 1956, quando l’Egitto decise di nazionalizzare il passaggio tra il Mediterraneo e il Mar Rosso, togliendolo alla gestione britannica e francese. In Europa vi fu un’impennata del prezzo del carburante che fece ripiegare molte case automobilistiche su modelli con consumi contenuti.

“Oggi, quando mi fermo al semaforo con la Mini Morris cabrio, ci sono sguardi e sorrisi da ogni parte. La guida è molto piacevole e grazie alle sue dimensioni è facile trovare un posto per parcheggiarla. La Mini è l’amore della mia infanzia”.

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