«Deconfining». Vincono Dorotea Šušak e Iva Papić

Il progetto europeo mira alla raccolta di racconti brevi ispirati al tema delle migrazioni illegali

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«Deconfining». Vincono Dorotea Šušak e Iva Papić
Il TNC “Ivan de Zajc” di Fiume. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

“L’anatomia del punto/Non permettermi di sparire” (Anatomija točke/Ne dopusti mi da nestanem) di Dorotea Šušak e “Meistens Bettler, meistens Gesinde” di Iva Papić sono i due racconti scelti a conclusione del concorso tenutosi in seno al progetto “Deconfining arts culture and policies in Europe and Africa” del programma Creative Europe 2021-2027. Il progetto europeo mira alla raccolta di racconti brevi ispirati al tema delle migrazioni illegali.

Rivalutare l’identità
Il concorso per questo tipo di racconti è stato bandito dal TNC “Ivan de Zajc” di Fiume il 3 novembre dell’anno scorso e si è inserito nel progetto “Deconfining”. Qualche giorno fa la giuria composta da Nataša Govedić, Matija Ferlin e Goran Ferčec ha annunciato di aver letto, valutato e scelto i lavori migliori, giungendo a un verdetto unanime riguardo a quelli più riusciti in quanto a contenuto e stile. Nella motivazione del racconto di Dorotea Šušak, “L’anatomia del punto/Non permettermi di sparire”, la giuria spiega che “con precisione e brevità, ma anche con un forte impatto emotivo, questa storia introspettiva dipinge con successo un’immagine complessa della vita, invitando il lettore a rivalutare il concetto di identità. È possibile leggerla anche come un aiuto sottile al soggetto a riconoscersi e ritrovarsi nel caos dei tempi. In tre parti l’autrice osserva con attenzione la materialità del mondo attraverso il suo punto/contorno, la temporalità e la fisicità. Ogni motivo è potente, ma è anche un simbolo silenzioso del senso di non appartenenza, di disorientamento e di isolamento e dolore. Ogni frammento è arricchito da una proposta sonora che rende l’idea dell’ambiente, del tempo e del punto di vista. Il carattere meditativo del pezzo lo rende interessante per una trasposizione scenica, dando ulteriore spazio all’interpretazione e all’introspezione tipici delle arti sceniche”.

Un racconto a più voci
Per quanto riguarda, invece, la motivazione per il racconto “Meistens Bettler, meistens Gesinde” di Iva Papić, essa recita: “scrivendo un racconto nella tradizione della prosa realistica, in modo politicamente interessante e dalle visioni contrapposte dei migranti, nonché con un approccio soggettivo al tema, l’autrice propone un collage unico e complesso del difficile tema della mancanza di una casa e dell’apolidia, facendolo passare per diversi contesti e strati sia geografici, che generazionali. Con uno stile di scrittura abile e preciso, montando frammenti di prosa, l’autrice traccia un quadro della non appartenenza come continuità e dell’appartenenza come serie di nuovi inizi, del riconoscimento della propria storia in quella di un altro, di quello che conosciamo e di ciò che speriamo, del passato in quanto nota a piè di pagina del presente, delle vie alternative attraverso il mondo e della provenienza. Lo spazio del racconto è plurivocale e appartiene a chiunque voglia raccontare la propria esperienza. In questo modo si apre potenzialmente una serie di esperienze infinite, il tessuto narrativo identitario dell’eterogeneità di Shahrazad della ‘Mille e una notte’”.
Il progetto “Deconfining arts, culture and policies in Europe and Africa (Deconfining)” è cofinanziato dal fondo Creative Europe. Nel progetto partecipano 12 partner di 11 Paesi, con l’obiettivo di creare una nuova rete tra l’Europa e l’Africa, alla base della quale ci sarà la collaborazione tra gli artisti e le città.
Durante la realizzazione del progetto verranno messi in discussione i rapporti e le possibilità di collaborazione, progresso e scambio culturale tra i Paesi dell’Unione europea e l’Africa, per creare nuove narrazioni per un futuro più inclusivo.

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