L’ascolto dell’inconscio e della propria coscienza

Assegnato il Premio letterario Fric per la migliore finzione in prosa croata al romanzo «Sola» di Ivana Šojat

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L’ascolto dell’inconscio e della propria coscienza
Ivana Šojat con il premio. Foto: Josip Regovic/PIXSELL

Il premio letterario Fric assegna i riconoscimenti al miglior libro di finzione in prosa in Croazia; quest’anno ad aggiudicarsi il tanto ambito premio è stata Ivana Šojat con il suo romanzo “Sola” (Sama).

I finalisti sono stati scelti da una giuria presieduta dalla teatrologa Nataša Govedić, mentre gli altri membri erano la biologa molecolare Dragomira Majhen, la drammaturga Dubravka Vrgoč, il critico e teorico della letteratura Tomislav Brlek, il teologo Dalibor Milas, l’avvocato Čedo Prodanović e lo storico Hrvoje Klasić. Il premio è stato assegnato in base alla seguente motivazione: “Molte delle protagoniste dei lavori di Krleža sono intrappolate in matrimoni pessimi e crudeli. Da Laura Lenbach, che non può contare né sull’appoggio del marito alcolizzato, né su quello dell’amante mondano, passando per la disillusa e tradita Klara, fino ad Ana Borongaj, il cui matrimonio con un uomo molto più anziano è solo una copertura per una carriera canora eccentrica e per una vita da amante di partner distinti (destino simile alla baronessa Castelli). Il femminismo di Krleža descrive un quadro tragico del ruolo sociale della donna, ma non offre un esempio di emancipazione e di liberazione dalle pessime condizioni di tali matrimoni”.

Una donna tradita e abbandonata
Anche la vincitrice Ivana Šojat con il suo romanzo “Sola” parte da una donna tradita e abbandonata alla quale il contesto sociale infligge forti sensazioni di impotenza, amarezza e rassegnazione. La protagonista sa molto bene che non deve descrivere la propria situazione con un lessico appartenente alle vecchie generazioni: divorziare non significa fallire, ma svegliarsi da un’ipnosi melodrammatica. Ciò non toglie che in molte culture il maltrattamento passivo del genere femminile è una pratica comune, ma il testo polemizza con l’automatismo di certe civiltà e l’eroina non accetta di essere definita una bambolina spezzata e di vivere in una malinconia silenziosa e contrita. Per lei è importante, quasi istintivo, scoprire quali sono stati i punti più deboli del suo matrimonio.

Una marea di bugie
Come nel suo romanzo precedente Ivana Šojat ricercava politicamente un modo per la creazione di una nuova identità dei difensori, così nel romanzo “Sola” insiste sul fatto che a una persona adulta sia necessaria una certa distanza dai vari piani già prestabiliti. Appena quando rimane da sola la protagonista inizia a osservare e riparare il rapporto con sé stessa e con la madre, allontanandosi dalla marea di bugie della quale è impregnata la cultura della “bella stupida addormentata”. In altre parola Šojat trasforma il paradigma del servire della donna in una crescente auto-consapevolezza femminile, che non si sviluppa verso un’autocommiserazione e un’autodistruzione della vittima, ma in un ascolto della propria coscienza e del proprio inconscio.
Il romanzo “Sola” non cerca dai lettori un’immedesimazione, ma una riflessione analitica che inverta le radici sociali. Il focolare domestico diventa un mondo del cambiamento e della presa di coscienza di un tempo storico nel quale o partecipiamo sotto il segno dell’uguaglianza o perdiamo il diritto di partecipare. “Sola” costituisce senza dubbio un passo verso un futuro più grande e allo stesso tempo verso l’opposizione interiore delle lettrici e dei lettori.
All’assegnazione del premio presso l’archivio di Stato di Zagabria hanno preso parte la direttrice dell’Amministrazione per i media e lo sviluppo della cultura e dell’industria creativa Jasna Vaniček-Fila e la titolare dell’Ufficio per il libro e l’editoria Mihaela Majcen Marinić del Ministero della Cultura e dei Media.

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