L’amore incondizionato per il bene del prossimo

Celebrata la ricorrenza di San Giuseppe, protettore della Caritas con una funzione religiosa e la consegna degli attestati di ringraziamento ai volontari e alle istituzioni che sostengono l'operato dell'organizzazione umanitaria

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L’amore incondizionato per il bene del prossimo
I volontari e i rappresentanti degli enti con i loro attestati. Foto: Roni Brmalj

Ieri, giornata di San Giuseppe, protettore di carpentieri, economi, falegnami, lavoratori, moribondi, padri, legali, nonché patrono dell’Arcivescovado e protettore della Caritas di Fiume, è stata celebrata la ricorrenza con una funzione religiosa e la cerimonia di consegna degli attestati di ringraziamento ai volontari più attivi e alle istituzione che sostengono l’organizzazione umanitaria. L’evento si è svolto tradizionalmente nella chiesa di San Giovanni Battista a Valscurigne, nelle cui vicinanze si trova la sede della Caritas.

Marijana Medanić, direttrice della Caritas, ha reso noto che l’anno scorso sono stati 120 i volontari che hanno operato attivamente regalando oltre 8mila ore di lavoro la maggior parte spese nel punto di transito, in cui hanno offerto supporto materiale a oltre 23mila persone.
A celebrare la messa è stato l’arcivescovo di Fiume, monsignor Mate Uzinić, il quale ha voluto augurare personalmente la festività e ringraziare i volontari e le istituzioni che hanno operato per il bene del prossimo. “La Caritas non è solo un’istituzione, ma è rappresentata dalle centinaia di volontari che regalano sé stessi per il bene dei bisognosi. Così è stato anche negli ultimi tempi, con l’accoglienza offerta ai profughi dall’Ucraina, con la crisi dei migranti, con la raccolta e la distribuzione di beni di largo consumo alle popolazioni colpite dalle guerre, dalle calamità naturali e per offrire una mano amica a chi ne ha bisogno” ha detto mons. Uzinić.

Segno di carità e dialogo ecumenico
L’omelia, invece, è stata rivolta ai presenti dal vescovo greco-cattolico Milan Stipić, dell’Eparchia greco-cattolica di Križevci, in cui ha specificato che la parola “Caritas” significa “Amore” poiché chi si occupa dei bisognosi dona affetto al prossimo. “La mia parrocchia ha un rispetto profondo per tutta l’Arcidiocesi di Fiume, che è stata sempre un valido e caloroso collaboratore, mettendoci anche a disposizione la Chiesa dei Santi Sebastiano e Fabiano per le nostre funzioni religiose, come lo fa la chiesa macedone ortodossa. Un vero segno di carità e di un dialogo ecumenico. Siamo stati collaboratori molto stretti durante l’arrivo dei primi profughi ucraini e abbiamo messo tutto il nostro sapere al servizio dell’arcidiocesi fiumana in quanto nella nostra area opera una piccola minoranza ucraina. Ringrazio di cuore tutta la Caritas, i volontari e tutti coloro che operano nel campo del sociale”.
Al termine della funzione religiosa, l’arcivescovo Uzinić ha consegnato gli attestati di ringraziamento ai singoli che hanno operato in seno alla Caritas, ovvero a Ksenija Marohnić di Hreljin, ai coniugi Capić di Crikvenica, a Slavica Kvaternik e Josip Kvas di Delnice, Kata Tomaš di Srdoči, Marija Peršić di Abbazia, Nela Puljić di Tersatto, Stanko Tonković di Torretta, Lucija Šikić di Valscurigne, ai borsisti-volontari Mateo Denjagić e Domanik Volarić e alla famiglia Gec. Attestati sono andati pure alle istituzioni, enti e associazioni che hanno offerto il loro supporto nell’allestimento e nell’operato del punto di transito per i migranti, precisamente la Città di Fiume, l’associazione “Per un mondo migliore”, l’Eparchia greco-cattolica di Križevci e le volontarie ucraine Roksolana Kerychynska (Keričinska) e Tais Primak.

Monsignor Mate Uzinić e il vescovo Milan Stipić.
Foto: Roni Brmalj

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