Croazia. Un anno di economia tra alti e bassi

Stando a tutta una serie di paramentri l’anno si concluderà con un bilancio tutto sommato positivo. L’inflazione però è una potenziale fonte di seri grattacapi per il cittadino medio

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Croazia. Un anno di economia tra alti e bassi

Quale è stato l’andamento generale dell’economia croata nel corso del 2021? La domanda è semplicissima, ma la risposta non altrettanto. Nemmeno un valore numerico, affiancato da una percentuale, è in grado d’esprimere tutto quello che è successo in Croazia, con l’economia nazionale che ha in parte seguito i trend mondiali e in parte ha avuto una vita propria, grazie a una serie di eventi che hanno influito pesantemente sugli andamenti macroscopici di vari parametri. Alcuni degli investimenti e degli affari portati a termine influiranno molto di più su questo anno di esercizio che sui successivi, come la costruzione di grosse opere infrastrutturali, altri invece, vedranno i loro effetti appena negli anni a venire, con la possibilità di contribuire alla crescita dell’economia croata a medio e lungo termine.

 

Volendo fare un riassunto sintetico delle caratteristiche principali di questo 2021 non si può non parlare di un anno nel quale c’è stata una forte ripresa dalla crisi causata dal coronavirus nel corso del 2020. Nonostante il virus continui a circolare l’economia mondiale, inclusa quella croata, è riuscita ad adattarsi, almeno in parte, alle nuove dinamiche. La seconda grande novità è l’afflusso di nuovi capitali, l’abbassamento dei tassi d’interesse e il conseguente aumento dell’inflazione. Fenomeni che sono caratteristici tanto in Croazia quanto nella stragrande maggioranza degli Stati del mondo occidentale. Nel riassumere l’andamento dell’economia croata non si può evitare di parlare dei risultati della stagione turistica, che in molti hanno giudicato ottima, soprattutto se confrontata al (semi)disastro del 2020, ma che in realtà è ancora molto lontana dai livelli prepandemia. Dulcis in fundo, l’acquisizione del marchio Bugatti (uno dei più blasonati brand automobilistici al mondo) da parte del Gruppo Rimac (famoso per la produzione di ipercar elettriche), un’operazione che potrebbe avere enormi ricadute (positive) sul Prodotto Interno Lordo nazionale.

Mate Rimac tra la la Bugatti Chiron Superfast e la Nevera

Ripresa generale

Il 2020 ha visto un calo dell’economia croata dell’8 per cento. Si è trattato di un colpo durissimo, considerando che prima del coronavirus la perdita netta maggiore registrata in un anno era stata del 7,3 per cento e si era verificata nel 2009, in un momento storico di grande incertezza, condizionato dalla crisi subprime. Questa volta però la crisi aveva una natura ben diversa e pertanto, sin da subito, esisteva una fiducia generale nella possibilità di una ripresa in tempi rapidi. I primi segnali di ripresa sono arrivati già nel corso del primo trimestre di quest’anno, dove si è registrato ancora un segno negativo, ma talmente lieve, parliamo dello 0,7 per cento, da permettere a tutti di comprendere che la crisi era finita e che stava ormai iniziando il periodo della ricostruzione e della ripresa.

Stando alle analisi di settore in quel periodo il PIL è aumentato del 5,8 per cento a livello trimestrale e dello 0,9 per cento a livello annuale, con l’economia croata che si è così dimostrata capace di riprendersi più in fretta della media europea, che in base ai dati Eurostat era ancora in perdita, con un – 1,7 per cento a livello trimestrale. I dati definitivi per il 2021 non sono ovviamente ancora pronti, ma la stessa Commissione europea ha predetto un aumento del PIL della Croazia dell’8,1 per cento rispetto al 2020, con l’agenzia Fitch che è arrivata a predire un aumento addirittura dell’8,9 per cento, mentre la stima per il 2022 è di una crescita fra il 4,1 e il 4,5 per cento.

Foto: Grgo Jelavic/PIXSELL

Rating

Un altro parametro che riassume l’andamento di tutto il Paese è il voto assegnato all’economia croata dall’agenzia di rating Fitch, che il 13 settembre di quest’anno ha deciso di far passare la Croazia dal BBB- al BBB. L’assenza di questo piccolo segno meno dopo la tripla B potrebbe non significare niente per il cittadino medio, almeno nel breve periodo, ma gli esperti di economia e finanza sono convinti che si tratti di un grande passo avanti, che aiuterà l’arrivo di nuovi investimenti e che di conseguenza favorirà la crescita e il benessere economico. Dopotutto si tratta della miglior valutazione mai ottenuta dalla Repubblica di Croazia in questo ambito. E si tratta di un parametro che influisce sulle capacità dello Stato di monetizzare a condizioni favorevoli le obbligazioni emesse a lungo termine, come pure di ridistribuire il debito pubblico e di ottenere più facilmente nuovi di finanziamenti.

Il problema del carovita

All’inizio dell’anno non s’intravedevano ancora problemi sul fronte dell’inflazione. Il tasso calcolato su base annua nel mese di gennaio sembrava addirittura negativo. Poi il carovita è lievitato incessantemente. A novembre l’inflazione ha subito un balzo di ben 4,8 punti percentuali facendo schizzare considerevolmente il prezzo di molti prodotto e servizi, incluso quello di numerosi beni di prima necessità. Questa situazione è dovuta soltanto in parte alla crisi causata dal coronavirus e in alta misura a una cattiva gestione della logistica durante la ripresa, abbinata al blocco del canale di Suez, che ha causato ritardi di ogni genere nella consegna delle merci.

Anche in questo caso, però, la Croazia sembra essere messa meglio della media europea, con i casi peggiori che si sono verificati in Lituania, che ha visto un aumento del 9,3 per cento dell’inflazione su base annua, dell’Estonia, con l’8,6 per cento e dell’Ungheria, con il 7,5 per cento. Fra i Paesi con l’inflazione più bassa, invece, Malta con il 2,4 e il Portogallo con il 2,6, valori normali che non stravolgono il mercato.

Il prezzo di molti alimenti negli ultimi mesi è schizzato alle stelle

L’exploit

La notizia più clamorosa arriva però dal settore privato. Come già scritto, il Gruppo Rimac ha dimostrato di poter competere sul mercato mondiale delle automobili acquistando il prestigiosissimo marchio Bugatti. Tutto questo nell’ambito di una più ampia collaborazione con Porsche, che detiene il 24 per cento delle azioni del Gruppo Rimac, nonché il 45 per cento della nuova compagnia Bugatti Rimac.

Oltre alla fusione Rimac ha continuato a lavorare allo sviluppo di nuove tecnologie nel campo delle batterie per le automobili elettriche, che saranno a disposizione di tutta una serie di marchi mondiali, come pure alla creazione di un gigantesco impianto di produzione e ricerca tecnologica con sede a Sveta Nedjelja, nei pressi di Zagabria, dove si pianifica che nei prossimi anni troveranno lavoro più di 700 dipendenti altamente qualificati.

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