CNI. Servono idee innovative

Il commissario e il direttore generale dell’UPT, Francesca Adelaide Garufi e Fabrizio Somma, nella sede della SMSI di Fiume a colloquio con il preside Michele Scalembra e con la titolare del Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia, Corinna Gerbaz Giuliano

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CNI. Servono idee innovative

I rappresentanti dell’Università Popolare di Trieste, della Scuola media superiore italiana di Fiume e del Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Ateneo fiumano si sono incontrati ieri nel capoluogo quarnerino per discutere dei progetti che le varie parti stanno portando avanti e per programmare assieme le mosse per il futuro.
Il preside del Liceo, Michele Scalembra, ha fatto gli onori di casa ringraziando il direttore generale dell’Università Popolare di Trieste, Fabrizio Somma, e il commissario Francesca Adelaide Garufi, per averli inclusi nel programma di visite, spiegando come facciano sempre piacere incontri di questo tipo. “Vogliamo introdurvi in quelle che sono le nostre attività e parlare di certe specificità progettuali che stiamo sviluppando, in modo particolare del progetto messo a punto in collaborazione con il Dipartimento di Italianistica dell’Università degli Studi di Fiume, che è molto importante”, ha affermato Scalembra.
Proprio di questo progetto ha parlato la capodipartimento, Corinna Gerbaz Giuliano. “Si tratta di un progetto innovativo di notevole spessore, perché include vari livelli di istruzione presenti a Fiume. Riguarda l’inserimento del tirocinio didattico a partire dal primo anno di laurea triennale, il tutto facendo riferimento ai Fondi sociali europei, per ottenere i quali siamo già al secondo avallo. Vi sono inclusi ovviamente il nostro Liceo e altre realtà della Comunità Nazionale Italiana nonché il Teatro. La parte didattica più importante, però, la ricoprirà il Liceo, con tutti i nostri studenti che si iscriveranno a partire dal prossimo anno accademico che svolgeranno un determinato numero di ore di pratica professionale e saranno d’aiuto nelle attività didattiche e extradidattiche. È un progetto estremamente innovativo perché in Italia ci sono poche pratiche di questo genere e in Croazia per ora siamo i primi. Per realizzare questi obiettivi ci siamo rifatti a un modello preso dalla Finlandia, cercando di studiare il meglio che c’è”, ha affermato la capodipartimento.
Fabrizio Somma si è detto molto soddisfatto del progetto. “Ottimo per mantenere quella che è l’eccellenza di una scuola come il Liceo di Fiume e per intensificare le collaborazioni fra altre realtà d’eccellenza del territorio”, ha dichiarato il direttore. Con il commissario che si è detto ben lieto di aver potuto partecipare a questa visita, che l’ha portata a vedere un mondo che è molto importante per l’Università Popolare di Trieste.
I motivi dell’assenza
“È passato più di un anno dal commissariamento e io avevo ritenuto, credo a ragione, che il compito dell’Organo commissariale – non sono sola, bensì ci sono ben due vicecommissari – fosse di risistemazione delle pratiche sotto un profilo amministrativo e finanziario, per cui richiedesse soprattutto un tipo di attività interna all’Ente, senza quella visibilità esterna, quei rapporti frequenti che l’organismo nel pieno della sua normale attività ha e deve avere attraverso il management apicale”, ha spiegato Francesca Adelaide Garufi.
“Pertanto l’intero scorso anno è trascorso così, anche se il dottor Somma mi invitava a fare visita alle diverse realtà sul territorio. Ritenevo infatti che mantenere i rapporti con le Comunità in Slovenia e Croazia e altrove, e con le eccellenze di matrice italiana che ci sono su questi territori, potesse essere lo scopo di un presidente o di un Consiglio di amministrazione, nel pieno delle sue funzionalità, per 4 o 5 anni, e non toccasse invece a un commissario che deve soltanto mettere le cose a posto e poi riconsegnare la struttura agli organi ordinari. La mia ritrosia era determinata da questo concetto, anche perché all’inizio il commissariamento sarebbe dovuto durare sei mesi e poi si è protratto per l’intero anno 2019”, ha affermato il commissario.
Progetti a lungo termine
“Adesso io spero di completare il lavoro entro i prossimi due mesi, perché la struttura deve essere riconsegnata agli organi ordinari, che possono fare una programmazione di più lungo respiro per quanto concerne l’attività propria e anche nella direzione di indirizzare nel modo migliore i copiosi fondi che lo Stato italiano eroga per le progettualità che vengono fatte dalle Comunità. Una nuova leadership può riuscire a rendersi conto delle esigenze e di quello che anche in prospettiva, in modo più innovativo, è possibile realizzare. Non sempre i fondi vengono utilizzati per delle cose che hanno una proiezione futura, ma si tende invece a ripetere quello che funziona, perché è più comodo dire: ripetiamo quello, andava bene negli anni scorsi. Però il tempo passa e non ci si accorge che magari ci vuole una sterzata, un qualcosa che possa essere più innovativo”, ha affermato Francesca Adelaide Garufi.
Nuove idee
“Ora credo che, risistemate le cose, l’Università Popolare di Trieste potrà farsi organo propulsore e portavoce diretto anche di istanze nuove, progettualità diverse, qualcosa a cui l’Italia può contribuire, non soltanto attraverso i fondi, perché a volte non sono i finanziamenti che mancano, sono le idee. Vogliamo operare meglio; guai se non ci si adattasse alle nuove esigenze e alle nuove sfide che la modernità e i nuovi contesti esterni ci pongono. In questo l’UPT – che è stata in un lontano passato Ente propulsore di rinnovamento, di cultura e di formazione, ma pure, come diceva il vecchio Statuto del 1888-89, di elevazione culturale e morale della cittadinanza italiana – aveva ambiziosi obiettivi e man mano si è forse lentamente appiattita su altro. Ma questo altro è molto importate, perché – mentre le capacità culturali della città di Trieste si sono ampliate a dismisura, perché gli enti che fanno cultura sono ormai tanti – questo punto di snodo che a suo tempo era stato individuato per veicolare i fondi italiani che andavano alle Comunità è nel tempo rimasto centrale. Va rivalutato e apprezzato, in una funzione non soltanto come dire discendente, io ho i soldi e ti do i soldi, ma in funzione anche inversa. Deve esserci un interscambio: io ti do i soldi, ma recepisco pure le esigenze e vediamo che cosa si può fare di nuovo e di innovativo. Perché nella scarsezza che oggi contraddistingue le finanze pubbliche bisogna che le risorse fruttino il più possibile; è questo l’elemento importantissimo al quale bisogna fare riferimento. Quindi è necessaria la collaborazione con i centri di eccellenza come può essere questo fiore all’occhiello del Liceo italiano, perché siano quanto più attivi e propulsori di idee, anche nuove. Poi vanno bene le progettualità che si ripetono, che danno il segno della continuità, di una cosa che perdura nel tempo, però, vanno introdotti anche degli elementi innovativi che rinsaldino il concetto di italianità”, ha dichiarato il commissario.

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