Giuseppe Tartini, il «Maestro delle Nazioni»

IRCI. La prof.ssa Margherita Canale ha tenuto una conferenza incentrata sulla vita e la produzione del violinista piranese ricordando la sua grandezza che sta nelle innovazioni tecniche della forma dell'arco

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Giuseppe Tartini, il «Maestro delle Nazioni»
La relatrice Margherita Canale. Foto: ROSSANA POLETTI

Margherita Canale è una grande conoscitrice della storia musicale delle nostre terre, dei personaggi illustri e compositori che hanno dato vita a un’intensa attività culturale nell’arco di questi ultimi secoli. Insegna storia della musica al Conservatorio “Tartini” di Trieste. Racconta con una qualità didattica, che favorisce l’ascolto, di questi uomini che viaggiavano dai loro luoghi natali verso mete in cui ebbero modo di farsi apprezzare e alcuni di questi divennero grandi e famosi, come è stato per Giuseppe Tartini. “Riscoprire Tartini (1692-1770), la vita e l’opera a 330 anni dalla nascita” è il titolo della conferenza che ha tenuto presso la sede dell’IRCI di Trieste, organizzata dal Circolo Amici del Dialetto Triestino, in collaborazione con l’Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata, illustrando con immagini e ascolti la figura del grande piranese.
“La biografia di Giuseppe Tartini – ha raccontato – è degna di un romanzo di avventura negli anni giovanili: nato a Pirano l’8 aprile del 1692, nel 1708 si recò a studiare giurisprudenza a Padova, dove pare si dedicasse più a duelli di spada che a studi di diritto. La famiglia avrebbe voluto avviarlo alla carriera ecclesiastica, ma egli sposò nel 1710 una giovane padovana di umile condizione. Dopo alcuni anni di impegni musicali a Venezia, dove incontrò anche il grande violinista virtuoso Francesco Maria Veracini e nei teatri d’opera di varie città italiane, fu assunto nel 1721 presso la famosa Cappella musicale della Basilica di Sant’Antonio a Padova come Primo violino e capo dei concerti. Si stabilì definitivamente a Padova, dove si dedicò anche all’insegnamento del violino e del contrappunto, fondando una scuola frequentata da studenti provenienti da tutta Europa, che gli valse il titolo di ‘Maestro delle Nazioni’”.
Margherita Canale ha voluto sottolineare quanto Tartini fosse una personalità poliedrica e in continua ricerca nel panorama del virtuosismo violinistico italiano del ‘700: violinista e compositore, didatta del violino, ma anche intellettuale. Oltre all’aspetto esecutivo e compositivo studiò la musica dal punto di vista filosofico e scientifico, pubblicando due trattati di armonia e cercando nel mondo culturale dell’epoca appoggi e riconoscimenti per il suo pensiero.
La sua vasta attività compositiva, un ampio numero di concerti per violino e orchestra, circa 160, che egli stesso eseguiva in qualità di solista nella Cappella padovana, di concerti per violoncello e per flauto, varie raccolte di sonate per violino e basso continuo, sonate da camera a tre e a quattro strumenti, brani di musica sacra, ebbe grande diffusione in tutta Europa grazie alla stampa da parte di editori francesi, olandesi e inglesi. “Tartini anticipa il romanticismo – ha raccontato la prof.ssa Canale – soprattutto negli adagi, grazie al contenuto sentimentale ed emotivo della composizione che guarda all’estetica naturalistica tardo settecentesca con una forte tensione espressiva. Il ‘Trillo del diavolo’, sonata in cui trionfa l’espressività dell’uso dei trilli e delle corde doppie, venne pubblicata appena nel 1798 dal Cartier nell’Art du Violon. In realtà già quasi trent’anni prima, il sogno che si riferisce alla genesi della sonata era stato riportato come racconto autobiografico dello stesso Tartini dall’astronomo De Lalande nelle sue memorie di viaggio, alimentando il mito diabolico attorno al virtuosismo funambolico del pezzo”.
La grandezza della figura di Tartini sta certamente nella sua produzione musicale, nell’originalità della costruzione della frase musicale pensata come un discorso e spesso modellata su testi poetici, nelle innovazioni tecniche della forma dell’arco, ma anche nella capillare influenza che il suo stile musicale ha avuto sulle generazioni successive e sulla nascita dello stile classico, a partire da Haydn e Mozart.

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