Il nucleo sacro della festa di paese

A San Giovanni della Cornetta, nei pressi di Umago, alle celebrazioni del Santo patrono hanno preso parte il coro e i minicantanti della Comunità degli Italiani di San Lorenzo/ Babici, i Cantadori di Nino Zacchigna e l’orchestra di fiati di Babici

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Il nucleo sacro della festa di paese
La festa è stata arricchita da esibizioni musicali. Foto: Maura Favretto

Festa del pomodoro, festa della sardella, festa degli asparagi, festa dell’uva, festa del mare, festa di San Pellegrino/di San Rocco/di San Lorenzo, fiera dei prodotti autoctoni, sono solo alcuni degli eventi che si svolgono nel corso dell’anno nei centri istriani. Si può ben dire che non c’è stagione esente da celebrazioni, al punto che, quando sembrano diradarsi, in autunno dopo funghi e tartufi e prima di Natale, le importiamo pure (vedi l’artificiosa e pacchiana Halloween).
In Istria preferiamo il termine festa, ma si tratta in sostanza di sagre, le stesse che si celebrano in ogni centro italiano che si rispetti. E la sagra non è una festa qualunque, ma ha radici profonde nel territorio e un’importanza simbolica che va al di là della semplice voglia di festeggiare. Questo lo si deduce fin dall’origine etimologica della parola che deriva dal latino “sacrum” – sacro.
Momenti dedicati alle divinità
Nell’antichità erano i momenti dell’anno dedicati alle divinità che, oltre ai festeggiamenti, contemplavano anche sacrifici (altra derivazione da sacro). Con l’avvento del cristianesimo le feste originarie sono state inglobate nei nuovi rituali (Carnevale, Pasqua) oppure convertite in onore dei santi, mantenendo comunque il significato originario di solennità. Anche le tradizionali feste legate ai momenti importanti della vita agricola (raccolti, mietitura, vendemmia) venivano celebrati davanti alla chiesa del paese, sul sagrato, che deriva… l’avete indovinato.
Gli istriani sono molto attaccati alle proprie tradizioni e hanno poco apprezzato l’imposizione da parte di mezzo secolo di ideologia atea di rinunciare a tutto ciò che aveva radici religiose. In fondo a nessuno piace vedere la festa del proprio santo patrono diventare l’asettica “giornata del turismo”, senza storia né tradizione.
Vista da questa prospettiva è ammirevole il fatto che molti centri sulla penisola abbiano insistito (e resistito) portando avanti i propri usi e costumi nonostante i turbamenti storici che li hanno segnati – esodo, influsso di nuove etnie, nuove generazioni meno dedite al folclore, ecc.
Un rituale che si perde nel tempo
Uno di questi centri è il minuscolo borgo di San Giovanni della Cornetta, stretto intorno alla chiesetta dedicata a San Giovanni Battista che lo protegge da 800 anni. Si capisce subito che il 24 giugno, giorno del Santo patrono, è un giorno importante ed è tradizione festeggiarlo con un rituale che si perde nel tempo.
San Giovanni è un grappolo di case in riva al mare a cinque chilometri da Umago praticamente dietro l’angolo di San Lorenzo. Nonostante chiamarlo paese sembri esagerato, vista l’esiguità dell’abitato, la sua origine è antichissima, risalente addirittura all’età del bronzo, quando era un castelliere, passando poi per il periodo romano, al quale è seguita una movimentata fase medievale.
La vita nelle belle case di pietra scorre generalmente tranquilla, ma si anima improvvisamente in vista del 24 giugno quando tutti in paese partecipano ai festeggiamenti. È facile ipotizzare che in origine fosse una festività che celebrava il solstizio d’estate e che è stata spostata solo di un paio di giorni per coincidere con il giorno in cui la Chiesa celebra San Giovanni Battista. È considerata anche una notte magica e il festeggiarla porterebbe fortuna e assicurerebbe salute e protezione.
Processione e accensione del falò
Perciò anche quest’anno festa grande alla quale hanno contribuito i paesani con l’aiuto della Città di Umago e dell’Unione Italiana (il cui presidente Maurizio Tremul ha gentilmente accolto l’invito di unirsi alle celebrazioni). Secondo la tradizione, dopo una scaletta di esibizioni musicali del coro della Comunità degli Italiani di San Lorenzo/ Babici accompagnato dai loro minicantanti diretti da Giulia Fonzari, dei Cantadori di Nino Zacchigna e dell’orchestra di fiati di Babici, arriva il momento clou delle celebrazioni con la processione fino alla riva del mare e l’accensione del grande falò. Dopo il maestoso rituale del fuoco, di nuovo festa, con la musica degli “Anelidi” accompagnata dal profumo del pesce grigliato e delle fritole.

L’accensione del falò. Foto: Maura Favretto

È interessante notare che San Giovanni Battista sia il santo patrono di tre grandi città italiane: Genova, Torino e Firenze e che nella scaletta dei festeggiamenti in tutte quante è presente il falò. Generalmente le tradizioni popolari associano i fuochi a riti propiziatori e di purificazione e questo è particolarmente comprensibile per le città che vivono di mare, ne conoscono le insidie. Accendere fuochi diventa perciò un ulteriore richiesta di protezione alle gerarchie ultraterrene.
In virtù di queste similitudini si potrebbe proporre un gemellaggio tra il nostro San Giovanni e Genova. Sarebbe una bella idea, che ne dite?

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