Giovane promessa della letteratura

Chiacchierata con Valentina Perić Turčinović, liceale della «Leonardo Da Vinci» di Buie, primo premio ai concorsi della Settimana della Lingua italiana e del Festival FLIT

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Giovane promessa della letteratura

“Una promessa della letteratura”. È stata così definita da molti professori Valentina Perić Turčinović, liceale della quarta classe della Scuola Media Superiore Italiana “Leonardo Da Vinci” di Buie, che in seguito ai primi premi conseguiti sia ai concorsi organizzati nell’ambito della Settimana della Lingua italiana nel mondo, che del Festival della letteratura italiana (FLIT), abbiamo incontrato per una chiacchierata.

 

Oramai è conosciuta la tua abilità non soltanto in campo creativo, ma pure letterario. Di recente hai conseguito un grande successo a tutti e tre i concorsi a cui hai partecipato, facendo onore alla tua scuola ma pure alla Città di Buie anche oltre i confini nazionali. A quali concorsi hai aderito e con quali lavori?

“Ho partecipato al concorso letterario ‘Dante. Dal Canto V a oggi’ organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria con un racconto intitolato ‘Il silenzio di Paolo’, aggiudicandomi il primo posto nella categoria delle medie superiori. Nel ritirare il premio a Zagabria, è stato per me un grande onore incontrare l’Ambasciatore Pierfrancesco Sacco e il direttore dell’Istituto, Gian Luca Borghese. Nello stesso periodo ho partecipato anche ad altri due concorsi letterari. Al primo, ‘Dante, l’italiano’ organizzato dal Consolato Generale d’Italia a Fiume, ho aderito con un saggio sull’importanza di Dante nella cultura italiana, che la commissione scolastica ha valutato essere il migliore della mia scuola. Per l’altro, ‘Passaparola’, organizzato dalla Biblioteca civica di Pola nell’ambito del FLIT, ho scritto una recensione del libro ‘Mille splendidi soli’, di Khaled Hosseini, per la quale ho ricevuto il primo premio. Purtroppo, non ho avuto la possibilità di partecipare di persona alle ultime due premiazioni, a causa di alcuni impegni scolastici, ma l’ho fatto in videoconferenza. Quest’anno, nel settecentenario della morte di Dante, al Sommo Poeta sono stati dedicati molti concorsi. Quando la mia professoressa d’italiano, Fiorella Biasiol, mi ha informata dei temi, ho subito pensato di partecipare. L’Inferno di Dante mi ha affascinato fin da quando alle elementari ne avevamo letto alcuni passi e mi ha entusiasmato ancora di più alle medie superiori, dove l’opera viene analizzata nel dettaglio”.

Di che cosa parla «Il silenzio di Paolo»?

“In questo tema narrativo mi sono immedesimata nel personaggio di Paolo, che mentre Francesca pronuncia i famosissimi versi a Dante, ripercorre nella propria mente alcune tappe del suo amore per Francesca e la sua tragica fine. Quando si parla di Paolo e Francesca, ho notato che generalmente si presta molta più attenzione a lei. Lui mi è sembrato un personaggio un po’ trascurato, forse anche dallo stesso Dante ed è per questo motivo che ho deciso di scrivere di ciò che, secondo me, accadeva dietro al sipario del suo silenzio e delle sue lacrime. Da qui anche la scelta del titolo. Ho voluto descrivere un amore tenero e innocente, che permane nonostante la condanna infernale”.

Frequenti l’ultimo anno del Liceo generale. Una volta terminata la SMSI di Buie, quali sono i tuoi progetti nell’ambito dello studio? Pensi di sviluppare ulteriormente questo tuo grande talento nella scrittura o i tuoi desideri ti porteranno per altre strade?

“Ci sono tante materie che m’interessano a livello scolastico, ma non so ancora quali di queste faranno parte del mio percorso universitario. Questo è per me l’ultimo anno alla SMSI ed è un periodo in cui ci sono tantissime cose alle quali pensare. Bisogna finire bene l’anno, sostenere la Maturità di Stato e scegliere il percorso futuro. In ogni caso, la cosa più logica per me è scegliere di frequentare un’Università italiana”.

Che cosa significa Buie per te?

“Buie è la città in cui sono cresciuta e credo che sia una città molto ‘comoda’ per viverci. Mi spiego meglio: qui ho frequentato l’asilo, l’elementare e ora frequento la media superiore e tutto ciò in lingua italiana. A Buie ci sono il medico, il Tribunale, la posta, la banca, alcuni supermercati e numerosi altri servizi. Per la mia generazione è anche interessante la presenza della scuola guida. In pratica, a Buie c’è di tutto. Se poi uno riesce a trovare lavoro e ha una casa in proprietà, allora questo è un buon posto in cui vivere. La vita qui è molto tranquilla e tutte le istituzioni sopraccitate sono facilmente raggiungibili a piedi. Certo, ciò che manca a Buie è un po’ quel fascino della vita notturna che è presente in alcune città vicine, ma non me ne lamento. Mi godo la tranquillità di questo luogo ricco di storia”.

Qualche sogno nel cassetto che attende di essere realizzato?

“Mi piacerebbe molto viaggiare, visitare luoghi nuovi e quelli già visti. Nella mia vita ho partecipato a molte gite scolastiche in posti bellissimi. Onestamente, penso di non essermi goduta appieno le visite ai numerosi musei e chiese, perché non ero abbastanza matura per comprenderne la bellezza. Vorrei tanto tornare in quei luoghi per vederli con occhi diversi: con occhi di chi sa qualcosa di storia dell’arte, di storia e di letteratura. Un luogo che mi piacerebbe visitare di nuovo è Firenze con i suoi Uffizi”.

Visti i successi conseguiti, quale messaggio invieresti ai ragazzi che fanno fatica a impegnarsi nel proprio percorso scolastico?

“In questi quattro anni di media superiore penso di essere maturata molto, ma se le nuove generazioni sono simili alla mia, immagino che sia difficile per loro accettare consigli, come lo era per me. Non ho trucchi segreti, ma posso dire qualche parola a coloro che desiderano ascoltare. La scuola è pesante per tutti; spesso bisogna studiare materie che non ci interessano e alle volte siamo semplicemente stanchi. Secondo me è fondamentale trovare qualcosa di interessante, anche solo una briciola, in tutta la mole di materiali da studiare e partire da lì. Se non c’è nulla di interessante, allora si può usare qualche stratagemma, ma l’unico modo per raggiungere il successo è il lavoro. Il primo passo verso il successo, che sia scolastico o nella vita in generale, è secondo me quello di fare un tentativo. Ciò che mi piace dello studio non è l’atto dello studiare, ma ciò che rimane dopo. Mi piace poter connettere le informazioni, poter dire qualche curiosità oppure qualche citazione che mi è rimasta impressa. Lo scopo dello studio non è necessariamente il voto, ma la crescita personale che ne consegue. Ogni informazione che riusciamo a trattenere è un tassello di un puzzle infinito, che ci rende persone più grandi. La vita è un accumulo di conoscenze che poi si possono applicare in tanti ambiti diversi e penso che questo sia molto bello. Già che ci sono, vorrei fare un appello anche ai genitori: interessatevi allo studio dei figli, siate pazienti con loro e, soprattutto, motivateli. Certo, i giovani devono imparare a essere indipendenti, ma ciò non vuol dire abbandonarli a sé stessi. Se la motivazione non nasce all’interno dell’individuo, allora bisogna cercarla all’esterno. È proprio qui che dovrebbe entrare in gioco il genitore, meglio se entrambi. Onestamente, non so dove sarei senza l’appoggio di mia madre, ma sicuramente non qui a rispondere a quest’intervista”.

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