Foiba Basovizza: «La storia ritrova la verità»

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Foiba Basovizza: «La storia ritrova la verità»

Si è tenuta stamane, mercoledì 10 febbraio, nel rispetto delle norme antiCovid, l’annuale cerimonia solenne del Giorno del Ricordo alla Foiba di Basovizza-Monumento Nazionale, sul Carso Triestino, promossa dal Comune di Trieste e dal Comitato per i Martiri delle Foibe, evento centrale di un ampio programma di manifestazioni e iniziative commemorative, culturali e di approfondimento storico, scrive il sito del Comune di Trieste. In precedenza, anche quest’anno, si è tenuta la collegata e più breve commemorazione alla Foiba di Monrupino.
La cerimonia a Basovizza è stata aperta, come di rito, dall’ingresso sulla spianata della Foiba del Gonfalone della Città di Trieste, decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare, e del Gonfalone della città di Muggia, decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare, unitamente ai Gonfaloni della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e del Comune di Duino Aurisina, nonché dei Medaglieri Nazionali: dell’Istituto del Nastro Azzurro, dell’Associazione Nazionale Alpini, dell’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria, e della Federazione Nazionale Arditi d’Italia. E’ stato effettuato l’Alzabandiera, a cura del Reggimento Piemonte Cavalleria e dell’Associazione Nazionale Alpini – Sezione di Trieste ” M.O.V.M. Guido Corsi”. Sono state deposte corone al Monumento ai Martiri delle Foibe da parte delle Istituzioni: dal presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, dal commissario del governo nella Regione Friuli Venezia Giulia e Prefetto di Trieste, Annunziato Vardè, dal sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza e dal presidente del Comitato per i Martiri delle Foibe e della Lega Nazionale, Paolo Sardos Albertini, nonchè da parte dei rappresentanti delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati.
Dopo la benedizione da parte dell’arcivescovo mons. Crepaldi, è stata poi data lettura della preghiera per gli infoibati, scritta dall’allora arcivescovo di Trieste e Capodistria mons. Antonio Santin.
Sono seguiti gli interventi del Presidente del Comitato per i Martiri delle Foibe e della Lega Nazionale Paolo Sardos Albertini, del Sindaco Roberto Dipiazza e del Presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga.

Le parole del sindaco Dipiazza

Il sindaco di Trieste, Robert Dipiazza, ha fatto riferimento ad una cerimonia che, nonostante le attuali limitazioni dovute alla pandemia, sempre più cresce d’importanza: “L’attenzione e la vicinanza a questa giornata aumentano di anno in anno, grazie all’impegno di molti nel voler far tornare la luce su questi tragici avvenimenti; la storia, finalmente, sta ritrovando quella parte della memoria che per molti, moltissimi, troppi anni era stata volutamente dimenticata, nascosta, stravolta, misconosciuta da stati, governi e politici . Qui – ha proseguito Dipiazza ricordando le vittime – sono state scritte pagine sanguinose della storia del ‘900, qui ogni pietra è bagnata dal sangue delle vittime e dalle lacrime dei sopravvissuti. Appena 18 anni fa, il 30 marzo del 2004, il parlamento italiano ha istituito il giorno del ricordo, con legge proposta dall’on. Roberto Menia, dedicato ai martiri delle foibe e alle vittime dell’esodo giuliano dalmata del nostro confine orientale. Tutti questi nostri connazionali sono stati vittime dei carnefici partigiani comunisti di Tito tra il settembre del 1943 ed il febbraio del 1947 e a guerra finita che hanno perpetrato violenze, torture, morte, gettando connazionali della Venezia Giulia e della Dalmazia in queste voragini per avere la sola colpa di essere italiani. In quegli anni, stati, governi, politici comunisti con la loro inerzia sono stati complici dei carnefici e la redistribuzione dei confini e’ stata la causa principale dell’esodo di oltre 350 mila italiani. Palmiro Togliatti in una lettera scrisse “quanta piu’ parte dell’Italia diventerà Jugoslavia, più parte dell’Italia sarà libera”. Non ricordare questi fatti vorrebbe dire tradire ancora gli esuli fiumani, istriani e dalmati che sono fuggiti per il terrore di morire nelle foibe, per il rifiuto del comunismo come ideologia totalitaria e per la paura del nazional comunismo di Tito, pronto a soffocare con la violenza ogni altra identità nazionale. Grazie a questa nostra tenace, costante volontà di far conoscere al mondo la verità, si stanno sempre più soffocando quei meschini e vigliacchi rigurgiti negazionisti, figli di una politica che nel cercare di rimuovere il ricordo di un crimine lo commette nuovamente”.

«Spero venga qui un rappresentante della Repubblica di Croazia»

“Il mio impegno – ha concluso Dipiazza – è quello di poter accompagnare qui al Sacrario di Basovizza, che nei miei precedenti mandati ha ritrovato il suo doveroso onore diventando monumento nazionale, un rappresentante della Repubblica di Croazia con cui abbiamo già avviato un fruttuoso dialogo. Il negazionismo è lo stadio supremo del genocidio e affinchè tutto ciò che è stato non venga più a ripetersi, conserviamo nel cuore una delle immagini più significative degli ultimi anni: le mani unite del nostro Presidente Mattarella e del Presidente della Slovenia Pahor che, riconoscendo e rispettando il dolore, hanno omaggiato insieme queste vittime con il capo chino e lo sguardo al futuro”.

L’intervento del governatore Fedriga

“Il giorno del ricordo è importante soprattutto perché parte dal sangue di questa terra, il cuore dell’Italia e dei drammi del 900. La presenza delle istituzioni che non semplicemente ricordano, ma rimarcano la verità è fondamentale”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione FVG, Massimiliano Fedriga, come riporta il sito triesteprima.it, in occasione della cerimonia per il giorno del Ricordo a Basovizza. “Quanto è avvenuto con il Presidente Pahor e il Presidente Mattarella ha una valenza europea e ne siamo orgogliosi – ha continuato il governatore –. Oggi siamo qua per ribadire la verità. Purtroppo ci sono studiosi o pseudo studiosi negazionisti, revisionisti e riduzionisti che non fanno un favore al ragionamento libero perché la libertà sta soltanto nella verità e quando si vogliono raccontare menzogne ai cittadini non vengono dati gli strumenti per conoscere la libertà, e quindi la verità”.

Foto: comune.trieste.it

Serracchiani: «Gli esuli sono la nostra storia»

“Ricordare le violenze, le sofferenze e l’indifferenza subite dagli esuli istriani, fiumani e dalmati significa confermare che sono parte indissolubile della nostra storia, che le loro ferite sono state inferte a tutto il popolo italiano”. È la riflessione della presidente del gruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani, formulata oggi alla Foibe di Basovizza, scrive  rainews.it. “La guerra fece tante vittime innocenti, ma qui su uno dei più tormentati confini d’Europa si è accumulato più odio di quanto sia sopportabile, contrapposizioni stratificate di rivendicazioni nazionali, ideologie e intolleranze. Non c’è e non ci deve essere oblio né superamento: le foibe sono state un orrore metodico, la paura è stata strumento di sgombero di città e villaggi”, conclude Serracchiani.

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