Il futuro Museo civico di Fiume sta prendendo forma

Abbiamo visitato il Palazzo della Direzione dell'ex Zuccherificio nel complesso Benčić, nel quale fervono i lavori di restauro e risanamento statico

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Il futuro Museo civico di Fiume sta prendendo forma

A circa un anno dall’inizio dei lavori di restauro e risanamento statico nel Palazzo della Direzione dell’ex Zuccherificio nel complesso Benčić, stanno prendendo forma gli spazi nei quali l’anno prossimo si insedieranno il personale e il fondo del Museo civico. Il complesso e delicato lavoro di consolidamento statico dell’edificio è portato avanti, come noto, dall’impresa slovena VG5, mentre i lavori procedono spediti, secondo le dinamiche previste. In un giro d’ispezione del maestoso Palazzo assieme al direttore del Museo civico, Ervin Dubrović, apprendiamo dal capo del cantiere edile e dipendente della VG5, Vladimir Mihalec, ciò che finora è stato fatto all’interno e sul manto esterno della struttura, nonché gli interventi ancora da realizzare per riportare all’antico splendore questo prezioso esempio di classicismo barocco, risalente al 1782.

Incorporate 200 tonnellate d’acciaio

Entriamo nell’edificio dal retro, dove veniamo “accolti” dall’insistente rumore del compressore – segno che si sta lavorando a tutto spiano –, mentre dalle porte e finestre del pianterreno escono nubi di polvere. Decine di operai si danno da fare in ogni angolo del Palazzo e tutto fila liscio sotto l’occhio vigile del capo del cantiere, che si dimostra un professionista cui sta a cuore mantenere al massimo la struttura originale dell’edificio, del quale conosce ogni dettaglio, e al contempo tenere conto delle moderne norme di sicurezza. Muniti degli obbligatori elmetti e facendo attenzione a non inciampare sul pavimento ancora non livellato del pianterreno, notiamo le pareti risanate e ricoperte da uno strato d’intonaco. Mihalec ci spiega che ai soffitti è stata rivolta particolare attenzione, in quanto sono state realizzate le repliche delle volte a vela. Una volta completati i lavori, nell’angolo nord-ovest del pianterreno si troverà la sala macchine.
“Nell’intervento di risanamento statico verranno utilizzate ben 200 tonnellate d’acciaio – spiega Mihalec –. Finora abbiamo incorporato nei soffitti e in altri punti del palazzo 180 tonnellate di travi d’acciaio, per cui ne rimangono ancora 20. In tutto l’edificio, ovvero in tutti i punti in cui troviamo una struttura in legno, è stato installato un sistema di protezione antincendio. Vorrei anche puntualizzare che nell’intervento non facciamo uso del cemento, bensì della calce, in quanto questo è il materiale originale utilizzato nella costruzione dello stabile. Inoltre, la facciata principale che si affaccia su via Krešimir e le due laterali dell’edificio sono state rivestite da uno strato finale di intonaco, mentre ora attendiamo che la direttrice dell’Istituto di conservazione dei Beni storico-culturali di Fiume, Biserka Dumbović-Bilušić, scelga tra tre varianti di vernice la tonalità di rosa che corrisponde a quella originale. Infatti, durante i sondaggi stratigrafici della facciata, è stato scoperto che lo strato più antico di vernice che ricopriva il Palazzo nel XVIII secolo era proprio una tonalità di rosa. È evidente, inoltre, che sulla facciata principale, ovvero sugli stipiti dei portali d’ingresso, manca uno dei tre mascheroni con i pani di zucchero tra i capelli. Ciò vuol dire che il terzo mascherone dovrà essere ricostruito”, precisa il direttore del cantiere, aggiungendo che l’edificio si estende su 6.900 metri quadrati, mentre lo spazio utile comprende 4.900 metri quadrati. Il che significa che soltanto le pareti occupano ben 2mila metri quadrati di spazio.

Serviranno sempre spazi aggiuntivi

Proseguiamo verso il futuro atrio d’ingresso del Palazzo, nel quale si troveranno la reception e il guardaroba, e saliamo verso il primo piano. Uno degli elementi più monumentali dell’edificio è senza dubbio la scalinata che si snoda fino all’ultimo piano, sorretta da possenti colonne con capitelli ionici e corinzi dorati. Il bel pavimento originale in terrazzo, ora ricoperto da uno spesso strato di polvere e detriti in seguito agli interventi in corso, una volta completati i lavori grezzi, verrà riparato e lucidato. Al secondo piano, invece, si procederà con la messa in posa di un nuovo pavimento in terrazzo.
Stando al direttore del Museo civico, Ervin Dubrović, il Palazzo della Direzione, anche se di grandi dimensioni, non dispone di spazio sufficiente per accogliere tutto il fondo museale dell’ente, per cui una parte continuerà a essere custodita nell’attuale sede del Museo. “Questo maestoso edificio non risolverà tutti i nostri problemi di spazio – spiega Dubrović –. Tra qualche anno gestiremo anche la nave Galeb e dobbiamo tenere conto pure della nostra collezione di siluri, per cui avremo sempre bisogno di spazi aggiuntivi. Pertanto, il Museo svolgerà la sua attività sempre in diversi spazi, ma per noi questo Palazzo è senz’altro un’acquisizione di enorme valore e importanza”.

Interventi di restauro in contemporanea

Toni Šaina, a capo dell’équipe di restauratori di dipinti murali dell’Istituto nazionale di restauro (HRZ), spiega che questi professionisti sono divisi in due gruppi, ovvero coloro che si occupano del restauro degli stucchi e coloro che si dedicano ai dipinti murali.

Dipinti salvi per miracolo

“Il gruppo di restauratori che si occupa degli stucchi è già entrato nella cosiddetta Sala dei Marmi (chiamata così perché le sue pareti sono decorate da imitazioni delle venature del marmo, nda), dove si lavora alla pulitura delle decorazioni in gesso – precisa Šaina –. Vorrei ribadire che l’opera di restauro svolta diversi anni fa (e che il nostro quotidiano ha seguito attentamente, nda) non era stata completata, in quanto si era limitata alla pulitura e alla conservazione, nonché alla ricostruzione di segmenti in cui mancava l’intonaco. All’epoca non sono stati svolti ritocchi dei dipinti, in quanto si sapeva che per salvare il Palazzo si sarebbe dovuto procedere con il risanamento statico della struttura, cosa che si sta appunto facendo ora. Dal momento che i lavori di restauro e quelli edili si stanno svolgendo in contemporanea, è necessario coordinare bene tutti gli interventi. L’aspetto più importante del nostro lavoro è consolidare i dipinti murali sui soffitti. Infatti, durante l’ispezione abbiamo scoperto in diversi punti che lo strato di intonaco con i dipinti si manteneva al suo posto per miracolo, in quanto tutta la struttura portante in legno, che aveva il compito di sostenere l’intonaco, era completamente marcia”, rileva Šaina, aggiungendo che alcuni dipinti murali sono talmente danneggiati da rendere difficile la ricostruzione delle scene raffigurate, per cui i restauratori dovranno trovare un modo di restituirle al pubblico in maniera soddisfacente.

«Stanza di Fumi»

Una delle stanze al primo piano è denominata “Stanza di Fumi”, in quanto vanta una serie di dipinti murali del pittore Giovanni Fumi. “In questa stanza si troveranno dipinti risalenti al XIX secolo, ovvero all’epoca in cui operava questo pittore veneziano-fiumano – spiega Dubrović –. Vi saranno sistemati anche i busti di personaggi storici fiumani come Iginio Scarpa, Antonio Grossich, Lionello Lenaz e via dicendo”. Attualmente vi sono in corso i lavori di preparazione dei pavimenti, che verranno rivestiti in parquet.
Giungiamo quindi nella cosiddetta “Sala dei Marmi” al secondo piano, dove è in corso l’opera di pulitura delle superfici marmorizzate, ovvero si stanno rimuovendo gli strati recenti di intonaco e vernice dalle pareti e risanando le parti danneggiate, al che si procederà con i ritocchi delle superfici, come spiegatoci da Azra Grabčanović, dell’Istituto nazionale di restauro.

Lucernario sul tetto

Dal vano scala al secondo piano entriamo nell’ala orientale del Palazzo, il cui corridoio era originariamente illuminato da un lucernario sul tetto, il che vuol dire che dal secondo piano fino al tetto c’era uno spazio vuoto. “L’accademico Vladimir Marković, esperto di arte e architettura barocca, constatò anni fa, all’epoca in cui nell’edificio vennero svolti i lavori di ricerca e prima che iniziassero gli interventi di restauro, che tra il secondo piano e il tetto in questa parte del Palazzo originariamente non c’erano pavimenti – spiega Dubrović –. Successivamente, per vari motivi, quest’elemento architettonico venne abbandonato e al terzo piano venne costruito il pavimento. Si tratta di un elemento strano e particolare nel nostro contesto, ma è caratteristico per i Paesi settentrionali. È possibile che i proprietari della ditta produttrice di zucchero, originari di Anversa (Belgio), avessero espresso il desiderio di implementare quest’elemento nel Palazzo. Quest’edificio è una prova dello spirito europeo e internazionale che aveva quest’impresa”, rileva il direttore del Museo civico, al che Mihalec aggiunge che si sta nuovamente pensando a riportare questa parte del Palazzo al suo stato originale, ovvero a rimuovere il pavimento nel corridoio orientale al terzo piano e permettere alla luce naturale di inondare quest’ala dell’edificio. Una curiosità: all’epoca dei lavori di ricerca nel Palazzo vennero rinvenuti ben sette strati di vernice sulle pareti.

Il più grande edificio d’affari barocco

“Tengo a ribadire che questo Palazzo è per noi ciò che l’Arena rappresenta per Pola e il Palazzo di Diocleziano per Spalato – sottolinea Dubrović –. Si tratta del più grande edificio d’affari barocco della Monarchia asburgica, mentre la ‘Privilegiata compagnia di Trieste e Fiume’ era all’epoca una delle maggiori imprese: contava circa mille dipendenti. A Fiume lavoravano 300 persone, mentre le filiali a Vienna e in altre città contavano altri 700 dipendenti. Più della metà dello zucchero prodotto veniva spedita a Vienna, dove c’erano la corte e l’aristocrazia che consumavano grandi quantità di questo prodotto all’epoca considerato di lusso, mentre il resto veniva venduto nell’Europa dell’est e in Russia. A quei tempi si prediligeva il trasporto di merci via mare. Inoltre, all’epoca il mare arrivava a pochi metri dal Palazzo della Direzione, per cui anche questo era un fattore importante per gli affari dell’impresa.
Proseguiamo verso il terzo piano del Palazzo, dove saranno dislocati gli uffici del Museo civico, mentre attualmente si sta ancora lavorando al consolidamento dei pavimenti e dei soffitti in legno. Si cerca di utilizzare al massimo i materiali originali e di intervenire quanto meno nella struttura del palazzo.

Che cosa fare con il Teatrino

Mihalec ci fa sapere che il balcone sinuoso in pietra che decora la facciata principale del Palazzo si trova in buone condizioni, per cui bisognerà soltanto intervenire sulla ringhiera. La pietra con la quale sono incorniciate le finestre ha invece bisogno di risanamento, in quanto è molto porosa, il che richiederà due mesi di lavoro.
Non si sa ancora quali contenuti verranno sistemati nel piccolo edificio accanto al Palazzo, comunemente chiamato Teatrino, risalente all’inizio del XX secolo. “Stiamo valutando diverse opzioni – rileva Dubrović –. Abbiamo pensato a un ristorante, oppure a un’officina in cui un fabbro potrebbe dimostrare il processo di fusione del metallo, oppure creare degli stampi in cui produrre con lo zucchero gli originali pani di zucchero, che all’epoca venivano chiamati ‘campanoni’. Nel Museo tecnico di Vienna è custodito lo stampo originale a forma di cono utilizzato nel nostro Zuccherificio, risalente al 1820. Altrove, questi pani di zucchero venivano chiamati ‘teste’, ‘pagnotte’ o ‘cappelli’”.
“Per quanto riguarda l’opera di restauro del Palazzo, anche volendo conservare tutto in forma originale, ciò è praticamente impossibile – sottolinea infine Dubrović –. Infatti, non è possibile introdurre nell’edificio un moderno sistema di protezione antincendio, l’impianto elettrico e quello di riscaldamento e raffreddamento senza ricorrere a dei compromessi. Quest’edificio sarà un giorno aperto al pubblico, per cui deve assolutamente soddisfare tutte le norme di sicurezza previste dalla legge”.

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