Capodistria, crociata contro gli odonimi storici

Il servizio ispettivo del ministero della Cultura impone entro maggio la rimozione perché non bilingui

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Capodistria, crociata contro gli odonimi storici
Piazza del Duomo, già oggetto di attenzioni

Lasciare aperta una finestra di dialogo e non disperare che la vertenza possa essere ricomposta. È quanto emerso alla seduta congiunta della Commissione per la nazionalità italiana e quella per la toponomastica del Comune di Capodistria, riunite in Municipio per esaminare i problemi insorti con l’esposizione delle tabelle contenenti gli odonimi storici.

Dopo lunghi anni di studio e di preparazione, i nomi delle vie delle piazze anticamente in uso furono proposti alle autorità comunali e approvati nel 2018. Presentati su tabelle di color oro con gli emblemi municipali, nel rispetto tra l’altro delle indicazioni dell’Ente per la tutela del patrimonio culturale, erano intesi quale testimonianza e arricchimento della storia cittadina. La Commissione per la toponomastica, presieduta da Damian Fischer, aveva fatto affiggere una trentina di antichi odonimi risalenti al 19.esimo secolo e raccolti in una lista denominata “Martissa” entrata in vigore nel 1905, ossia nel periodo in cui il territorio faceva parte dell’Impero austro-ungarico. Le denominazioni riportate erano soltanto in italiano. La scelta fu dettata dalla volontà di evitare abbinamenti ideologici ai nomi di piazze e vie, portati dai decenni successivi. Nemmeno ciò, però, è bastato a evitare aspre polemiche.

Le Commissioni riunite in Municipio. Foto Gianni Katonar

Dopo che una delle prime tabelle esposte, ovvero piazza del Duomo posta sotto all’attuale denominazione piazza Tito, venne trafugata da ignoti, sembrava che il progetto col tempo stesse incontrando i favori in loco. L’iniziativa però si è complicata quando si è tentato di esporre un antico toponimo sul muro di cinta del Convento francescano di Sant’Anna, che si affaccia sull’attuale via Cankar. Il movimento religioso si è opposto e inoltre ha presentato un esposto all’Ispettorato del Ministero della Cultura, per il presunto mancato rispetto della lingua slovena, visto che i nomi erano presentati soltanto in italiano. Gli ispettori di Lubiana hanno confermato questa tesi, imponendo al Comune di rimuovere le tabelle entro il prossimo mese di maggio.

La municipalità ha espresso il proprio dissenso, ma se non si conformerà al decreto ministeriale va incontro a pesanti multe. Da qui la necessità di un’azione politica per ricomporre la vertenza. Il compito è stato assunto dalla Commissione per le nazionalità del Comune, presieduta da Alberto Scheriani, che ha voluto richiamare l’attenzione su questa inutile e strumentale polemica.

Una delle indicazioni in Calegaria. Foto Claudio Moscarda

Il dialogo con Lubiana va tenuto aperto. Da qui anche l’invito alla riunione al deputato della CNI al Parlamento sloveno, Felice Žiža, che si è assunto il compito di chiedere un incontro chiarificatore con il ministro della Cultura, Asta Vrečko, nel corso del quale presentare adeguatamente tutta la vicenda, illustrare motivi e procedure seguite per l’esposizione delle tabelle con gli odonimi storici. Impensabile una loro traduzione in sloveno, è stato detto più volte, come confermato anche dalla nota linguista e dialettologa, la docente universitaria Suzana Todorovič.

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