ROBE DE MATTEONI I problemi non finiscono mai

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ROBE DE MATTEONI I problemi non finiscono mai

È la metà degli anni Novanta. In Prima Lega c’è l’Istra. Per intenderci, non parliamo della stessa squadra (società) che oggi milita nella massima divisione, ovvero l’Istra 1961. Chiamiamolo allora ex Istra, che all’epoca aveva gli stessi problemi dell’attuale Istra 1961, ovvero come approdare nel porto della salvezza. In una delle più importanti partite dei play-out, che comprendeva le squadre piazzate dal 7º al 12º posto nella regular season, i polesi fecero visita allo Cibalia. Chi vince è praticamente salvo, chi perde è spacciato. Il triste destino era riservato ai polesi guidati da Milivoj Bračun. Perché dico che la sconfitta dell’Istra era facilmente prevedibile? Per il semplice fatto che in quegli anni nel calcio croato regnavano ancora gli “sceriffi locali” e a dettare legge erano la politica e l’economia.
L’Istra si ritrovava solo e smarrito perché all’epoca la politica nazionale era altamente infastidita da quella istriana della DDI. Tempi complicati per la società croata, complicatissimi nel calcio se non si avevano gli appoggi giusti. Infatti, a Vinkovci l’Istra perse 1-0. Ma di che tipo di partita si trattava? Lo spiego. L’arbitro era di Zagabria (il nome non c’entra). Il signore in nero dunque fischiò un rigore per lo Cibalia per un fallo fuori area, poi non concesse un netto penalty all’Istra e infine annullò in zona Cesarini il gol del pareggio polese per un presunto fuorigioco, anche se l’azione era propiziata da calcio d’angolo. Milivoj Bračun, ex stella della Dinamo (campione nel 1982) era sull’orlo di una crisi di nervi.
Perché dico che era stata una vera truffa sportiva? Beh, non l’avevo detto io, l’Istra oppure i tifosi, ma lo confermò la stessa Federcalcio. Dopo un’attenta analisi dei filmati venne emesso un comunicato nel quale si confermava quanto scritto prima. Morale della favola? L’Istra doveva retrocedere e sarebbe stata un’ingiustizia colossale. Ma, c’è sempre un “ma”. L’Istra, su iniziativa del presidente del club, Luciano Delbianco, che era anche stato presidente della Regione istriana e sindaco di Pola, pubblicò una lettera aperta con destinatario il Presidente della Republica, Franjo Tuđman. Perché lo fece? Per il semplice motivo che in altre occasioni Tuđman aveva fatto pressioni sulla Federcalcio per aiutare i club che avevano altri o simili problemi. E quindi successe che dopo alcune settimane la Federcalcio decise di allargare la Prima Lega a 16 squadre. E l’Istra restò nel massimo campionato…
Questa sgradevole vicenda mi venne in mente dieci anni dopo, quando nello scontro diretto tra l’Istra 1961 e lo Zadar, con in palio il 12º posto, si verificò un altro furto sportivo ai danni dei polesi. A Zara si respirava un’atmosfera da Far West, con l’arbitro, minacciato e messo sotto pressione, che ne combinò di tutti i colori, un po’ come successe a Vinkovci. E ancora una volta la Federcalcio fu costretta ad ammettere pubblicamente l’accaduto, questa volta perché sul posto c’era il controllore arbitrale, Karlo Poljak. Un ex fischietto che non scendeva a compromessi con niente e nessuno: denunciò anche che in Prima Lega volevano corromperlo. Poljak arbitrò la partita chiave per la permanenza in Prima Lega dell’ex Istra, a Stobreč, contro i locali del Primorac. Nell’intervallo fu minacciato pesantemente, ma lui fece finta di nulla e “fischiò” onestamente fino alla fine. Il pari dell’Istra valse la salvezza. Come controllore compilò il referto assegnando al direttore di gara il peggiore voto nella storia del settore arbitrale croato. Il risultato? Un secco 0-3, che a Pola l’Istra 1961 non non riuscì a ribaltare, retrocedendo in Seconda Lega…
Fino a sabato scorso pensavo e speravo che simili obbrobri arbitrali non si sarebbero ripetuti mai più. Il calcio croato fa progressi, non troppi a dir la verità, però bisogna accontentarsi. Rispetto al passato, oggi tutto sembra avere una logica. Ma venerdì scorso ecco che ci risiamo. A Spalato, contro l’Hajduk, la squadra polese è stata letteralmente maltrattata dall’arbitro. Ed ecco che la Commissione arbitrale della Federcalcio emette il verdetto: l’arbitro non ha fischiato un rigore solare all’Istra al 13’, poi ne ha concesso uno inesistente all’Hajduk al 42’ e infine ha espulso Mahmoud per somma di ammonizioni per falli che non meritavano il cartellino giallo. Poi ha anche sbagliato ai danni dell’Hajduk perché nel secondo tempo gli è sfuggito un netto rigore per i locali e solo dopo la chiamata del VAR ha cambiato decisione. Quello che non aveva fatto in occasione del rigore contro l’Istra. Dopo 25 anni siamo sempre alle solite, da non credere con tutta la tecnologia a disposizione. L’unico aspetto positivo è che all’Istra i punti non servivano. Ma il concetto non cambia: è ora di dire basta a questa evidente disparità di trattamento…
Oggi c’è l’ultima partita della stagione. Al Drosina arriva lo Slaven Belupo per un match privo di interesse. Giocatori e staff tecnico non vedono l’ora di andare in vacanza dopo una stagione durata 11 mesi. A metà giugno si ricomincia. I polesi non sanno con quale budget a disposizione siccome l’Alaves è sceso di categoria in Spagna, perdendo molti soldi con i quali la proprietà basca finanzia anche l’Istra. Un brutto colpo per i gialloverdi, che al momento non sanno chi sarà il direttore sportivo, chi l’allenatore e quale la rosa a disposizione. L’unica certezza è che la squadra combatterà ancora per la salvezza. E presumo che con gli arbitri ci sarà di nuovo qualche screzio. Tutto come da tradizione per il povero calcio polese…

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