Bomba ad orologeria

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Bomba ad orologeria

Sebbene fosse chiaro da mesi che il gruppo “Scoglio Olivi” non ce l’avrebbe fatta ad uscire dalla crisi strutturale e finanziaria in cui ha trascinato pure il cantiere “3 Maggio” di Fiume, abbiamo preferito sperare nel miracolo. Che non si avvererà. “Dipendenti e manager stanno abbandonando la nave che va a fondo, mentre i contribuenti si dovranno assumere l’onere di 4,29 miliardi di kune ovvero l’1,1% del PIL, soldi che servono per coprire le garanzie bancarie di una società che ha dato impiego a meno dello 0,25% della popolazione attiva in Croazia”, fa notare l’illustre economista Velimir Šonje in un editoriale in cui si sofferma sul collasso della cantieristica.
I soldi, tanti, che verranno sborsati nei prossimi mesi, anzi nei prossimi anni, non serviranno per salvare i 4000 posti di lavoro del gruppo “Scoglio Olivi”, non saranno usati per la ristrutturazione e nemmeno per trovare un nuovo impiego a chi tra breve finirà all’ufficio di collocamento. Questi soldi serviranno a coprire il debito contratto da una dirigenza aziendale, anzi due, che non hanno saputo, non hanno voluto trovare gli strumenti finanziari e il modo per salvare, ristrutturando, una delle attività economiche che hanno fatto la storia del nostro Paese: la cantieristica. E in tutta questa meschina operazione hanno beneficiato del supporto di una classe politica, regionale e nazionale, che sperava di conquistare, a suon di sovvenzioni, la pace sociale. Invece si sono trovati tra le mani una bomba ad orologeria.

I miracoli non esistono

I miracoli non esistono. Ma nessuno ha il coraggio di dirlo agli operai che scioperano e alle loro famiglie che non riescono più a pagare le bollette. Il governo si appella alle direttive Ue e la stessa Ue boccia il programma di ristrutturazione, ovvero chiede una miriade di “chiarimenti”. Chi avrebbe dovuto “spingere” per far approvare questo documento si trova nella posizione di non poterlo più fare. Non facciamo nomi, per delicatezza, perché tutto sommato, dispiace che le cose siano andate così. L’investitore strategico del gruppo “Scoglio Olivi”, il gruppo Kermas, ha fatto dietro front: ha fatto sapere a chiare lettere che gli interessano di più i lotti del cantiere di Pola, che non l’attività economica dello stesso.
Il ministro delle Finanze, Zdravko Marić, ha rivelato che dal 2010 al settembre 2018 per il gruppo “Scoglio Olivi/Uljanik” sono stati emessi 7,5 miliardi di kune di garanzie bancarie, di cui 4,29 miliardi attive. Il governo ha anche annunciato che tutti i contratti, coperti da garanzie statali, verranno analizzati assieme al DORH, ovvero la Procura di Stato.
Inoltre, il governo ha incaricato il Ministero delle finanze di adottare tutte le misure necessarie per pagare gli obblighi derivanti dalle garanzie statali concesse alle società del gruppo navalmeccanico al fine di ridurre o evitare ulteriori spese per interessi di mora. Il debito pubblico croato quest’anno registrerà grande instabilità proprio a causa delle garanzie di copertura per l’industria navalmeccanica. Entro la fine dell’anno lo Stato, ovvero il Ministero delle Finanze, dovrà pagare circa 2,35 miliardi di kune, a cui vanno aggiunte tasse e indennizzi. L’importo potrebbe aumentare se nei due cantieri ci saranno ancora disdette relative a contratti già firmati.
Forse il “3 Maggio” non va in liquidazione. Le trattative sono ancora in corso, ma da questa partita nessuno uscirà vincitore. Abbiamo perso la cantieristica. Ne salveremo solo qualche segmento produttivo. E questo va detto a quei poveri operai che non sanno più a che santo rivolgersi e che dei politici e delle loro promesse non si fidano più.

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