Croazia. Nella medicina di base regna l’insoddisfazione

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Croazia. Nella medicina di base regna l’insoddisfazione
Il ministro della Salute, Vili Beroš. Foto: Zeljko Hladika/PIXSELL

Medici di famiglia, ginecologi e pediatri inclusi nell’assistenza sanitaria primaria sono molto insoddisfatti delle loro condizioni di lavoro. Inoltre subiscono violenze verbali, si sentono fisicamente insicuri. Per giunta il numero dei medici è sempre più esiguo. Questo quanto emerso dal sondaggio effettuato dalla Camera croata dei medici i cui risultati sono stati presentati da Ivan Raguž, membro del Comitato esecutivo dell’HLK. L’inchiesta (la più ampia mai svolta in Croazia) è stata inviata all’attenzione di 2.514 dipendenti di cui 969 hanno deciso di parteciparvi rispondendo a oltre 100 domande riguardanti condizioni di lavoro, qualità di gestione, formazione professionale ed equilibrio tra vita e lavoro. Dai risultati ottenuti è emerso che ben otto medici su dieci inclusi nell’assistenza sanitaria primaria sono insoddisfatti della mole di lavoro amministrativo che devono gestire. È stato sottolineato come il medico di base abbia solo dieci minuti di tempo per visitare il paziente, il pediatra ne abbia nove e il ginecologo 15, insomma, troppo poco tempo per poter svolgere una visita medica di qualità. È emerso altresì che si denota la mancanza di 257 ambulatori di medicina generale e di 90 pediatrici. Molto grave la situazione per quanto riguarda i ginecologi alcuni dei quali si trovano con ben 9mila pazienti.
La vicepresidente dell’HLK, Vikica Krolo, si è soffermata invece sulle misure chiave da attuare per attrarre i giovani medici e includerli nell’assistenza sanitaria di base, tra cui spicca la libera scelta se lavorare in uno studio privato o in una Casa della salute. L’ente camerale ha chiesto anche che sia reso possibile il trasferimento di un ambulatorio privato ​​a un altro medico in quanto la prassi attuale prevede che lo studio privato venga rilevato dalla Casa della salute al momento del pensionamento del medico privato. I rappresentanti dell’HLK hanno ribadito altresì la richiesta che siano ridotti gli obblighi amministrativi.
Ma non è soltanto il mondo della medicina di base a essere in ebollizione. Anche negli altri settori della sanità l’insoddisfazione è palpabile. “I contratti degli specializzandi in medicina sono paragonabili a quelli degli schiavi”, ha ribadito l’Associazione dei datori di lavoro nel campo della sanità, che ha avuto ieri una riunione sul tema con il ministro, Vili Beroš. Durante l’incontro si è parlato pure dei problemi nell’attuazione della riforma della sanità e dello status dei medici. “Considerando la necessità di garantire una continuità in tutti i settori della sanità è necessario raggiungere un accordo. Questo significa niente più contratti da schiavitù, bensì dei contratti fra pari, che garantiscano la continuità della quale abbiamo bisogno”, ha dichiarato Goran Roić, presidente dell’associazione.
“Gli scioperi, per quanto legittimi, non sono il miglior modo per risolvere questi problemi. Abbiamo concluso che ogni Camera e ogni associazione ha i suoi interessi, perché non rappresenta tutta la sanità, ma un settore specifico. Pertanto è proprio nostro compito mettere tutti d’accordo”, ha affermato il ministro.

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