I Balcani visti da Diego Zandel

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I Balcani visti da Diego Zandel

FIUME | S’intitola “Balcanica. Viaggio nel Sud-Est europeo attraverso la letteratura contemporanea”, l’ultima fatica letteraria dello scrittore, saggista e giornalista Diego Zandel, presentata martedì sera nel Museo civico di Fiume. Ne hanno parlato, oltre all’autore stesso, illustri ospiti quali il direttore dell’ente museale, Ervin Dubrović e la scrittrice e drammaturga, Laura Marchig. A presentare l’autore è stato il direttore del Museo civico. “Figlio di esuli fiumani e di ceppo istriano, Diego Zandel, nutre da sempre grande passione e interesse per i fatti storici che hanno caratterizzato questi territori – ha esordito Dubrović –. Nonostante ciò, non ha mai appreso la lingua croata, a parte ‘sine moj’ (figlio mio) e ‘laku noć’ (buonanotte), frasi che gli venivano sussurrate dalla nonna durante le estati trascorse a Fiume”.

Amore per le proprie radici

Dubrović ha spiegato che la storia personale di Zandel è fortemente legata ai Paesi dell’Adriatico. Diego è figlio di esuli fiumani, ha provato che cosa significa essere profughi e questa sua esperienza ha avuto in seguito molta rilevanza nelle sue opere. Lo scrittore è legato però in modo viscerale anche alla Grecia, in particolare all’isola di Coo (Kos), della quale era originaria sua moglie Anna. Da nord a sud, quindi, la sua biografia abbraccia l’intero territorio balcanico. Rifacendosi al titolo dell’opera, presentata dinanzi al pubblico fiumano, tra cui il poeta e scrittore Giacomo Scotti e il violista connazionale Francesco Squarcia, il direttore del Museo civico ha spiegato la problematica del confine tra Italia ed ex Jugoslavia. “A mio avviso il ponte di Sušak divide i Balcani dal resto dell’Europa. Secondo altri, i Balcani includono anche Trieste. I Balcani restano comunque un qualcosa di esotico”.

La letteratura balcanica

L’opera, pubblicata quest’anno per i tipi della casa editrice Novecento di Roma, si presenta sottoforma di raccolta di articoli, saggi brevi, interviste e schede editoriali, dedicata alla letteratura e alla cultura del sud-est europeo. “Il libro è frutto di un lungo lavoro di studio di quest’area geografica, ma anche di letture – ha specificato Laura Marchig illustrando il contenuto dell’opera – dato che Diego conosce bene tutta la letteratura che va dalla Slovenia all’Anatolia. Egli ci ha regalato romanzi straordinari. Nelle sue opere non mancano riflessioni su questioni della Serbia e della Bosnia”.

Un libro di Mario Schiavato

Zandel è infatti un assiduo lettore di letteratura balcanica sin dalle sue estati giovanili trascorse presso i parenti a Fiume. La consapevolezza di appartenere alla stessa famiglia deriva anche dal rivedere, nella lettura di questa raccolta, molti amici – nonché letture – in comune. Per citarne soltanto alcuni, Slavenka Drakulić, Vedrana Rudan, Daša Drndić, Laura Marchig, Nedjeljko Fabrio e Rade Šerbedžija, sono tutti inseriti nell’opera di Zandel. L’autore ha voluto includere, pertanto, in questa sua panoramica letteraria, anche una vasta gamma di scrittori sloveni, romeni, ungheresi e turchi, elaborando questa sua selezione nei saggi introduttivi che trattano di Balcani e di Europa dell’Est, Balcani e fascismo italiano, Balcani e traffico d’armi, parlando di romanzi sulla guerra nell’ex Jugoslavia, non tralasciando nemmeno gli aspetti politici come la guerra in Bosnia e un “flash” sulla situazione kosovara. In qualità di curatore della collana di letteratura “Edeia” dell’Oltre Edizioni, Zandel ha sempre cercato di pubblicare opere di scrittori minoritari della zona istro-quarnerina. “Ora spero di poter pubblicare Mario Schiavato”, ha auspicato lo scrittore. Il libro di Zandel è una sorta di quaderno di appunti in cui invita i lettori a innumerevoli passeggiate letterarie, fornendoci la mappa dei sentieri possibili, senza però vincolarci a un percorso prestabilito. Non è nel suo stile, non è nel suo essere curioso e gentile viaggiatore. Lo chiarisce del resto lo stesso autore, fin dall’inizio: questo libro non vuole essere un insieme di tutta la letteratura dei Balcani, bensì piuttosto una serie di incursioni personali nella stessa.

Alla scoperta di un territorio unico

I Balcani si estendono tra l’Adriatico e il Mar Nero e nei loro confronti si nutre una sorta di pregiudizio che la sua sia gente selvaggia, pericolosa. Le guerre nell’ex Jugoslavia degli anni Novanta, l’eco delle atrocità commesse, l’odio tra i suoi popoli e il loro uso di armi gli uni contro gli altri, le cronache sulla ferocia (l’assedio di Sarajevo, il genocidio di Srebrenica, la lunga battaglia di Vukovar, i tanti crimini di guerra) sembravano confermarlo. E, precedentemente, la presenza di certe dittature particolarmente rigide e chiuse come quella di Enver Hoxha in Albania o di Nicolae Ceausescu in Romania con il lascito, alla loro caduta, di migranti che, arrivati in Occidente, sono stati identificati nello stereotipo di delinquenti, ha finito col dare dei Balcani, di quei Paesi e di quelle genti, un’immagine non proprio rassicurante. Sappiamo, però, che la realtà ha molte sfaccettature e che quella che più emerge non dev’essere per forza l’unica. L’opera di Zandel ci permette di conoscere tale letteratura e tale cultura.
“Balcanica. Viaggio nel Sud-Est europeo attraverso la letteratura contemporanea” è un libro aperto, che non finisce perché il suo autore, Diego Zandel, si è ritrovato in questa “selva oscura” dei Balcani, un territorio che egli con questo suo libro tenta di farci conoscere meglio.
Laura Marchig ha voluto dedicare la serata alla memoria di Daša Drndić, grande scrittrice scomparsa pochi giorni fa.

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