Brescia rende merito a Gabre Gabric

Il primo impianto sportivo in Italia dedicato a una donna porta il nome di un’Olimpionica dalmata

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Brescia rende merito a Gabre Gabric

I l 25 settembre il campione olimpico dei 100 metri e della 4×100 Marcell Jacobs, ha inaugurato il nuovo impianto di atletica leggera di San Polino a Brescia che, su proposta del sindaco Emilio Del Bono del 15 agosto scorso, è stato intitolato alla campionessa olimpica Gabre Gabric, nata a Imotski, in Dalmazia, il 17 ottobre del 1914, ma vissuta prima negli Stati Uniti e poi, fino alla sua scomparsa a Brescia. È il primo impianto sportivo in Italia a essere dedicato a una donna. L’iniziativa di intitolare a lei lo stadio si deve a una serie di Associazioni che oltre due anni fa promossero una raccolta di firme di cittadini bresciani e non; incluse diciannove sottoscrizioni di Olimpionici e Azzurri, in testa la campionessa Sandra Simeoni con Livio Berruti, Gelindo Bordin, Eddy Ottoz. Atleta dalla storia straordinaria, tra i Master, Gabre raccoglie quattordici titoli mondiali e europei e una raffica di record per una miriade di categorie di età.

 

All’anagrafe era Ljubica

Gabre Gabric è stata Olimpionica a Berlino nel 1932 e a Londra nel 1946, dove fu Capitana della squadra. Una donna che ha dedicato la sua vita all’atletica, prima con il marito, poi, per quasi mezzo secolo, da vedova, fino a oltre i 90, andando controcorrente rispetto alla tradizionale storia degli atleti che appendono le scarpe al chiodo superata una certa età. Partecipò a due Campionati Europei ottenendo e migliorando per ben 7 volte il primato italiano nel disco e vincendo il titolo italiano per 4 volte. All’anagrafe era Ljubica, nome croato che in italiano corrisponderebbe a Violetta, ma per tutti, fin da piccola fu Gabre, nome che le diede il padre, dicono, in onore di Gabriele d’Annunzio. Quando nasce, l’odierna Croazia è parte dell’Impero austro-ungarico, sotto lo scettro di Francesco Giuseppe. Persa la madre in giovanissima età, ha solo nove anni quando approda negli Stati Uniti, a bordo del piroscafo “President Wilson” proveniente dal porto di Trieste, accompagnata dal padre Martin, ex ufficiale. È il 1923. La bambina viene lasciata dal padre a Chicago, nell’Illinois, allo zio Filippo (Phil). Vive nei sobborghi di Chicago. Quattro anni dopo però, il genitore la fa rientrare in Dalmazia, a Zara, che a quei tempi era territorio italiano. Fu in quel periodo che Gabre sviluppò la passione per lo sport, già coltivata negli anni vissuti negli Usa.

L’amicizia con Ottavio Missoni

Grande amica di Ottavio, con i fratelli Missoni praticò canottaggio (fu campionessa dell’Adriatico, seconda voga nel quattro senza), nuoto, tennis e poi, dal 1934, l’atletica leggera. Partecipò a due edizioni dei Giochi olimpici, Berlino 1936, dove si classificò decima nel lancio del disco e Londra 1948, e ad altrettante dei Campionati Europei (nel 1938 agli Europei di Vienna si classifica sesta), vestendo per 21 volte la maglia della nazionale italiana. Vantava quattro titoli nazionali assoluti e migliorò per sette volte il record nazionale del lancio del disco. Interruppe l’attività agonistica durante il periodo bellico, per tre anni, in cui fece da segretaria e interprete al comandante delle Forze alleate a Brescia. Nel 1941 sposò a Milano Alessandro Calvesi, nativo di Cigole anche se di origine romana, grande allenatore degli ostacolisti azzurri, scomparso nel 1980. Dopo il matrimonio Gabre Gabric riprese caparbiamente gli allenamenti e unica donna riuscì, dopo Berlino, a entrare nella rappresentativa Azzurra per i Giochi olimpici di Londra nel 1948. Praticò anche le altre specialità dei lanci, stabilendo una miglior prestazione personale di 12,40 metri nel lancio del peso (1942) e di 31,30 metri nel lancio del giavellotto (1939), ma si cimentò anche nel salto in lungo. In tarda età si dedicò all’atletico Master, stabilendo il record mondiale in quattro specialità nella categoria W95.

Suocera e nonna di celebri atleti

Chiusa la fase agonistica, con Sandro Calvesi si stabilì a Brescia e nel 1950 fondò l’Atletica Brescia, punto di riferimento nazionale ed europeo per il settore ostacoli. In tarda età si è dedicata all’atletico Master stabilendo il record del mondo in tre diverse specialità: peso, disco e giavellotto. Tra i suoi allievi Eddy Ottoz, medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Città del Messico 1968, che poi divenne marito di Lyana Calvesi, una delle due figlie di Gabre e Alessandro. L’altra è Mariella. Lyana Calvesi, ha, infatti, sposato Eddy Ottoz (due volte oro continentale e bronzo olimpico nei 110) e pertanto Gabri Gabric è anche nonna degli atleti Laurent e Patrick Ottoz. Nel 1960, ai Giochi di Roma, Gabre Gabric fu a capo dell’Ufficio stampa allo Stadio Olimpico, a coronamento di un’intensa attività giornalistica nel settore. Da giornalista professionista fu direttrice della sala stampa della FIDAL e scrisse per diverse testate nazionali quali La Gazzetta dello Sport e Tuttosport. Fu inoltre la prima donna giornalista al Giornale di Brescia e finì la carriera al giornale Bresciaoggi. Fu insignita di numerosi premi, tra i quali il Premio d’onore CONI Nazionale, il premio “Una vita per la scuola”, il Premio “Fair play per la carriera” e il Premio “FIDAL nazionale”. Fu insignita anche del premio “della Brescianità” dato dall’Ateneo e dal Comune di Brescia.

Unica atleta italiana nel film Herbstgold

Fu scelta dal regista tedesco Jan Tenhaven, unica italiana, nel film Herbstgold (Autumn Gold), che vinse il premio “Orso d’oro” nel 2010 a Berlino e che racconta la storia di cinque uomini e donne di vari Paesi europei, di età compresa tra gli 80 e i 100 anni, che si preparano per i campionati mondiali Master in Finlandia a Lahti 2009. Si dedicò anche all’insegnamento dell’educazione fisica e avviò allo sport migliaia di giovani. Riprese anche a gareggiare, nella categoria Master, conquistando svariati titoli mondiali ed europei nel lancio del disco, nel getto del peso e nel tiro del giavellotto. Nella sua vita incrociò anche personaggi storici. Da Adolf Hitler che definì “una piccola persona insignificante, ma con occhi bestiali”, a Umberto di Savoia. Proclamata cittadina illustre di Brescia, morirà all’età di 101 anni il 16 dicembre 2015, lasciando un mirabile esempio di impegno ed entusiasmo. È sepolta nel cimitero monumentale di Brescia.

Uno Stadio vanto di Brescia

Il nuovo Stadio di atletica di San Polino costato circa 300mila euUno Stadio vanto di Bresciaro, che sorge su un’area di circa 32.000 metri quadrati con una pista di atletica outdoor, un edificio a servizio dell’impianto, spazi esterni a verde e parcheggio, sarà il punto di riferimento per tutta Brescia, ma non solo; occuperà una sorta di preminenza su tutto il Nord Est della Lombardia, fino a Milano, con le sue otto corsie, le sue piste per i salti, le nuove tribune con più di 800 posti a sedere. Con il collegamento con la metropolitana, l’autostrada e tanti parcheggi, diventerà ben presto il fiore all’occhiello di Brescia. Un impianto in grado di ospitare degnamente competizioni nazionali e internazionali, una risorsa per le sportive e gli sportivi della città, uno straordinario biglietto da visita per Brescia Capitale europea della cultura 2023. All’inaugurazione dell’impianto erano presenti anche entrambe le figlie, Mariella e Lyana.

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