INSEGNANDO S’IMPARA Il mondo dei proverbi (2a parte)

0
INSEGNANDO S’IMPARA Il mondo dei proverbi (2a parte)

In precedenza abbiamo menzionato gli aspetti che rendono i proverbi ancora attuali. È indubbio che le pillole di saggezza che incapsulano l’essenza dei sentimenti, degli ideali come anche delle debolezze umane, rimangano immutati nel tempo e mantengano intatta la loro validità. Per esemplificare, ecco una piccola selezione di adagi che non hanno bisogno di commenti e che si correlano agevolmente alla vita moderna:

“Dove non c’è giustizia, non c’è pace; Per chi ha amici in ogni luogo è piacevole; Fatta la legge trovato l’inganno; È meglio ricevere un torto che farlo; I ladruncoli stanno in prigione, i grandi ladri viaggiano in carrozza; Molte leggi, popolo misero; Triste è quella casa dove l’amor non ride; Quando vivono a lungo insieme gli animali finiscono per amarsi, gli uomini per odiarsi; La guerra finirà solo quando i padri ameranno i propri figli più di quanto odino i propri nemici; La menzogna ha le ali, ma la verità la raggiunge sempre; Chi non ha apprezzato il suo maestro né la sua lezione, un giorno sarà forse colto, ma non sarà mai saggio; Per far crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”.

Dove invece i proverbi mostrano segni di logoramento e suonano stonati, è il campo delle relazioni. Queste possono riferirsi sia ai rapporti tra genti diverse, tra popoli, oppure riguardare le varie sfaccettature del rapporto tra uomo e donna.

Se si analizzano i proverbi del primo gruppo non si può non percepire un sentore di diffidenza che sfocia nella xenofobia: “Ha un bel mentir chi vien da lontano”, “Chi ama il forestiero ama il vento”, “Chi vien da lungi, può contar frottole”, “La casa è di nostro padre e lo straniero ce ne scaccia”. Come si vede, il sentimento generale è che ci si può fidare solo della propria gente e che gli stranieri non portano nulla di buono, per cui chi interagisce con loro lo fa a proprio rischio e pericolo. In altre parole, “Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova” e “Uomo avvisato, mezzo salvato”. In un mondo multiculturale, che mira già da tempo all’accoglienza dell’altro, un simile atteggiamento risulta falso e obsoleto. L’unica eccezione a riguardo è il detto africano “Lo straniero è come un fratello che non hai mai incontrato” che sintetizza efficacemente le nuove esigenze.

Similmente, nel rapporto maschio-femmina viene spesso messa in evidenza la presunta inferiorità e poca sostanza della donna rispetto all’evidente valore superiore dell’uomo: “Chi dice donna dice danno”, “Un uomo di paglia vale una donna d’oro”, “Due donne e un’oca fanno un mercato”, “La donna ridarella, o matta o puttanella”. Ne consegue che il giudizio della donna non viene espresso obiettivamente ma è filtrato dalla mentalità maschile o, meglio ancora, maschilista, che la percepisce come una fonte di momentaneo piacere e poi un fastidio perpetuo che, tra l’altro, va anche disciplinato. “Donne asini e noci voglion le mani atroci”. In un’epoca di avanzamento verso la parità tra i sessi, sminuire la figura femminile, descrivendola come un male da sopportare o un utensile da gestire è, non solo una scelta profondamente miope, ma è anche controproducente per una positiva evoluzione del genere umano. Se c’è un proverbio che riassume questo modo di pensare errato, è il classico “Donne e buoi dei paesi tuoi”, che ovviamente ha urgente bisogno di venir aggiornato. Qualcuno ci ha già pensato trasformandolo spiritosamente in “Donne e buoi, sempre corna sono” che non va esattamente verso l’emancipazione, ma almeno fa sorridere.

All’epoca dell’università avevo un amico a Lettere moderne, che amava giocare con i proverbi. A volte riusciva a confondermi, (il suo “tentar non manduorla” ci ho messo un po’ a capirlo), altre volte mi faceva divertire con “al contadino non far sapere…quant’è buona la moglie del contadino”. A modo suo e in anticipo sui tempi, aveva inaugurato il filone dei proverbi “modernizzati” che di questi tempi imperversa online. Questo trend di svecchiare le frasi che tutti conosciamo, sia con ironia che con spirito dissacratore, è molto visibile nei siti specializzati. I risultati sono spesso spassosi, a volte scabrosi (vedi sopra) ma anche intelligenti e penetranti e quasi mai scontati. Desidero citare alcuni tra gli esempi più riusciti e al contempo ringraziare gli autori a cui non posso dare credito individualmente, in quanto si mantengono anonimi. Ragazzi e ragazze, che hanno speso tempo e materia cerebrale per produrre gemme di (più o meno) saggezza. I loro sforzi sono apprezzati anche per il solo fatto che ci rallegrano la giornata.

Cominciamo dai nostri amici animali aggiungendoci anche un tocco di flora:

“Can che abbaia non dorme”, “Can che abbaia lo sbattono fuori dal condominio”, “Gallina vecchia si fa il lifting”, “Una mela al giorno… fanno 365 mele all’anno”, “Una mela al giorno, leva il medico di torno; una cipolla al giorno, leva tutti di torno”, “Se son rose…pungono!” “Se son rose, sfioriranno”.

Continuiamo con alcuni interventi che hanno aggiunto un significato ulteriore a quello già presente: “Chi mangia da solo, mangia di più”, “Chi dorme, si riposa”, “Chi non muore, sta bene”, “Chi di spada ferisce, finisce in galera”, “Chi trova un tesoro, trova un amico”, “Chi fa da sé fa più fatica”, “Se cerchi una mano disposta ad aiutarti, la trovi alla fine del tuo braccio”, “La vera felicità sta nelle piccole cose: una piccola villa, un piccolo yacht, una piccola fortuna”.

Concludiamo con qualche gioco di parole e alcuni pasticci di concetti. “L’ormone fa la forza”, “Errare humanum est, perseverare ovest”, “In vino veritas, in scarpe Adidas”, “Occhio per occhio, occhio al quadrato”, “La salma è la virtù dei morti”, “Non è bello ciò che è bello, figuriamoci ciò che è brutto”, “Partire è un po’ morire, ma morire è partire un po’ troppo”, “Non piangere sul latte macchiato” e per finire: “L’erba sulla tomba del vicino è sempre più verde”.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display