Un diritto troppo spesso trascurato

Del voto di domenica scorsa rimarrà maggiormente impressa la bassissima affluenza degli elettori

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Un diritto troppo spesso trascurato

Il diritto al voto è ciò che assicura a un individuo la possibilità di manifestare la propria volontà politica, ed è uno degli strumenti fondamentali che l’uomo può usare per “dire la propria” ed eventualmente per contribuire a cambiare le cose in un dato contesto. Nonostante ciò, storia recente, se contestualizzata al nostro piccolo, ci dimostra e insegna che sono sempre meno numerose le persone che decidono di ricorrere a questo diritto costituzionale, oltre che al proprio senso civico, nel momento in cui vengono indette le elezioni, a questo o a quel livello esse si svolgano. L’ultima dimostrazione eclatante relativa al fatto che gli aventi diritto al voto scelgono di rimanere a casa anziché recarsi alle urne e battersi con il proprio voto per i propri orientamenti e diritti, è data dalle recenti elezioni suppletive per l’assegnazione del seggio specifico per i consiglieri delle minoranze nazionali nelle Assemblee e nei Consigli delle unità d’autogoverno a livello regionale e locale, indette per la prima volta dal governo croato. Concentrandoci soltanto sulla Regione litoraneo-montana, nella cui Assemblea è entrato a far parte a pieno diritto, come 44º consigliere, anche Ivo Vidotto, in qualità di rappresentante della Comunità Nazionale Italiana – il candidato indipendente appoggiato dalla coalizione SDP-PGS-DDI-HSU-HSS si è imposto sugli altri due candidati, Laura Marchig della coalizione Lista per Fiume-Iniziativa del Quarnero e l’indipendente Sandro Vrancich – l’adesione degli elettori è stata più che deludente. Vista l’importanza del voto in una Regione in cui l’autoctonia della CNI andrebbe riconosciuta meglio e a respiri più ampi, uno scarsissimo 15,27 p.c. di affluenza alle urne – nei 50 punti elettorali messi a disposizione nella Regione litoraneo-montana sono accorsi 474 dei complessivi 3.105 aventi diritto al voto – non può di certo ritenersi soddisfacente e tantomeno promettente per il futuro della CNI. Un dato preoccupante, che solleva molti quesiti e che dovrà divenire oggetto di riflessione, in virtù della necessità di tutelare maggiormente la nostra identità in queste terre. Anche se è scontato dirlo, non nuoce ribadire che siamo noi, e nessun altro, gli unici fautori del nostro essere appartenenti alla CNI, e come tali dovremmo dimostrarlo meglio e in maniera più concreta. Anche soltanto con un semplice voto.

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