UI e Comunità degli Italiani (non) cercano casa

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UI e Comunità degli Italiani (non) cercano casa
Palazzo Modello. Foto: Željko Jerneić

Da decenni l’Unione Italiana e la Comunità degli Italiani di Fiume hanno la loro sede in uno degli edifici più iconici del capoluogo quarnerino. Ci riferiamo a Palazzo Modello (costruito nel 1882 in risposta all’omonimo palazzo eretto in piazza Unità a Trieste pochi anni prima, testimonia lo spirito di competizione esistente all’epoca tra le due città); progettato dagli architetti viennesi Ferdinand Fellner e Hermann Helmer (gli stessi dei Teatri nazionali “Ivan de Zajc” di Fiume, di Zagabria, di Sofia, di Bratislava, di Odessa, di Timișoara…), che trassero ispirazione dai tetti francesi a mansarda e combinarono stilisticamente Rinascimento e Barocco del Louvre parigino. Originariamente, l’edificio ospitava la Cassa di risparmio e il Casinò patriottico, o più precisamente l’Associazione per l’amicizia magiaro-fiumana. Gli architetti cercarono di creare un edificio dalle facciate sfarzose, specialmente quella orientata verso il teatro e i padiglioni del mercato. Le sculture della facciata sono opera dell’artista fiumano Ignazio (Vatroslav) Donegani (talvolta Doneghani) – lavorò anche alla Concattedrale di Đakovo –, mentre le ricche decorazioni in ferro battuto sono di Matija Dumčić.

Uno stabile estremamente elegante, dunque, ma che non sembra più adatto alle esigenze né dell’UI né della CI. La maggior parte degli spazi utilizzati dall’UI e dalla Comunità non sono di proprietà della Comunità Nazionale Italiana, bensì ottenuti in affitto dalla Città di Fiume. Il rischio che in futuro a qualche bando connesso alla locazione di questi ambienti si presenti qualcuno in grado di offrire condizioni più vantaggiose al locatore non può essere esclusa. Una situazione, questa, che ha spinto a ragionare sulla possibilità di trovare una sede alternativa sia per l’UI che per la CI.

L’anno scorso, in occasione di una seduta dell’Assemblea dell’UI svoltasi a Torre, si è parlato della possibilità di rilevare gli ex grandi magazzini della Varteks in piazza Giovanni Kobler per trasformarli nel quartier generale dell’associazione apicale della CNI. In altri contesti c’è stato chi ha invitato a considerare la possibilità di rilevare il complesso della PBZ (un istituto di credito zagabrese del Gruppo Intesa Sanpaolo) in Cittavecchia, l’ex sede della Transadria in riva Boduli, Teatro Fenice o l’ex Hotel Italia (Villa Gorovo, meglio nota oggi come Palazzo dell’Operetta) ad Abbazia.

Villa Gorovo, già Hotel Italia ad Abbazia negli ultimi anni è nota come Palazzo dell'Operetta / Foto Goran Žiković
Villa Gorovo, già Hotel Italia ad Abbazia negli ultimi anni è nota come Palazzo dell’Operetta / Foto Goran Žiković
Il complesso della PBZ (istituto di credito zagabrese del Gruppo Intesa Sanpaolo) in Cittavecchia a Fiume / Foto Goran Žiković
Il complesso della PBZ (istituto di credito zagabrese del Gruppo Intesa Sanpaolo) in Cittavecchia a Fiume / Foto Goran Žiković
Transadria
L’ex sede della società di spedizioni Transadria si affaccia su Riva Boduli e il Porto di Fiume / Foto Goran Žiković
Il Teatro Fenice
Il Teatro Fenice di Fiume / Foto Goran Žiković

“Non si tratta di un tema nuovo. In passato e stiamo parlando di decenni fa, all’Unione e alla Comunità era stata offerta la possibilità di trasferirsi in una sede alternativa”, ha constatato Marin Corva, presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana. “All’epoca – ha proseguito – ero ancora alunno della SMSI di Fiume o forse addirittura della Gelsi, ma mi pare d’aver capito che in gioco ci fosse un edificio in Cittavecchia, uno stabile che bisognava ristrutturare. L’UI e la Comunità scelsero di non uscire da Palazzo Modello”. “Io stesso ero affascinato dalla possibilità di traslocare al Teatro Fenice. È vero che si tratta di uno stabile che ora versa in pessime condizioni, ma è altrettanto vero che si tratta di un edificio molto legato alla presenza italiana a Fiume e che tra l’altro sorge a fianco del Liceo. Ha un teatro magnifico e dispone di uffici. Il piano terra può essere trasformato in bar…”, ha fatto presente Corva. “Tuttavia – ha proseguito –, ho fatto diversi sondaggi per quanto riguarda l’eventuale uscita da questo edificio. Tutti gli interlocutori mi hanno sconsigliato, sostenendo che sarebbe un’oscenità lasciare Palazzo Modello e di conseguenza è una strada che non sto percorrendo”. “Mettiamola così. Vediamo di affrontare i problemi di Palazzo Modello piuttosto che valutare un’altra sede. Abbiamo bisogno di garanzie per gli spazi usati dall’UI e dalla CI. Ci sarebbe molto utile un ascensore. Un tema questo che ho affrontato con la Città e che intendo affrontare anche con la sovrintendenza ai beni culturali (Palazzo Modello è un edificio storico e in quanto tale soggetto a numerosi vincoli)”, ha detto Corva. “D’altra parte – ancora Corva – nell’ambito dei contatti che abbiamo con la Città ho avviato un altro tipo di discorso. Vorrei rilevare alcune parti del palazzo. Lo vorrei fare essenzialmente per due motivi. Innanzitutto per garantire la nostra presenza qui, evitando, ad esempio, che qualcuno interessato agli spazi al secondo piano (quello dove si trovano il Salone delle feste, la sala mostre, il bar, la biblioteca, la segreteria e la presidenza della CI per intenderci, nda) se li aggiudichi vincendo il bando pubblico, togliendoli alla Comunità”.

“Purtroppo, rispetto a quando l’UI aveva i mezzi e l’intenzione di acquistare gli spazi che la Biblioteca civica ha da poco sgomberato al piano terra di Palazzo Modello la legge è cambiata e dalla Città mi dicono che non possono vendere gli spazi in questione. Saranno dati in locazione. Da fonti ufficiose però mi risulta che ci saranno parecchi interessati e che il prezzo dell’affitto sarà altissimo”, ha notato Corva. “Questo non significa che non si stia valutando la possibilità. Si tratta pur sempre di spazi che potrebbero trasformarsi in una fonte d’introito per l’UI”, ha affermato Corva, invitando a riflettere ad esempio su quanti siano a Fiume i ristoranti italiani. “Quanti di questi – ancora Corva – fanno veramente cucina italiana o quanti sono, invece, quelli che per certi versi sfruttano una sorta di ‘italian sounding’ per promuovere un business?”, si è chiesto Corva, aggiungendo che oltre agli ex spazi della Biblioteca civica che utilizzava il piano terra di Palazzo Modello bisogna ragionare anche sugli uffici lasciati sgomberi da quest’ultima al primo piano dello stabile.

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