Spazio ai dialetti istriani sia italiani che croati

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Spazio ai dialetti istriani sia italiani che croati
Foto Željko Jerneić

La Dieta democratica istriana ha accolto con favore il fatto che il proponente della legge sulla lingua croata, che sarà discussa oggi in Parlamento, abbia accettato la proposta del Consiglio dei giovani della DDI di includere i dialetti nella normativa. Il presidente della Dieta democratica istriana, Dalibor Paus, ha rilevato nel contempo che purtroppo nel progetto di legge non vi è alcuna comprensione per il dialetto che “è la prima lingua che ogni concittadino incontra ed è molto importante nello sviluppo del bambino, nel connetterlo con lo spazio in cui vive e nella costruzione della sua identità”.

Nessuna minaccia per la lingua

Paus ha valutato che la lingua croata “certamente non è minacciata dai dialetti”, ma il dialetto in un certo senso oltre alle stesse minacce che deve fronteggiare la lingua croata standard è anche minacciato dallo standard stesso”. Per questo motivo la nuova legge dovrebbe tener conto della necessità di dare più spazio ai dialetti”, ha osservato il leader della DDI Dalibor Paus ed ha aggiunto che spera che attraverso il Consiglio per la lingua croata che verrà stabilito dalla normativa e il Piano politico nazionale della lingua croata, sia data la priorità ai dialetti e venga valorizzato il loro ruolo.

A rischio le parlate regionali

Il leader della DDI ha sottolineato che i dialetti sono la ricchezza della lingua croata e che se si vuole preservare la lingua croata standard, bisogna preservare anche il dialetto, perché “i dialetti sono molto più a rischio della lingua standard”. Il presidente del Consiglio dei giovani, Bruno Jurada, ha valutato che i dialetti costituiscono una parte sostanziale di ogni lingua, una sorta di ricchezza che non può in alcun modo minacciare la lingua standard, ma al contrario la arricchisce moltissimo. Nella Regione istriana “da sempre proteggiamo e preserviamo la nostra cultura, la multiculturalità, le tradizioni e i dialetti attraverso l’insegnamento della madrelingua e numerosi altri progetti. Ci auguriamo che la nuova legge vada in questa direzione e che in futuro tutti i nostri dialetti possano essere parlati e preservati per le generazioni future”, ha concluso Bruno Jurada.

Salvi i diritti delle etnie

Per quanto concerne le etnie, ricordiamo che il premier Andrej Plenković, ha assicurato che la nuova normativa “non limita l’applicazione della Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali, né quella della Legge sull’uso delle lingue delle Comunità nazionali”.
In ogni caso, a scanso di equivoci, per evitare sorprese spiacevoli in futuro, il vicepresidente del Sabor e deputato della Comunità Nazionale Italiana, On. Furio Radin, ha presentato delle proposte migliorative al testo del disegno di legge che il ministro della Scienza e dell’Istruzione Radovan Fuchs si è dimostrato disponibile a recepire. In particolare è importante che vengano recepito o toponimi bilingui, come previsto dalla Legge sull’assetto delle Regioni, delle Città e dei Comuni.
Ricordiamo che già durante il dibattito pubblico della Legge sulla lingua croata, il presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul aveva presentato una serie di emendamenti tesi a tutelare con chiarezza la posizione delle lingue minoritarie. Per quanto concerne la cura dei dialetti, che sta molto a cuore anche ai regionalisti istriani, l’UI chiede che con la normativa ora in cantiere venga “promosso l’uso di tutti gli idiomi e dialetti delle lingue minoritarie nelle aree in cui è in vigore l’uso ufficiale paritetico della lingua e della scrittura delle minoranze nazionali”.

I toponimi patrimonio comune

Negli emendament si sottolinea altresì l’esigenza di ribadire che “i toponimi croati (nomi di luoghi e località geografiche), rispettivamente i toponimi nelle lingue e nella scrittura delle minoranze nazionali, sono parte del patrimonio linguistico croato, rispettivamente sono parte integrante del patrimonio culturale delle minoranze nazionali e sono protetti nella loro forma in tutti i contesti dell’utilizzo ufficiale e pubblico”.

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