ROBE DE MATTEONI Una storia spezzata

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ROBE DE MATTEONI Una storia spezzata

Da una cinquantina di anni frequento lo stadio comunale di Pola. Dal primo giorno che ho varcato il cancello, dietro alla vecchia ex tribuna centrale, Silvana Sorbola era lì. Quando mi chiamò mercoledì mattina capii subito che c’era di mezzo qualche spiacevole notizia. “Ciao, verso le nove è morto Elio Premate…”, mi disse.
Una giornata uggiosa, grigia ed ecco anche questa triste notizia. Elio Premate era un grande personaggio della storia calcistica polese. Giocatore negli anni Cinquanta e Sessanta, membro dell’Uljanik, spesso il più forte club della città, era poi passato come tanti altri nel neocostituito Istra. La fusione dell’Uljanik e del Pula, nell’agosto del 1961, era intesa come un tentativo politico di rinforzare un club cittadino e centrare finalmente la promozione in Seconda Lega. In tre occasioni i “cantierini” non avevano superato le qualificazioni. Per una volta, bisogna ammetterlo, la politica aveva ragione. Subito nella stagione d’esordio dell’Istra, 1961/62, la squadra era riuscita a piazzare Pola sulla mappa del calcio che conta.
Elio Premate era uno degli eroi di questa storia. Lui firmò la rete del passaggio in semifinale contro il Sisak. Lui realizzò il gol del pareggio, che valse la promozione, nel ritorno della finale con lo Zadar in trasferta. Dopo la partita, mi raccontò tante volte Premate, era così felice che non sapeva cosa fare, pensare o chi abbracciare. Mario Sorbola, il primo leggendario custode del Comunale, era presente a Zara. Quando non si prendeva cura del terreno, o non preparava le sue marinate di acciughe, e nemmeno leggeva i “Gialli Mondadori”, allora sì che Sorbola massaggiava i giocatori. Così a Zara, lui brontolone per antonomasia, era il più casinista, quello che urlava affinché tutto lo stadio sentisse la sua felicità.
Elio Premate era stato tra i più acclamati nel “burrascoso” rientro a Pola. A quei tempi il pullman procedeva piano per la Litoranea adriatica. Una volta giunto a Barbana la squadra si svegliò dai postumi della stanchezza. In strada molte moto, automobili e gente euforica che da lì aveva scortato i propri eroi fino a Pola. Nel Ponte, all’ingresso in città, migliaia di persone, uomini e donne, fermarono il mezzo. Dai finestrini aperti “tirarono” fuori i giocatori, quasi intimoriti da quella folla, e li portarono sulle spalle fino ai Giardini dove c’era metà Pola pronta a celebrarli.
Anno dopo anno, nelle mie lunghe chiacchierate con Premate, la sua storia di quei giorni veniva rinfrescata. Dopo aver chiuso la carriera a 29 anni, lavorava nel cantiere Uljanik dedicandosi alla famiglia. Nel 1975 prese il timone dell’omonimo club e in tre anni lo portò dalla categoria inferiore al titolo di campione regionale (Fiume-Istria), nonché alla promozione in Terza Lega dove c’era già l’Istra. L’amministrazione cittadina si complimentò, ma non diede il proprio assenso all’Uljanik di salire nella categoria dell’Istra. Siccome il cantiere non voleva metterci i soldi, ecco che quella squadra si sfaldò, spezzando tutto l’entusiasmo dei giocatori. Un deluso Elio Premate, stratega con talento da vendere, decise così di lasciare il mondo del pallone… Non lavorerà mai più nel calcio. Forse la consolazione per quella decisione politica è stata la promozione (ritorno) dell’Istra in Seconda Lega proprio nella stagione seguente…
Premate era una persona di sani principi, oltre che molto arguto. Non portava rancore per quei fatti, principalmente perché lui era veramente uno che amava Pola. Istra, Uljanik, Pula o Istra 1961 che fosse, per Premate contava soltanto che il club cittadino ricevesse un appoggio concreto da parte della Città. Da quando l’Istra 1961 è nella massima serie, Premate era sempre presente allo stadio, anche nei due anni (2007-09) che la squadra retrocesse in seconda divisione. Non era il classico tuttologo che imponeva le sue idee, ma semplicemente esprimeva il suo punto di vista. Alla base c’era la visione positiva delle cose, non come quelli che criticano per il solo gusto di farlo.
Un mese fa mi chiamò, come consueto usava farlo al venerdì, per chiedermi cosa c’era di nuovo in casa Istra. Da qualche anno aveva problemi di vista e non riusciva più a leggere i giornali. I medici gli consigliarono di guardare le partite in televisione e non allo stadio. Gli interessava proprio tutto: il carattere dei giocatori, le visioni tattiche dell’allenatore, l’atmosfera al Drosina. Non ne parlavamo, anche per i suoi 86 anni, che era rimasto l’unica figura in vita di quella leggendaria squadra del 1962. In primavera se ne andò Ivan Bezjak, mentre nel dicembre dello scorso anno ci lasciò Tomo Mikulandra. Era lui l’unico che poteva ancora testimoniare di come si giocava a calcio con Aldo Drosina. Elio Premate era, come tutti all’epoca, innamorato del calcio di Drosina. Un collega della TV di Stato mi chiamò per chiedermi di parlare con Premate perché curava la rubrica sui personaggi a cui erano intitolati gli stadi croati. Evidentemente non era destino. Come lo era stato il fatto che Elio Premate, nella stanza dell’ospedale di Pola, sentì molto bene la tifoseria al Drosina, che ha riempito le tribune per la partita Istra-Hajduk. Un pienone senza precedenti da queste parti. È stato un spettacolo. L’unico, perché il gioco espresso dalle due squadre sul campo più malandato del massimo campionato, ha lasciato parecchio a desiderare. Ma questa è un’altra storia, in un certo senso spezzata dalle lamentele di giocatori, allenatori, spettatori e media per i quali l’obiettività è un concetto sconosciuto…
Onore a Elio Premate, polese doc, amante vero del calcio e della città, dal quale si poteva imparare come essere al tempo stesso tifoso e gentiluomo…

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