Corte costituzionale: «Milanović non può essere premier»

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Corte costituzionale: «Milanović non può essere premier»
Il presidente della Corte costituzionale, Miroslav Šeparović. Foto: Jurica Galoic/PIXSELL

Il presidente della Repubblica, Zoran Milanović non può ottenere l’incarico di formare il nuovo governo né tantomeno può diventare il futuro premier. Lo ha deciso la Corte costituzionale il cui presidente Miroslav Šeparović ha indetto una conferenza stampa dopo che i giudici della Corte si sono riuniti nel primo pomeriggio di oggi, venerdì 19 aprile, a Zagabria. Se si è arrivati ad una decisione del genere lo si deve al presidente della Repubblica che nonostante l’avvertimento della Corte costituzionale del 18 marzo scorso (i giudici in quell’occasione avevano deciso che non si sarebbe potuto candidate alle elezioni politiche né partecipare alla campagna elettorale quale candidato premier invitandolo a rispettare il dettato costituzionale sulla separazione dei poteri), ha preso parte alla campagna elettorale ribadendo varie volte di voler essere il futuro presidente dell’Esecutivo statale.

Šeparović ha affermato che la posizione costituzionale del presidente della Repubblica è incompatibile con la partecipazione alle elezioni per il Sabor. “La Corte costituzionale sottolinea che i procedimenti elettorali rappresentano sempre la prova più importante dell’impegno per un’autentica democrazia politica, che è radicata nella Costituzione – ha proseguito il presidente della Corte costituzionale –. Durante tutta la campagna elettorale Milanović ha agito contrariamente alla Costituzione e ha messo in discussione lo Stato di diritto e il sistema democratico pluripartitico quali valori più alti della Costituzione”. Šeparović ha fatto sapere inoltre che nove giudici della Corte costituzionale hanno votato a favore della decisione presa, tre sono stati contrari (Andrej Abramović, Lovorka Kušan e Goran Selanec) mentre una giudice, Ingrid Antičević Marinović, era assente.

La Corte costituzionale ha fatto presente però che, a prescindere dall’altolà al capo dello Stato, la legalità delle elezioni politiche non è stata messa in dubbio, per cui non vi è alcuna volontà di mettere in forse quella che è stata la volontà espressa dall’elettorato. In altri termini i giudici costituzionali hanno ribadito che il presidente della Repubblica avrebbe potuto legittimamente partecipare alla campagna elettorale soltanto se avesse rassegnato in precedenza le dimissioni da capo dello Stato. Ora è troppo tardi per rassegnare le dimissioni: anche se lo facesse non potrebbe essere il futuro premier vista la posizione assunta dalla Corte costituzionale. Di questo dunque, ha ammonito Miroslav Šeparović, dovranno tenere conto tutti coloro che sono impegnati nei negoziati per la costituzione del nuovo governo.

Immediate le reazioni delle forze politiche. Il leader del Partito contadino Krešo Beljak ha parlato di “colpo di Stato dei giudici”. Marija Selak Raspudić del Most si è chiesta se davvero la Corte sia un’istituzione indipendente o sia invece al servizio dell’HDZ. L’ex premier Jadranka Kosor ha definito terrificante la decisione dei giudici.

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