Le «Nozze istriane» conquistano anche Fiume

A seguito della première polese, sabato scorso il TNC «Ivan de Zajc» ha ospitato l’opera di Antonio Smareglia

0
Le «Nozze istriane» conquistano anche Fiume
L’opera vanta interessanti soluzioni scenografiche e costumi originali. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Chissà come avrebbe reagito Antonio Smareglia nel vedere ballare le sue spose istriane l’incalzante ritornello di “Rim Tim Tagi Dim”, il brano che il giovane cantautore e produttore discografico Baby Lasagna ha portato con successo in gara all’Eurovision Song Contest di Malmö? Non lo sapremo mai, ma il piccolo omaggio alla canzone dell’artista umaghese che ha mandato in visibilio la Croazia e mezza Europa, non è di certo passato inosservato, strappando i sorrisi del pubblico presente alla prima fiumana della pièce “Nozze istriane”, proposta lo scorso sabato presso il TNC “Ivan de Zajc”. La stessa, lo ricorderemo, ha debuttato il 4 maggio scorso sul palcoscenico della neoristrutturata Sala Ciscutti del Teatro popolare istriano in occasione dei 170 anni della nascita del maestro a Pola (5 maggio 1854), dei 95 anni della sua morte a Grado (15 aprile 1929) e dei 130 anni della prima rappresentazione dell’opera al Teatro comunale di Trieste (28 marzo 1895).

Una platea non gremita come quella polese, ma ugualmente coinvolta e accogliente, nonostante un problema di natura tecnica che ha posticipato di una ventina di minuti l’inizio dello spettacolo, che ha voluto premiare con lunghi applausi il recupero del titolo più noto del compositore operistico polese – “Nozze istriane”, scritto in tre atti su libretto di Luigi Illica, che conobbe non pochi momenti di celebrità, ma oggidì pressoché dimenticato. Infatti, anche se ritenuto un musicista di indiscusso valore, date le sue origini istro-italiane da parte paterna e croate da quella materna, forse troppo “tedesco” per i milieu italiani e troppo “italiano” per quelli austro-germanici, presto cadde in un ingiusto oblio e fu colpito dall’assurda accusa di jettatore.

Giorgio Surian e Filippo Polinelli.
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Un ironico manifesto di denuncia
Nella coproduzione del TNC “Ivan de Zajc” di Fiume e del Teatro popolare istriano, la regia e la drammaturgia di Marin Blažević hanno intriso di metafore, simbolismi e a tratti di un realismo vagamente felliniano la fosca vicenda dall’impronta chiaramente patriarcale (qui contestata e irrisa), ambientata fra le pietrose case dignanesi e narrante di un amore puro, ma ottocentescamente ostacolato, di bassezze, intrighi e manipolazioni, di povertà morale, di chiusura e di una rivalità finita nel sangue.
A modo dell’esibizione di Pola, nel capoluogo quarnerino hanno dato bella prova della loro bravura le soliste Anamarija Knego (Marussa) e Stefany Findrik (Luze), nonché Bože Jurić Pešić (Lorenzo), Giorgio Surian (Menico), Filippo Polinelli (Biagio) e Jure Počkaj (Nicola), come pure il coro diretto dal maestro Matteo Salvemini e la sempre eccellente orchestra sinfonica, diretta elegantemente e con grande cura da Simon Krečič. Molto originali, ironiche e creative la scenografia di Alen Vukelić e i costumi di Sandra Dekanić.

Lo spettacolo ha entusiasmato il numeroso pubblico.
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display