ROBE DE MATTEONI CCC, ossia circo calcistico croato

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ROBE DE MATTEONI CCC, ossia circo calcistico croato

Sette giorni fa scrissi che la sostituzione di Mislav Karoglan da allenatore dell’Istra 1961 era stata una sorpresa, ma chi avrebbe potuto immaginarsi che soltanto una settimana dopo sarebbe accaduto il finimondo. Andiamo però per ordine.
Sabato scorso la Dinamo pareggia ad Atene contro l’AEK e viene eliminata dalla corsa per la Champions League. Novanta minuta dominati e il 2-0 che portava ai play-off vengono gettati alle ortiche nei sei minuti di recupero. Un impietrito Bišćan, ex allenatore del Rijeka, osserva come l’AEK sbriciola la sua squadra (stanca): i greci segnano due gol che forse nemmeno oggi capiscono come siano riusciti a realizzarli.
Dopo le prime “battute” dei giornalisti di Zagabria, facile intuirlo, incomincia il tam-tam mediatico contro, fino a quel punto, il beniamino dei media della capitale. Una campagna già preparata in anticipo in caso di un risultato negativo ad Atene? Ci sono molti indizi che fanno una prova. Lunedì mattina si pubblicano i nomi dei potenziali candidati che potrebbero sostituire Bišćan, anche se la riunione della dirigenza con l’allenatore non è nemmeno iniziata. Però lo scenario pare già scritto… La dirigenza aspetta che Bišćan presenti le dimissioni, ma lui non ne vuole sapere. Troppo orgoglioso, anche se si capiva ormai da qualche settimana che le cose tra il tecnico e la Dinamo non funzionavano…
A prescindere, verso le 14 ecco arrivare il comunicato ufficiale della società che certifica l’esonero, con la solita chiusura “Grazie di tutto Igor, la tua Dinamo”. Un terremoto al Maksimir e dintorni. Bišćan era arrivato alla Dinamo lo scorso mese di aprile, aveva vinto il titolo e la Supercoppa, “bussando” anche alle porte dei play-off di Champions. Ma il destino si accanisce contro il beniamino degli ultras zagabresi. Alcuni giornalisti scrivono che non può rimanere perché l’Hajduk, dopo cinque turni, ha otto punti in più. Ma in pochi aggiungono che la Dinamo ha due partite in meno. Un indizio di come la “pubblica opinione” non penda in considerazione i fatti e tiri dritto con i fuochi d’artificio… Bišćan non entusiasma, ma in seno alla dirigenza regna incontrastato il caos: varie fazioni che non vanno d’accordo e troppi interessi in giro, mentre il mercato è una burlesca. Mezza squadra che aspetta soltanto il momento di andarsene, mentre molti che dovevano arrivare hanno cambiato idea…
Non rimane che il caos. Passa un’ora dall’ufficialità dell’esonero di Bišćan e la Dinamo annuncia anche il nome del nuovo allenatore. In un primo momento mi sembra quasi che ci sia uno sbaglio. Ma il comunicato parla chiaro: trattasi di Sergej Jakirović. Il tecnico in mattinata parlava con tanta passione a Radio Fiume della vittoria del Rijeka contro la Lokomotiva e di come prosegue la preparazione per la partita dell’anno in Conference League contro il fortissimo Lille. Non può essere lui, che forse al Maksimir abbiano scambiato il suo nome con quelli di Goran Tomić, Damir Krznar o di qualcun altro? No, nessuno sbaglio, è proprio Jakirović, perché la dirigenza del Rijeka conferma scioccata (non sono sicuro che sia stato così) che la Dinamo le ha… scippato l’allenatore. Jakirović, parole sue, ha confermato che l’affare è stato realizzato alla velocità del suono. Alle 14 era in spiaggia a Fiume e alle 15 l’allenatore della Dinamo, coronando così il suo sogno. Complimenti. A quel punto scatta, fra mille polemiche, nei media online anche la caccia al nuovo allenatore del Rijeka. Nella notte tra martedì e mercoledì arriva a Fiume Ante Čačić. È lui la prima scelta, forse la seconda se è vero ciò che dice il direttore sportivo del Maribor, il quale ha dichiarato che Krznar lo voleva prima la Dinamo e poi il Rijeka, ma che lui ha respinto entrambe le offerte. Intanto Čačić negozia con Mišković, il quale gli propone un contratto a determinate cifre. Sembra però che l’ex tecnico della Dinamo, esonerato per far posto a Bišćan in aprile, chieda il doppio per accontentare il suo staff.
Non se ne fa nulla e in mattina da Rujevica contattano Sopić. Il tecnico del Gorica conferma subito la sua disponibilità. Parte la chiamata al presidente del Gorica, Nenad Črnko, amico di Mišković e Raić Sudar con i quali siede allo stesso tavolo nell’Esecutivo della Federazione. Črnko, che qualche tempo fa chiamò Raić Sudar offrendogli la panchina del Gorica e poi anche il posto di direttore sportivo, non può fermare in nessun modo Sopić. Si mettono subito d’accordo tutti. I due “compari” prendono rispettivamente in mano il timone della Dinamo e del Rijeka, mentre il Gorica cerca un nuovo allenatore. Dopo l’Istra 1961, già al quinto turno altri tre club hanno cambiato la guida tecnica: il 40 per cento della lega croata! Da non credere…
In quanto a etica professionale tra club e allenatori è meglio stendere un velo pietoso. Siamo nel mondo del calcio croato, un territorio dove aggirare i regolamenti scritti viene vissuto come una virtù. Qualcuno, o meglio dire la maggior parte dell’opinione pubblica, sposa la tesi della fatalità. Il calcio è un business e le cose vanno così. Scherziamo? Nel business serio ci sono delle precise regole. In quello calcistico idem, anche se nei campionati più importanti esistono diverse regole per quanto riguarda lo status dell’allenatore. Spesso ripeto che l’Italia, come “laboratorio del calcio”, è il massimo. In Italia un allenatore esonerato non può lavorare nella stagione in corso per altri club e in nessuna Lega professionistica (A, B e C), mentre in Spagna non può farlo nella stessa categoria. In Inghilterra ci sono invece clausole e indennizzi da 15-20 milioni di sterline. Mi sembra più logica e giusta l’idea italiana.
La legge croata? Siamo seri, chi se ne infischia. Qui regna la legge del più forte e del più ricco. E in tal senso si adeguano anche le leggi. Un vero CCC, vale a dire circo calcistico croato…

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